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Mascherine, toghe sotto braccio, lunghe code davanti ai varchi di accesso ai tribunali da Bari a Napoli, da Roma a Milano. E malcontento sempre più crescente, soprattutto da parte degli avvocati. Così la Fase 2 della giustizia si è rivelata un giorno ” horribilis” fatto di lunghe attese, difficoltà di mantenere le distanze di sicurezza e file interminabili in particolare alle cancellerie, che ancora operano a orario ridotto o solo su appuntamento.
Al tribunale penale Milano, alle 9 del mattino c’erano già 150 persone in final per l’ingresso. A tutti è stata provata la febbre con un termo scanner, con obbligo di lavarsi le mani con il gel disinfettante. La situazione si è immediatamente surriscaldata quando sono iniziati i problemi di collegamento con il carcere di Opera, per assicurare la presenza virtuale di un detenuto in udienza, tanto da far ritardare l’udienza di alcune ore. Altri avvocati, invece, hanno protestato per la sporcizia sui banchi dove siede la difesa e per la mancanza di dispenser con gel disinfettante per pulire. Proteste per l’assenza di disinfettante ci sono state anche a Bologna, dove le udienze si sono tenute a porte chiuse ma fuori dalle aule mancava il liquido per lavarsi le mani.
Non è andata meglio a Palermo, dove circa duecento avvocati hanno manifestato nella cittadella giudiziaria, per sollecitare la riapertura delle attività processuali, che oggi, al termine di due mesi di lockdown causa Coronavirus, sono ricominciate in maniera molto parziale. I legali, alcuni dei quali in toga e stando attenti a mantenere il distanziamento sociale, hanno realizzato un giro completo attorno al tribunale per protestare contro i provvedimenti adottati dai vari presidenti dei tribunali del distretto di Corte d’Appello, che hanno riavviato la macchina giudiziaria in ordine sparso e in modo differenziato tra le varie sedi.
A Roma, la cittadella giudiziaria di piazzale Clodio si è riempita di cartelli con la richiesta di “tenere la destra” mentre si cammina lungo i corridoi con l’invito a non creare capannelli fuori dalle aule. Le aule non climatizzate, invece, sono subito diventate poco vivibili, complice anche il numero ridotto di personale in servizio. Quanto alle cancellerie, in Corte d’Appello l’apertura è prevista solo due volte alla settimana e anche questo ha prodotto l’allungarsi di code fuori dagli edifici.
Anche a Torino la situazione è diventata subito difficile per gli avvocati, con lunghe code all’ingresso del tribunale e, soprattutto, un complicato sistema di controlli all’ingresso con autocertificazioni e rilevamento della temperatura, per garantire il “numero chiuso” degli accessi Con il ' numero chiuso' degli accessi. A commentare in modo critico il tentativo di ripresa delle attività e soprattutto i rinvii delle udienze è stato il presidente dell’Unione camere penali italiane, Gian Domenico Caiazza: «Questa fase 2 sembra partire per tutti ma non per la giurisdizione, vediamo processi che erano fissati già a maggio o giugno rinviati in alcuni casi a febbraio 2021. Ci chiediamo perché la giurisdizione esige una protezione diversa? È molto facile immaginare che nei nostri tribunali ci siano condizioni per ricominciare nelle aule con sicurezza, per tutti, invece vediamo una lentezza straordinaria di questa ripresa, una disomogeneità di criteri che vengono adottati nei vari fori e spesso circolari organizzative che non sembrano recepite dagli stessi giudici». Caiazza ha aggiunto che le Camere penali chiedono «perché non stiamo riprendendo con la gradualità necessaria. Perchè mi sono arrivati rinvii di processi con un imputato, prima udienza al 21 febbraio 2021 a Roma, in una città che ieri ha contato 11 contagi?».
Caiazza ha inoltre sottolineato come l’avvocatura si trovi ora in enorme difficoltà a svolgere la propria professione, per ragioni di natura organizzativa: «Il lavoro è fermo e noi siamo liberi professionisti, viviamo del nostro lavoro. Sono stati sospesi tutti i termini, anche del deposito dei provvedimenti, delle motivazioni delle sentenze. Noi troviamo singolare anche lo smart working del personale di cancelleria, un finto smart working considerato che i cancellieri non possono collegarsi all’intranet della giustizia da casa». Sul fronte della magistratura, il Csm ha fatto sapere di essere al lavoro sulla Fase 2, per consentire che la ripresa delle udienze sia il più possibile omogenea sul territorio nazionale, in particolare dopo le proteste per gli oltre 200 diversi protocolli adottati dagli uffici giudiziairi. La prossima settimana, in Settima Commissione, si terrà a tal proposito una conference call con tutti i presidenti di Corte d’appello. L’obiettivo, si legge in una nota del Csm, è quello di recepire eventuali criticità e acquisire tutti i provvedimenti organizzativi fin qui assunti dagli uffici giudiziari al fine di individuare linee guida che garantiscano una tendenziale uniformità dei criteri di gestione della progressiva ripresa dell’attività giurisdizionale.