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È un piano Marshall. Gli avvocati hanno già dato un grande esempio di efficienza e solidarietà. Il loro “click day” ha funzionato, ha affrontato gli imprevisti senza lasciarsene travolgere, ha annoverato sul sito di Cassa forense circa 130mila richieste per il reddito di ultima istanza, e ha aperto così la strada per un primo sollievo nei confronti degli iscritti. Ma mentre ancora non fiorisce il germoglio del via libera che l’ente previdenziale della professione attende dal governo per ulteriori forme di sostegno, il cda presieduto da Nunzio Luciano delibera una batteria di misure a sostegno dei colleghi colpiti dall’emergenza. Di tutti i colleghi, quindi.
Ci sono i connotati di un piano Marshall, per l’avvocatura. Differimento dei contributi e dei relativi adempimenti, stanziamento da 10 milioni per aiuti straordinari anche nelle aree più colpite dal coronavirus, ulteriori interventi che surrogano spesso quelli attesi invano dal Dl “Cura Italia” come il credito d’imposta sugli affitti: l’avvocatura si difende da sola. Visto che, per ora, di scudi statali non se ne vedono.
IL GOVERNO: SOLDI PURE AI PROFESSIONISTI
Se non fosse, certo, per quel reddito di ultima istanza in arrivo, ma sempre attraverso Cassa forense, per oltre la metà, forse, degli avvocati italiani. Eppure persino su quel primo, certamente prezioso atto di giustizia verso una categoria che assicura, anche in piena epidemia, la tutela dei diritti, grava come un macigno quanto riferito dal presidente Luciano in un’intervista pubblicata ieri proprio su questo giornale: non è chiaro a quali riserve il governo potrà attingere per coprire la spesa e ristorare, come previsto, le Casse autonome di ciascuna professione.
Sul punto, va detto che la ministra più esposta, la titolare del Lavoro Nunzia Catalfo, ieri ha assicurato: «Le risorse stanziate sono sufficienti per tutti, anche per i professionisti». Una buona notizia. A cui potrebbe aggiungersene un’altra: nella Manovra straordinaria in arrivo per Pasqua il governo intende inserire contributi anche ai professionisti che abbiano registrato una perdita di almeno del 25%.
CASSA FORENSE RINVIA I CONTRIBUTI
Ma di grande peso sono anche le diverse e calibrate azioni messe in campo da Cassa forense dopo il lungo consiglio d’amministrazione concluso ieri. Si tratta innanzitutto del differimento dei contributi. In virtù del preliminare slittamento dal 30 settembre al 31 dicembre dell’adempimento che di quegli oneri è presupposto, ossia la trasmissione telematica del “modello 5”, in cui gli avvocati dichiarano reddito e volume d’affari. Slitta al giorno di San Silvestro anche il termine per il pagamento dei contributi in autoliquidazione. Il che non vuol dire che gli avvocati debbano versare per forza entro quella data quanto dovuto alla loro Cassa. Potranno infatti anche dilazionare secondo due modalità, entrambe senza sanzioni: in due rate con scadenza 31 marzo 2021 e 31 marzo 2022, oppure, come si legge nella nota di Cassa forense, «mediante iscrizione nel ruolo 2021 ( da formare a ottobre 2021)», sempre «senza sanzioni», con possibilità di «chiedere ulteriori rateazioni direttamente al concessionario ( fino a 72 rate)». Le ultime due opzioni prevedono una maggiorazione per l’interesse dell’ 1,50% su base annua. Viene differito al 31 dicembre anche il «contributo minimo soggettivo e di maternità per l’anno 2020», sempre senza sanzioni e interessi, e con la possibilità di ulteriori agevolazioni che il Comitato dei delegato potrà valutare.
FONDI STRAORDINARI E ACCESSO AL CREDITO
Si passa quindi dagli strumenti di natura “difensiva” a quelli più “espansivi”. Innanzitutto con il ricorso al fondo straordinario da 10 milioni di euro previsto dallo statuto della Cassa per «iniziative a sostegno della professione». Anche qui l’ultimo via libera spetterà al Comitato dei delegati, ma il cda di Cassa forense prefigura già la possibilità di «adottare», con quei 10 milioni, «con l’ausilio degli Ordini territoriali», ulteriori misure «nelle aree più colpite dal Covid- 19». Ritorna l’idea, anticipata da Luciano ieri al Dubbio, di un soccorso, per esempio, ai familiari «dei colleghi purtroppo uccisi dal virus».
Si mette in campo quindi un’ulteriore artiglieria, leggera nella sua modularità ma pesante politicamente, per chi tarda a impugnarla, ossia per il governo. Perché Cassa forense spiega di aver deliberato anche la pubblicazione di «due bandi straordinari» relativi alla «erogazione di contributi per canoni di locazione per lo studio professionale, l’uno riservato a conduttori persone fisiche e l’altro a studi associati e società tra avvocati» con uno stanziamento complessivo di 5 milioni e 600mila euro. I bandi, si legge ancora nel comunicato dell’istituto, «prevedono il rimborso del 50% dei canoni corrisposti nel periodo 1° febbraio- 30 aprile 2020». Non doveva essere il governo ad assicurare almeno un credito d’imposta sugli affitti, come fatto per il commercio? È invece l’avvocatura col proprio ente a doversi organizzare per evitare che il coronavirus porti alla chiusura definitiva degli studi legali.
C’è infine un’ampia sezione di interventi rivolta al credito. E, a far comprendere lo spirito positivo che gli avvocati col loro ente cercano di imprimere, va citata innanzitutto la convenzione con la Banca popolare di Sondrio, che prevede non solo un’anticipazione pari al «30% del volume d’affari Iva del 2019», ma anche una erogazione sul 100% delle spese per «immobilizzazioni materiali e immateriali necessarie allo svolgimento dell’attività lavorativa», relativa a fatture o preventivi emessi entro 30 giorni dalla richiesta di finanziamento. Vuol dire poter investire, magari per implementare gli strumenti necessari alle udienze telematiche, anziché recedere. C’è quindi una convenzione con Bnl per l’accesso al credito agevolato relativa a finanziamenti fino a 17 mesi e l’impegno da 3 milioni per il generale accesso al credito degli iscritti «tramite fondo di garanzia costituito con Cassa depositi e prestiti». Ci sono le estensioni delle coperture sanitarie e del fondo per «supersiti e titolari di pensioni dirette cancellati da Albi, indirette e di reversibilità», innalzato da 50mila a 340mila euro.
Una maginot in difesa della professione. In attesa che lo Stato si decida a non lasciare gli avvocati soli a difendersi dall’assedio dell’emergenza.