La notizia dell'apertura di un fascicolo per omicidio colposo da parte della Procura di Genova nei confronti di due poliziotti penitenziari, in relazione al suicidio di un detenuto di origine magrebina di 21 anni, avvenuto nel pomeriggio del 4 dicembre scorso presso il carcere di Marassi, nel centro clinico reparto SAI, «ripropone, ove mai ve ne fosse bisogno, il tema della tutela di quanti vivono e lavorano in carcere. I primi poiché dovrebbero scontare la pena e le misure cautelari in un contesto di legittimità e sicurezza, che nella realtà pare molto prossimo all'utopia, i secondi perché a loro volta dovrebbero avere gli organici e gli strumenti per poter assolvere alle loro funzioni in maniera efficace, dignitosa e senza dover essere costretti a difendersi per lo sfacelo delle carceri di cui dovrebbe essere indagata tutta la politica che ha governato almeno negli ultimi 25 anni». Così Fabio Pagani, segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.

«Riponiamo totale e incondizionata fiducia negli organi inquirenti e siamo i primi a volere che si faccia piena luce sull'accaduto - aggiunge il sindacalista - Di certo, però, la polizia penitenziaria non può continuare a essere lasciata sola con i suoi appartenenti costretti, loro malgrado, ad affrontare procedimenti penali e disciplinari andando incontro di tasca propria a spese legali unite a ripercussioni negative sullo stipendio e sulla carriera, anche quando dopo molto tempo, in una sorta di inversione della presunzione d'innocenza, riescano a dimostrare la correttezza del loro operato».

Nel carcere di Genova si contano quest'anno 4 suicidi; nelle case circondariali ci sono 14mila detenuti in più, 18mila unità del Corpo di Polizia penitenziaria in meno, omicidi, risse, rivolte, aggressioni, traffici illeciti, disorganizzazione imperante.