PHOTO
In cella per una foto sbagliata: la storia di Anna Maria Manna
Al carcere di Parma ci sono più di cento detenuti bisognosi di cure, ma sono in attesa di entrare nel centro clinico interno (Sai) perché tutti i posti sono occupati. Parliamo di una delle tante criticità che il Garante nazionale delle persone private della libertà ha riscontrato durante la visita negli istituti dell’Emilia-Romagna. La delegazione – composta dall’intero collegio del Garante (Mauro Palma, presidente, e Daniela de Robert ed Emilia Rossi, componenti) e da sei membri dell’Ufficio – ha visitato diversi luoghi di privazione della libertà: dagli Istituti penitenziari, alla Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), alle camere di sicurezza delle varie forze di Polizia, inclusi i cosiddetti “locali idonei” introdotti dal “Decreto Sicurezza 2018” delle Questure, alle Residenze sanitarie assistenziali per persone anziane o con disabilità (Rsa e Rsd). Parliamo di una prima visita che ha riguardato la parte occidentale della regione.Per quanto riguarda l’area penale, il Garante nazionale ha osservato che nei due Istituti la diffusione del Covid-19 in questa fase è estremamente limitata, con uno e due casi tra i detenuti e altrettanto ridotta tra gli operatori. In entrambi, al momento della visita, sia il personale che le persone detenute dotati di mascherine e i tamponi vengono effettuati in maniera sistematica a chi entra in carcere. Questo elemento, secondo il Garante, va valutato positivamente anche se l’alto numero di persone detenute anziane o con più patologie presenti nell’Istituto di Parma induce a molta attenzione e cautela.«L’Istituto di Parma – rende noto il Garante - ha, infatti, una sua evidente complessità non solo perché comprende una Casa di reclusione e una circondariale, ma anche perché la stessa reclusione si articola in una pluralità di circuiti diversi, con spesso situazioni di incompatibilità tra di loro». Particolarmente critica è la presenza di un gran numero di persone assegnate all’Istituto da altre regioni per motivi di salute in vista del ricovero nel Servizio di assistenza intensiva (Sai) e in quello per disabili, sezione paraplegici (Crupi); persone che frequentemente vengono assegnate all’Istituto indipendentemente dall’effettiva disponibilità di posti nei rispettivi reparti sanitari. Il risultato, denuncia il Garante, è che attualmente più di cento persone bisognose di specifiche cure attendono nei reparti comuni senza quell’assistenza sanitaria di cui necessitano; oltretutto, ingolfando l’Istituto. «Si tratta di una situazione che richiede una diversa attenzione da parte dell’Amministrazione, ribadendo che ogni ipotesi di assegnazione richiesta dalla Magistratura di sorveglianza di altri distretti, spesso in risposta a richieste di sospensione facoltativa della pena o di detenzione domiciliare per motivi di salute, deve essere valutata sulla base della effettiva possibilità di presa in carico sanitario della persona una volta giunta a Parma», osserva sempre il Garante Nazionale. d.a.