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Abbiamo ascoltato anche in queste ore la dichiarazione stereotipata secondo la quale per l'amnistia in Parlamento non ci sono i numeri e che, invece, occorrono misure strutturali che però non si sa mai "se" e "quando" arriveranno. È il leitmotiv del ministro della Giustizia Andrea Orlando e di tutti i guardasigilli che lo hanno preceduto, ad eccezione della ministra Annamaria Cancellieri.Intanto, il provvedimento di amnistia previsto dall'art. 79 della Costituzione, il ministro Orlando lo riferisce esclusivamente alla situazione carceraria quando, invece, incide soprattutto sullo sfoltimento dei procedimenti penali pendenti: è utile pertanto a far ripartire la macchina della giustizia bloccata da milioni di cause. E non sarebbe poca cosa considerato che il nostro Paese è serialmente condannato dalla giustizia europea per violazione dell'art. 6 della Convenzione Edu quanto a "irragionevole durata dei processi", principio previsto anche dalla nostra Costituzione all'art. 111.Sul sovraffollamento carcerario incide invece l'indulto, anch'esso previsto dall'art. 79, provvedimento che, a differenza dell'amnistia che cancella il reato, depenna l'ultimo periodo di pena: può essere di uno, due o tre anni, come avvenuto per l'indulto del 2006 al quale sciaguratamente, ricordiamolo, non è stata abbinata anche l'amnistia.Sapete quanti detenuti devono scontare meno di un anno? Ben 8.051! E da uno a due anni altri 6.616! Considerato che fra due mesi, tre mesi o un anno saranno comunque scarcerati, non è meglio evitare loro il degrado criminogeno delle nostre galere?Nell'anno del Giubileo dei carcerati (che volge al termine) non si può rispondere a Papa Francesco - che chiarissimamente ha chiesto un atto di clemenza da parte degli Stati di tutto il mondo - che la soluzione stia nella riforma dell'ordinamento penitenziario inserita, nella forma della delega al Governo, in un discutibile ddl che di buono sembra avere solo il titolo "Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi?".Come esponenti del Partito Radicale abbiamo condotto un lungo sciopero della fame sostenuto da oltre 18.500 detenuti per chiedere lo stralcio della riforma dell'Ordinamento penitenziario, ma siamo ben consapevoli che, una volta approvato, i tempi per l'esercizio della delega non saranno brevi. E intanto? Vogliamo lasciare la popolazione detenuta nelle condizioni attuali di sistematica violazione dei diritti fondamentali? Vogliamo lasciare i cittadini italiani a continuare a subire l'irragionevolezza della durata dei processi? Senso di responsabilità e capacità di governo richiedebbero più coraggio e determinazione nell'affrontare la condizione di débâcle della nostra giustizia.Occorre indicare e perseguire, come fa Papa Bergoglio e faceva Marco Pannella, ciò che è giusto e irrinunciabile se non si vuole essere anti-popolari nel timore di essere impopolari. E, magari, ascoltare un po' di più il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, garante attivo della legalità costituzionale.