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Anastasia
Finisce l’incubo per Anastasia Chekaeva. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non concede l’estradizione richiesta dalle autorità russe. «Considerato, infatti – si legge nell’atto del ministero -, che dalla già citata documentazione risulta che il padre lavora e vive stabilmente in Svizzera, sicché la consegna estradizionale lascerebbe la minore sostanzialmente priva di una qualsiasi tutela genitoriale». Il ministro prosegue: «Dato atto, inoltre, che risulta che Chekaeva Anastasiia è affetta da una forma di asma di tipo allergico, sicché le sue condizioni di salute paiono difficilmente compatibili con una carcerazione preventiva, vieppiù in ragione dell’attuale situazione di emergenza epidemiologica, che rende concreto il rischio di un serio pregiudizio alla salute dell’estradanda». Per questi motivi, il ministro revoca il decreto di sospensione e «rifiuta l’estradizione delle cittadina russa». Una vittoria degli avvocati Varone e Di Credito Una grande vittoria, soprattutto grazie alla tenacia degli avvocati Fabio Varone del foro di Nuoro e Pina Di Credito del foro di Reggio Emilia. Così come è stato importante l’interessamento da parte di Rita Bernardini del Partito Radicale e Roberto Giachetti di Italia Viva. Si da atto che il ministro della Giustizia ha potuto leggere con accuratezza le carte, per questo c’è stato il dietro front. Anastasia avrebbe rischiato di finire nel buco nero della giustizia russa, per un rimborso di alcuni biglietti non andati a buon fine che le è costata una richiesta di condanna a 10 anni di carcere. A questo punto vale la pensa ripercorrere nuovamente la sua vicenda. Tutto ha avuto inizio tre anni fa, quando Anastasia vive e lavora a Voronezh, in Russia, insieme al compagno (ora marito), titolare dell’agenzia di viaggi dove lei è impiegata. L’agenzia si trova all’interno del centro commerciale Galleria Chizhov, il cui legale rappresentante è Klimentov Andry Vladimirovich, vicepresidente della Commissione per il Lavoro e la Protezione Sociale della popolazione, e il cui fondatore è Chizhov Sergey Viktorovich, dal 2007 deputato della Duma di Stato della Russia – entrambi noti esponenti politici del partito “Russia Unita”, il cui leader è Vladimir Putin.Un tour operator cancella una serie di viaggi che l’agenzia aveva venduto, ma Anastasia e il compagno, pur non essendo responsabili delle cancellazioni, si trovano costretti a prendersi carico dei rimborsi. A questo punto inizia una campagna di diffamazione nei loro confronti, per cui la coppia decide di fare ritorno in Italia – dove vive legalmente dal gennaio 2018, e dove la loro bambina inizia a frequentare le scuole elementari. Seppure la vicenda amministrativa sia conclusa, Chizhov e Vladimirovich decidono di avviare un procedimento penale nei confronti di Anastasiia, a detta loro giustificato per vendicarsi della “cattiva pubblicità” causata dall’agenzia situata nella loro galleria. Ottengono – grazie alla loro posizione politica – che venga emessa domanda di estradizione all’Italia, quando in realtà il rappresentante legale dell’agenzia di viaggi è il marito della Chekaeva e cittadino italiano, che non avrebbe potuto essere estradato in Russia. A lui viene diretta una forte campagna di intimidazione e minacce, iniziata immediatamente e motivo principale per cui la coppia torna in Italia – per assicurarsi l’incolumità della famiglia.Gli avvocati Fabio Varone e Pina Di Credico si sono subito attivati, soprattutto dal momento in cui il governo italiano non ha considerato nessuno di questi elementi, non opponendosi minimamente al processo di estradizione. Venerdì 22 gennaio, quando Anastasia viene prelevata e reclusa nel carcere di Sassari in attesa del trasferimento in Russia. La vicenda portata alla luce dal Dubbio Ma ecco che, in attesa di leggere nuova documentazione, il ministero della Giustizia ha deciso di sospendere l’estradizione. Nel frattempo, in seguito a questa disposizione, la corte d’Appello di Sassari ha revocato la misura della custodia cautelare in carcere, disponendo per la donna l’obbligo di dimora nel comune di Arzachena. Fino però ad arrivare ai giorni nostri, ovvero ieri, quando il ministro ha revocato l’estradizione.Un sospiro di sollievo per una vicenda che Il Dubbio ha portato alla luce grazie alla segnalazione dei difensori di Anastasia, gli avvocati Fabio Varone e Pina Di Credito. Di fatto, la donna è sottoposta ad atti persecutori dall’autorità Russa e ha rischiato una estradizione che non assicura il rispetto dei diritti fondamentali, in violazione della convenzione dei diritti dell’uomo e della nostra costituzione che garantiscono il rispetto della libertà personale, il diritto alla difesa e a un giusto processo per Anastasia. Ora però l’incubo è finito. Un atto, uno degli ultimi del ministro della Giustizia uscente, che merita di essere accolto con plauso e riconoscenza. Ha affermato lo stato di diritto del nostro Paese, quello che è carente nel Paese di Putin.