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Andrea Mascherin, presidente del Consiglio Nazionale Forense, spiega in una intervista rilasciata a Caterina Parise negli studi di Askanews quali sono le richieste degli avvocati al Governo.
Cominciano dai rapporti con il nuovo ministro della Giustizia Bonafede. Vi siete già incontrati?
Sì, già in un paio di occasioni. L’interlocuzione è iniziata bene perché vi è il reciproco impegno a vederci spesso e in maniera costruttiva. Vi sono temi su ci vi è sicuramente una condivisione, altri più critici. Ma essendo noi una istituzione abbiamo l’obiettivo di un confronto sempre dialettico; quando critico deve essere costruttivo, cioè sempre accompagnato da una proposta.
Cosa chiedete alla politica?
Alla politica in senso lato chiediamo soprattutto di recuperare una idea di governo del popolo italiano costituzionalmente orientata. Quindi centralità ai diritti fondamentali, centralità che deve passare attraverso giu- stizia, sanità e istruzione efficiente, una assoluta assicurazione del diritto al lavoro che è quello su cui si basa la nostra Repubblica, allontanandoci da una società basata sul sospetto. Chiediamo alla politica che investa in fiducia nel cittadino e questo ha tante implicazioni, smantellando tutto quello che è lungaggine della burocrazia.
Quindi sarebbero necessari degli investimenti anche nel settore della giustizia?
Non si riforma nulla a costo zero: né sanità, né istruzione, né giustizia. Si può tagliare qualche pagina di codice, eliminare qualche posto letto in ospedale o qualche presidio ma questo non risolve nulla perché se manca l’organico di magistratura o l’organico amministrativo o immobili o sedi giudiziarie idonee non si va da nessuna parte. È ingannevole sostenere che si possano riformare questi settori e renderli più efficienti senza investire. Peraltro investire vuol dire investire in prevenzione perché in questi settori - se tutto funziona - alla lunga o nel medio termine si risparmia. Occorre una visione a lungo termine e sarebbe importante recuperare l’idea che su questi temi le forze politiche possano lavorare insieme mediando in diritto le soluzioni. La soluzione in diritto non è mai inciucio, non è mai qualcosa di negativo.
Ricordiamo che la nostra Costituzione fu scritta dalla componente liberale, da quella cattolica, e da quella socialista- comunista e quindi ideologie lontanissime che tra di loro mediarono in diritto un prodotto straordinario qual è la nostra Carta Costituzionale.
Avete mai quantificato gli investimenti necessari?
Questo è impossibile anche perché devono essere investimenti progressivi. Si pensi ad esempio alla necessità di investire nell’edilizia giudiziaria. Il Tribunale di Bari è solo la punta dell’iceberg perché in tutta Italia ci sono situazioni simili che non giungono alla stessa degenerazione, anche mediatica. E c’è il tema dell’organico della magistratura, del personale amministrativo e di tutta la strumentazione e dell’aggiornamento del personale. Parlare di investimenti in tempi brevi non è possibile. Bisogna investire nel tempo, devono essere progetti a lunga gittata. Questo vale per la messa in sicurezza del nostro territorio.
Uno dei temi su cui si è più discusso in campagna elettorale e in questi primi mesi di Governo è la legittima difesa. Qual è il suo punto di vista?
Si tratta di un tema molto tecnico e quindi affrontarlo politicamente o dal punto di vista sociologico può servire ai dibattiti, ma può portare a conclusioni errate. L’attuale normativa dà la necessaria discrezionalità al magistrato per distinguere anche l’ipotesi di errore scusabile. Il voler mettere ulteriori paletti, quindi limitare la discrezionalità del magistrato, può portare anche a delle conseguenze negative perché si può giungere a conclusioni non eque. Certo bisogna avere fiducia nel sistema giustizia e nella capacità di analisi da parte del magistrato.
Una curiosità finale. Lei ha avuto modo di conoscere il suo predecessore alla guida del Cnf, il professor Guido Alpa. Ha mai avuto modo di conoscere l’attuale premier Conte che ha collaborato con lo studio di Alpa?
Certo, e conosco le capacità professionali e la correttezza. Giudicare Conte nell’ottica dei precedenti premier probabilmente è errato. Questo è un nuovo premier all’interno di un nuovo sistema di accordo di Governo. È quasi un premier di garanzia, un premier di collegamento tra le due diverse forze e quindi va guardato con una lente diversa rispetto al passato. Il ritenere che stia nelle retrovie, visto con la lente del passato, può essere un handicap, visto in una visione di mediatore di coordinatore delle forze in campo può essere una valutazione positiva. Credo che nel caso del presidente Conte si debba aspettare prima di giudicare.
( trascrizione di Valentina Stella)