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''Con Francesco Basentini non abbiamo mancato di polemizzare, aiutandolo, durante il tempo della sua presidenza del Dap, né di segnalare i casi più gravi legati alle condizioni di detenzione nelle carceri sovraffollate del nostro Paese. Detto questo, le sue dimissioni non sono altro che il risultato dell'inasprimento di una linea, sempre più sguaiata e compulsiva, che in questi ultimi mesi si vorrebbe imporre su tutto e a tutti". Così l'associazione Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem con gli esponenti Rita Bernadini, Sergio d'Elia ed Elisabetta Zamparutti dopo la notizia delle dimissioni da capo del Dap di Francesco Basentini. "Troppo anche per Francesco Basentini, da sempre 'antimafioso', ma non abbastanza furioso quanto lo sono quelli in voga oggi, per i quali la lotta alla mafia - sottolineano - deve essere una guerra senza quartiere, da condurre all'insegna della terribilità e anche in deroga a principi costituzionali fondamentali e diritti umani universali, quali il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona. Le Erinni dell'Antimafia, della Certezza della Pena, del Fine Pena Mai, non abitano solo in via Arenula, popolano anche il mondo della politica e dell'informazione". "In quest'ultimo, fanno eccezione Il Riformista diretto da Piero Sansonetti totalmente dedito a una straordinaria campagna politica e culturale garantista; fanno eccezione - dicono - anche Carlo Fusi, Errico Novi e Damiano Aliprandi per la loro meritoria opera di informazione dalle pagine de Il Dubbio". "Consola poi leggere e ascoltare gli interventi, a tutela della Costituzione e a garanzia dei diritti di giustizia e libertà, di alte magistrate come Marta Cartabia, Presidente della Corte Costituzionale, Giovanna di Rosa, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano e, ancora, di Antonietta Fiorillo, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna e coordinatrice del Coordinamento nazionale magistrati di Sorveglianza, così come di Alessandra dal Moro, componente del Csm, tutte donne capaci, nel dialogo anche con le Erinni, di contenerle, porre loro un limite e volgerle al bene, preservando così il senso autentico del Diritto che è volto a evitare che l'individuo, detenuto o libero che sia, sia ridotto a mero oggetto di consumo, da usare e di cui abusare", conclude.