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Una casa circondariale per “finta”, così si può definire quella di Ariano Irpino. Teoricamente in questa tipologia di istituti vi sono detenute, per la maggiore, le persone in attesa di giudizio, ma nel caso campano, invece, c’è un alto numero di detenuti in via definitiva, molti dei quali provenienti dal carcere di Poggioreale.
Ad Ariano vi sono infatti intere sezioni dedicate ai reclusi (quindi non più in attesa di giudizio) i quali in gran parte provengono dal carcere napoletano e che spesso vengono spostati ad Ariano per motivi disciplinari. A rivelare questo e altro ancora è stata la delegazione dei Radicali per il Mezzogiorno guidato dall’avvocato Raffaele Minieri e il gruppo è stato accolto dalla direttrice, in carica da fine febbraio, Maria Rosaria Casaburo. Con lei anche la responsabile dell’area sanitaria, Ernestina Volpicelli, l’educatrice Rita Nitti e il vice comandante della Polizia Penitenziaria, Angelo Giardino.
Se dall’inizio degli anni 80 al 2014 la capienza era di 180 detenuti, oggi questa è di 275 sebbene ad Ariano siano presenti al momento 339 ristretti. Di questi, 160 sono in carcere per reati connessi alla droga (artt. 73 e 74) mentre 121 scontano una condanna per rapina (art. 628) e una decina sono i “riottosi” ex art. 32. I detenuti stranieri sono 48.
In tutto il carcere di Ariano (che sarebbe una casa circondariale) vi sono appena 47 non definitivi (i definitivi sono 259) 32 ricorrenti, 14 appellanti, quattro in attesa di giudizio, 29 in posizione mista con anche una condanna definitiva e un detenuto in posizione mista senza pena definitiva. Gli agenti penitenziari presenti sono 153 laddove ne sarebbero previsti 165 dalla pianta organica. Questa tuttavia è rimasta invariata negli anni pur essendo sensibilmente aumentati i detenuti presenti ad Ariano. Al momento pur essendo arrivati dei nuovi ispettori, si ravvisa la carenza di altre figure come quella di assistente capo. Presenti ad Ariano anche alcuni ergastolani e vi è un’intera sezione dedicata ai collaboratori di giustizia.
Sul piano strutturale, il carcere di Ariano conta due padiglioni, uno risalente ai primi anni 80 quando fu eretto il penitenziario, l’altro costruito nel 2014. Vi sono in totale dodici sezioni.
Le criticità riscontrate dai Radicali nel corso della visita, riguardano in particolare la mancanza pressoché totale di educatori come ha confermato anche la stessa direttrice. Gli educatori, infatti, al momento sono soltanto due. Inoltre, molti detenuti hanno lamentato l’impossibilità ad essere curati nel carcere di Ariano Irpino e di non ricevere i farmaci adeguati.
Anche la direttrice, sul fronte sanitario, ha lamentato l’assenza degli specialisti all’interno dell’istituto e su tale punto si è già rivolta anche alla Procura della Repubblica. Tuttavia, almeno una volta alla settimana o ogni 15 giorni, nel carcere operano un dermatologo, un otorino, un odontoiatra, un urologo e un cardiologo. La direttrice Casaburo ha enfatizzato quella che è la carenza principale a livello di specialisti, ovvero quella dello psichiatra soprattutto alla luce della presenza di molti detenuti “border line”.
I detenuti hanno inoltre evidenziato la totale assenza di opportunità lavorative o anche di semplici corsi all’interno del carcere. Passare le giornate, pur se in regime di celle aperte ( pressoché tutto il giorno con piccole pause a celle chiuse) risulta spesso difficile perché oltre a una piccola stanza per la socialità non esiste nulla. Un detenuto ha definito “cupa e chiusa” la giornata tipo nel carcere di Ariano. Gli unici lavori sono le mansioni interne alla struttura che però impiegano non più di 70 persone.
Le lamentele dei detenuti hanno “risparmiato” sia il rapporto con gli agenti che la stessa struttura che appare in buone condizioni. Le celle sono da tre, quattro o talvolta cinque detenuti e tutte hanno bagno e doccia in camera. Funzionano bene anche i riscaldamenti e perfino il pavimento delle sezioni è riscaldato. Se il lavoro è assente, la scuola offre i primi due cicli e il liceo artistico con in più un laboratorio di ceramica, mentre non esistono corsi di formazione o di avviamento al lavoro.
l carcere di Ariano risulta particolarmente difficile, basti pensare alla rivolta avvenuta a giugno di un anno fa. O ai numerosi sequestri di cellulari e droga nei reparti e agli atti di violenza fra detenuti. Possibili novità in vista per i colloqui coi parenti che potrebbero avvenire col meccanismo della prenotazione al fine di evitare attese e code estenuanti, mentre anche ad Ariano si registra l’annoso problema del sopravvitto e dei prezzi raddoppiati rispetto a quelli praticati all’esterno. La visita dei Radicali ad Ariano, ha svelato un carcere con gravi problemi ma, allo stesso tempo, guidato da una direttrice non solo conscia delle difficoltà ma anche risoluta nel porvi rimedio.