Clima tesissimo al Tribunale di Sorveglianza di Roma. La Camera penale della Capitale ha indetto per oggi una giornata di astensione dalle udienze per protestare contro le “ intollerabili condizioni di esercizio del diritto di difesa sia nella fase dell’udienza riservata alla decisione di istanze aventi ad oggetto il diritto fondamentale alla libertà personale, sia nella prodromica fase istruttoria, ove si registrano inaccettabili difficoltà di accesso alle Cancellerie dei singoli Magistrati”.

Da tempo gli avvocati romani denunciano le criticità organizzative dell’Ufficio di Sorveglianza. Ma, nonostante le rassicurazioni dei vertici, i problemi sono rimasti irrisolti. Anzi, “ oltre al peggioramento delle condizioni in cui versa la Cancelleria Centrale del Tribunale di Sorveglianza di Roma, ove il costante afflusso di pubblico determina estenuanti attese che potrebbero essere agevolmente evitate consentendo una più efficace interlocuzione tra il difensore e la Cancelleria del Magistrato di Sorveglianza assegnatario”, i legali evidenziano anche un irrigidimento delle decisioni “ univocamente orientate ad un’ottica ed ad una politica carcerocentrica che si riflette sui contenuti dei provvedimenti giurisdizionali, sia con riferimento a quelli adottati in contraddittorio che a quelli non giurisdizionalizzati, spesso emessi in tempi inconciliabili”.

L’Ufficio di Sorveglianza di Roma è, attualmente, senza un capo. E si trova a dover gestire un considerevole numero di collaboratori di giustizia e di detenuti in regime di 41bis. Pur considerando la delicatezza delle funzioni, i dirigenti degli uffici giudiziari hanno sempre risposto alle criticità evidenziate adducendo problemi di organico ed organizzativi che però, per i legali, “ non possono certo riflettersi sulla qualità ed efficacia della difesa”.

La risposta della magistratura associata allo sciopero degli avvocati non si è fatta attendere. Autonomia & indipendenza, la corrente del presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, ha replicato con un durissimo comunicato, scorgendo dietro la protesta degli avvocati “ pericoli per la democrazia”, tanto da richiedere l’intervento urgente del Consiglio Superiore della Magistratura e del ministro della Giustizia affinché siano garantite ai magistrati del Tribunale Sorveglianza di Roma “ condizioni di lavoro che consentano la libertà di coscienza nella valutazione e decisione delle delicate questioni giudiziarie rimesse alle loro decisioni”. Per A& I, infatti, manifestazioni di protesta contro la ' qualità della giurisdizione” - indette da coloro che sostengono le parti nei processi si risolvono “ in tentativi di condurre fuori dalle sedi giudiziarie il dibattito su decisioni non gradite, esponendo oltremodo i magistrati che le hanno adottate, tanto più quando esse hanno ad oggetto esponenti detenuti di pericolose associazioni mafiose”.

Le toghe davighiane esprimono “ stupore e preoccupazione per la manifestazione contro il tribunale e la sua giurisprudenza indetta da associazioni di avvocati alla quale si é annunciata la partecipazione anche di altre associazioni, di ex detenuti, di vertici del ministero e di magistrati”. Ciò non ha, comunque, intimidito gli avvocati romani, che daranno ad ulteriori forme di protesta nel periodo intercorrente tra il 14 e il 20 dicembre.