«Serve un nuovo codice penale per i minorenni», questa è la richiesta che Antigone ha avanzato ieri durante la presentazione di
Keep it Trill, il sesto rapporto dell'associazione sulla giustizia minorile. «Il furto di un ragazzino in un supermercato – ha sottolineato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - non può essere paragonato a quello in appartamento di una persona adulta. Il primo potrebbe essere depenalizzato, trattato civilmente, o affidandosi alla giustizia riparativa. Ben potrebbe essere trattato fuori dal diritto penale». Questo anche a fronte del ruolo fortunatamente sempre più residuale che la detenzione dei ragazzi e dei giovani adulti ha all'interno del sistema penale minorile. Nel rapporto sulla
giustizia minorile, Antigone sviscera un po’ di dati. Al 15 gennaio 2020, subito prima dell’arrivo in Italia dell’emergenza sanitaria da Covid-19, i ragazzi negli istituti penitenziari minorili (Ipm) erano 375, il 19% in più delle presenze attuali.
Le presenze hanno raggiunto in questa fase il dato più basso mai registrato dal 2007 e sembrano essersi stabilizzate poco sopra le 300 unità. Per questo, sottolinea il rapporto, c’è l’importanza che non riprendano a crescere.
Si è registrato un calo del 24% dal 2016 al 2020
Guardando al numero totale dei minorenni arrestati o fermati dalle forze di polizia, Antigone rivela che siamo passati dalle 34.366 segnalazioni del 2016 alle 26.271 del 2020, con un calo percentuale del 24%.
Non tutto è esito della pandemia. Il calo, infatti, era già riscontrabile nel 2019 quando le segnalazioni erano state 29.544, con un calo rispetto al 2016 del 15%. Sono solo 885, di cui 298 bambine, in tutto il 2020 le segnalazioni di delitti commessi da minorenni con età inferiore a 14 anni. La metà circa è composta da stranieri. Loro sono non imputabili.
Dal rapporto di Antigone: diminuiti del 66% gli omicidi commessi dai minori
Calano di tanto anche gli omicidi commessi dai minori. Il rapporto rivela che, sempre considerando il quinquennio 2016-2020, gli omicidi volontari consumati da minorenni si sono ridotti enormemente, diminuendo di ben il 66%: erano stati 33 nel 2016 e sono scesi a 11 nel 2020. Antigone specifica che va sicuramente tenuto presente che anche tra gli adulti è costante la riduzione del numero degli omicidi. È un trend positivo che è iniziato a partire dagli anni 90. Sono due nel 2020 gli omicidi commessi da ragazze, una percentuale di poco meno del 20%, enormemente più alta rispetto all’incidenza complessiva delle donne in tutti gli indici di delittuosità. Ma quando i numeri sono così bassi contano più i dati assoluti che quelli percentuali: guardando alla nazionalità dei minorenni autori di omicidio, 7 sono italiani e 4 stranieri.
In termini percentuali, i ragazzi stranieri che hanno commesso un omicidio sono pari al 43% del totale. Una percentuale in linea con il tasso di delittuosità dei minori stranieri, che è pari al 44% del totale. Tendenzialmente, a mano a mano che i reati diventano meno gravi la percentuale degli stranieri cresce, fino a raggiungere il 50% del totale nel caso dei delitti di furto.
Gli Istituti penitenziari minorili sono una tappa del percorso rieducativo
Il 52,5% è in Ipm senza una condanna definitiva, ma Antigone specifica che è un dato non allarmante. Perché? L’Ipm è una tappa generalmente breve di un percorso più lungo, che si svolge soprattutto altrove, nelle comunità e sul territorio. Per questo motivo, anche quando si finisce in Ipm, non è affatto detto che poi lì si sconti la pena o il resto della misura cautelare. Quando la condanna diventa definitiva, il sistema tende a trovare una diversa collocazione per il ragazzo, spiegando così l’alta incidenza percentuale delle custodie cautelari. Guardando ai dati di flusso, tante delle persone che entrano in Ipm ci entrano in custodia cautelare (il 75,8% nel corso del 2021), e molte meno (il 24,2% nel 2021) in esecuzione di una pena definitiva. Altro dato è che
i minorenni reclusi negli Ipm sono una minoranza pari al 41,5%. Sì, perché se ospitassero solo ragazzi tra i 14 ed i 21 anni di età, come era prima dell’agosto 2014, i presenti sarebbero in tutto 259, ovvero 100 in meno del dato più basso mai registrato prima della pandemia. Solo da qualche anno è prevista la possibilità di presenze di giovani tra i 21 e i 25 anni. Ormai la maggior parte dei ragazzi ristretti negli Istituti Penali per Minorenni non è in effetti minorenne.
Dal rapporto di Antigone risulta che i maggiorenni erano al 15 gennaio il 58,5% del totale, un po’ meno tra i soli stranieri, il 56,4%, e decisamente di più tra le sole ragazze, il 62,5%.
Sono solo 8 le ragazze detenute, delle quali 3 in Ipm
Dato degno di nota è che sono solo 8 le ragazze detenute, di cui 3 nel solo Ipm esclusivamente femminile d’Italia, quello di Pontremoli. La metà sono straniere. Le ragazze entrate in Ipm nel 2021 sono state in tutto 64, il 7,9% degli ingressi. Di costoro 46 erano straniere, il 71,9% del totale, enormemente di più di quelle prese in carico agli Ussm, che erano per la maggioranza italiane, e più anche dei ragazzi stranieri, che erano il 42,1% dei ragazzi che entravano in Ipm. Antigone sottolinea che il dato mostra come, se tra chi entra in Ipm gli stranieri sono decisamente sovrarappresentati rispetto al totale dei giovani in carico ai servizi, per le ragazze straniere questo è ancora più evidente. Lo storico delle presenze negli Ipm dal 2007 al 2021 restituisce un quadro di drastica flessione generalizzata che è confermato e anche più importante se ci si sofferma sul solo universo femminile. Dal 2012 infatti, anno con la presenza media più elevata negli ultimi anni, il calo è stato del 35% per i ragazzi e del 59% delle ragazze.
Ma perché Antigone propone un nuovo codice penale per i minori? Perché – argomenta il rapporto - il sistema dei reati e delle pene per gli adulti, a maggior ragione vigente il codice Rocco, non soddisfa minimamente il principio, sancito nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia del 1989, del superiore interesse del minore. L’articolo 27 della Costituzione assegna alla pena una funzione rieducativa e pone limiti all’esercizio del potere di punire allo scopo di evitare trattamenti contrari al senso di umanità. Alla luce dell’evoluzione giurisprudenziale costituzionale, significa che le pene devono essere dirette a favorire la reintegrazione sociale della persona condannata, la cui dignità umana non deve essere mai messa in discussione. Questi principi, per essere adattati a ragazzi e ragazze, richiedono una diversa elencazione di reati e un ben più vario pluralismo sanzionatorio. Un furto di un ragazzino in un supermercato non può essere paragonato a quello in appartamento di una persona adulta. Il primo potrebbe essere depenalizzato, trattato civilmente, o affidandosi alla giustizia riparativa.
«Un minore va educato fuori dalle galere. Il rispetto degli altri non si insegna chiudendo un ragazzo dietro le sbarre. Così lo si incattivisce», chiosa Antigone.