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L’ attività politico- legislativa del governo Conte è appena iniziata, dopo i primi mesi di necessario insediamento, e l’avvocatura si è posta come interlocutore tecnico per tutti gli interventi in materia di giustizia. In quest’ottica, il Consiglio Nazionale Forense e l’Organismo Congressuale Forense hanno avviato una serie di incontri conoscitivi con i gruppi parlamentari, a partire da quelli di maggioranza. Incontri che, secondo il coordinatore di Ocf, Antonio Rosa, «hanno aperto la strada a un confronto franco, che fa ben sperare nella possibilità di poter offrire, come avvocatura, il nostro contributo tecnico».
Si sono già svolti gli incontri con i membri della commissione Giustizia di Lega e Movimento 5 Stelle. Che dialogo è stato?
Sono stati entrambi incontri molto aperti. In rappresentanza dell’avvocatura, il presidente Andrea Mascherin e io abbiamo dato la nostra più ampia disponibilità a offrire un contributo tecnico e dalle forze politiche abbiamo ricevuto altrettanta disponibilità al dialogo. Certo, abbiamo chiarito che alle parole devono seguire i fatti e sottolineato che l’intento dei nostri contributi sarà sempre propositivo e mai polemico. A volte potremo esprimere delle critiche, ma anche quelli saranno costruttive. Insomma, abbiamo evidenziato che, in quanto interlocutori tecnici, non ci porremo mai in posizione preconcetta, ma sempre di dialogo.
Quali sono state le priorità che avete elencato?
Innanzitutto abbiamo riportato al centro la necessità di un intervento sul processo civile e discusso l’importanza di salvaguardare le competenze territoriali in materia fallimentare. Sul fronte amministrativo, abbiamo ricordato la necessità di ridurre il contributo unificato. Infine, si è affrontato il tema del patrocinio a spese dello Stato, perchè è ormai diffusa in Italia la prassi di addebiti pregressi e di ritardi nei pagamenti ai professionisti, non più tollerabili.
Tutti interventi che presuppongono spese.
Le riforme a costo zero non esistono e la giustizia ha bisogno di nuovi inversimenti. È ormai diventato impossibile assicurarne il funzionamento, a meno che non si decida di invertire questa tendenza. Anche perchè bisogna ricordare che la giustizia produce risorse per l’erario, ma una buona quota di queste risorse non vengono reinvestite nella giustizia ma finiscono in altri rivoli.
Si può avere qualche speranza che questa legislatura si muova nella direzione che lei ha delineato?
Ho avuto sensazioni positive. Inoltre, va preso atto che questo Parlamento, almeno fino ad ora, ha rifuggito i voti di fiducia e la sciagurata tecnica dell’abuso di decreti legge. In questo modo, il dibattito sarà sicuramente più costruttivo. L’importante è che tutte le parti in causa evitino le prese di posizione aprioristiche e soprattutto accettino il contributo di un soggetto come l’avvocatura, che offre al Parlamento la sua competenza tecnica e non sposa alcuna posizione politica.
Avvierete un confronto anche con le opposizioni?
Sì, dopo il ciclo di incontri con i partiti della maggioranza, abbiamo in animo di incontrare anche i gruppi del Partito Democratico e di Forza Italia. Penso, infatti, che sia corretto interloquire con tutte le forze politiche che siano disposte a dialogare con noi.
La sfida per l’avvocatura, però, è anche quella di esprimersi con una voce quanto più unitaria.
Ci stiamo riuscendo, come mostra l’esperienza vissuta anche nella parte finale dell’ultima legislatura. In diverse audizioni, infatti, abbiamo presentato come Cnf e Ocf dei documenti condivisi, che erano stati aperti al contributo anche delle associazioni forensi. Io credo che questa sia la via giusta e che ci rafforzi come categoria, che deve puntare a fare unione sostanziale e non solo formale.
Non è un passaggio scontato.
Fino a poco tempo fa posso confermarle che non era per nulla facile. Ora, però, i tempi sono cambiati e mi sembra che sia in atto una positiva presa di coscienza da parte di tutte le rappresentanze, sia istituzionali che associative. È un passaggio inevitabile, se si vuole essere una voce ascoltata. In questo dovremmo prendere esempio dalla magistratura, che al suo interno si differenzia anche molto e ha un acceso confronto interno, ma alla fine si esprime sempre con una voce unica.