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Forse solo dopo la cattura di Totò Riina, a pochi mesi dalle stragi di Capaci e via D'Amelia, un arresto era stato accompagnato da tanto tripudio mediatico e ancora ancora... Per una volta il potere politico e il quarto potere concordano: l'evento è ' storico', la soddisfatta gioia incontenibile. I social rispondono all'appello, fanno volentieri da grancassa: per 48 ore non si è parlato d'altro che dell'arresto di Cesare Battisti, neanche implicasse il sorgere di una nuova alba per la Repubblica.
La messa in scena, con tanto di diretta tv all'arrivo dell'aereo col reprobo a Ciampino, è stata degna dell'occasione. Tiratori scelti sui tetti e gran dispiegamento di forze dell'ordine nel caso non si sa quale organizzazione micidialmente armata tentasse colpi di mano sventagliando mitragliate. Già disposto l'isolamento per sei mesi, misura di massima sicurezza che un tantinello stride trattandosi di un ricercato preso perché senza una peseta in tasca e senza più uno straccio d'amico si rifocillava nelle pizzerie economiche.
Per mantenere la promessa di far tirare le cuoia a Battisti in galera, il governo medita sulla possibilità di insistere per l' ' ergastolo ostativo', quello che almeno sulla carta non consentirebbe liberazione anticipata. Battisti sarebbe l'unico tra le centinaia di terroristi rossi e neri a cui è stata comminata la massima pena a godere di un simile trattamento di sfavore. Uno degli aspetti più impressionanti in questa festa della punizione esemplare è la sproporzione tra la rilevanza senza precedenti attribuita all'arresto e il ruolo limitato dell'arrestato negli anni che per convenzione si definiscono ' di piombo'. Cesare Battisti, classe 1954, era un piccolo malavitoso politicizzato in carcere militante in una formazione della galassia armata di quell'epoca, i Pac, Proletari armati per il comunismo. Arrestato nel 1979 riesce a evadere nel 1981 e si rifugia a Parigi, come molti altri fuggiaschi delle formazioni armate. La Francia aveva aperto le porte in segno di critica fattiva alle regole emergenziali che improntavano i processi per terrorismo e che costituivano ' un sistema giudiziario non corrispondente all'idea che la Francia ha delle libertà'.
Cesare Battisti era un pesce piccolo, non aveva molto da temere. Restò un anno a Parigi, poi si spostò in Messico. Si sposò, vide nascere la prima figlia, iniziò a scrivere. Mentre si trovava in Messico fu condannato per quattro omicidi in uno dei peggiori processi emergenziali, sulla base della testimonianza di un pentito, Pietro Mutti, che la stessa Cassazione indica come poco credibile.
Quando nel 1990 torna a Parigi Cesare Battisti è una figura quasi sconosciuta. La giustizia italiana ne chiede comunque l'estradizione, l'ex militante dei Pac viene arrestato ma dopo quattro mesi la Chambre d'accusation lo dichiara non estradabile, essendo stato condannato sulla base di prove ' degne della giustizia militare'. Ma anche questa è ordinaria amministrazione: la trafila che devono seguire i rifugiati in Francia.
Negli anni successivi Battisti campa traducendo autori noir tra cui il grande Manchette, diventa amico di Fred Vargas nel 1993 pubblica il primo romanzo e altri ne seguiranno. E da quel momento che l'ignoto Cesare Battisti diventa un supercriminale la cui libertà fa scandalo. Come terrorista era uno dei tanti, ma dal momento che scrive e pubblica, che viene tradotto anche in italiano, che non perde occasione per tacere e anzi si mette forse esageratamente in mostra, che in Italia arriva addirittura nei teatri uno spettacolo teatrale su suoi testi interpretati da Piergiorgio Bellocchio ora è una figura eminente. Scala con la velocità del fulmine la lista dei più ambiti dalla giustizia italiana. Nel 2002 il ministro della Giustizia italiano, il leghista Castelli, e il collega francese Perben firmano un patto che limita la dottrina Mitterrand e l'Italia inizia a martellare per ottenere l'estradizione di Battisti. Perché proprio lui? Non per il suo ruolo nella lotta armata né per i delitti commessi, che sono in linea con quelli di quasi tutti i rifugiati in giro per il mondo anche se il processo emergenziale e in contumacia, senza contraddittorio con il pentito Mutti, li ingigantisce. Il problema è che Battisti fa notizia. Campeggia sui giornali. Contravviene alla regola non scritta che impone agli ex terroristi di farsi notare il meno possibile.
Nasce così la leggenda di un Battisti che invece di ' marcire in galera' fa la bella vita, ricco e mondano, salottiero alla faccia della giustizia italiana. In realtà, nonostante i libri, Cesare Battisti non è affatto il rampollo della società dorata descritto dalla stampa italiana. Campa facendo il portiere oltre che con i libri e le traduzioni. Battisti, però, nel frattempo aveva ottenuto la naturalizzazione. Sarebbe dovuto diventare a tutti gli effetti cittadino francese, non più estradabile. Nel 2004 il cerchio si chiude. La naturalizzazione viene ritirata. Il suo legale fa causa al ministero degli Interni e la vince ma la cittadinanza non arriva lo stesso.
Il litigio con un inquilino dello stabile di cui è portiere offre l'occasione d'oro. L'italiano finisce in galera, l'Italia chiede l'estradizione, il presidente Chirac cancella la dottrina Mitterrand e la concede ma Battisti, che nel frattempo era stato scarcerato fugge in Brasile. Per lui si erano mobilitati decine di scrittori, a Gabriel Garcia Marquez a Paco Ignacio Taibo. Tutto cospira dunque perché la leggenda prenda forma definitiva: Battisti passa per il beniamino della sinistra chic e allo stesso tempo diventa ' la primula rossa'. Il lunghissimo braccio di ferro in Brasile, gli arresti, l'estradizione negata, l'intervento di Lula completa il quadro. Il ' pesce piccolo' è diventato una balena, una specie di pericolo pubblico numero uno. Uno che quando viene arrestato merita quasi una festa nazionale.