L'associazione Antigone, che da oltre trent'anni si occupa del sistema penitenziario e penale italiano, ha presentato un dossier che dipinge un quadro allarmante della situazione nelle carceri del Paese. Il rapporto evidenzia una serie di criticità, tra cui un drammatico sovraffollamento, un'impennata nei tassi di suicidio e condizioni di vita che violano i diritti umani fondamentali dei detenuti.

Sovraffollamento alle stelle

Uno dei dati più preoccupanti emersi dal dossier di Antigone riguarda il livello di sovraffollamento raggiunto nelle carceri italiane. Al 30 giugno 2024, le carceri italiane ospitavano 61.480 detenuti a fronte di soli 51.234 posti regolamentari. Il tasso di affollamento ufficiale è del 120%, ma la situazione è ancora più grave se si considerano i posti effettivamente disponibili. Tenendo conto dei 4.123 posti non utilizzabili, il tasso reale di affollamento sale al 130,6%.

La situazione è particolarmente critica in 56 istituti, dove il tasso di affollamento supera il 150%. In 8 strutture, la situazione è addirittura drammatica, con tassi superiori al 190%. Il record negativo spetta al carcere di Milano San Vittore (sezione maschile) con un incredibile 227,3% di sovraffollamento, seguito da Brescia Canton Monbello (207,1%) e Foggia (199,7%). Per la prima volta da anni, anche gli Istituti Penali per Minorenni (Ipm) si trovano in una situazione di sovraffollamento. Al 15 giugno 2024, erano presenti 555 giovani (di cui 25 ragazze) a fronte di soli 514 posti ufficiali.

Un anno prima, i detenuti erano 406. Il 64,1% dei presenti non ha ancora una sentenza definitiva. Il rapporto evidenzia come le condizioni di vita nelle carceri italiane siano spesso in violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, che proibisce trattamenti inumani o degradanti. Nel 2023, sono state presentate 9.574 istanze di risarcimento per queste violazioni. Di queste, 8.234 sono state esaminate e ben 4.731 (il 57,5%) sono state accolte. Le visite dell'Osservatorio di Antigone in 88 istituti negli ultimi 12 mesi hanno rivelato che nel 27,3% delle carceri visitate ci sono celle che non garantiscono il minimo di 3 metri quadri di spazio calpestabile per detenuto, considerato lo standard minimo per una detenzione dignitosa.

Testimonianze scioccanti

Il rapporto include anche testimonianze dirette di detenuti e familiari che descrivono condizioni di vita disumane: celle sovraffollate con temperature che raggiungono i 50 gradi, mancanza di assistenza medica, infestazioni di insetti e roditori, servizi igienici inadeguati e mancanza di attività ricreative o formative. Il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, sottolinea come il sovraffollamento non sia solo una questione di numeri, ma abbia un impatto diretto e devastante sulla qualità della vita all'interno delle carceri.

In un istituto sovraffollato, non sono garantiti solo gli spazi vitali minimi, ma viene compromesso anche l'accesso alle attività, in particolare quelle lavorative, che sono fondamentali per il percorso di riabilitazione dei detenuti. Inoltre, in queste condizioni, diventa estremamente difficile per gli operatori svolgere adeguatamente il proprio lavoro. L'attenzione alle fragilità di molti detenuti, che spesso presentano problematiche complesse, non può essere garantita come dovrebbe. Il risultato è una progressiva spersonalizzazione del detenuto, che rischia di diventare sempre più un numero e sempre meno una persona con diritti e necessità specifiche.

Emergenza suicidi

Il 2024 si sta caratterizzando anche come un anno di emergenza per quanto riguarda i suicidi in carcere. I dati riportati da Antigone sono scioccanti: al momento della stesura del dossier, 58 persone si erano già tolte la vita all'interno degli istituti penitenziari dall'inizio dell'anno. Di queste, 10 solo nel mese di luglio e 12 nel mese di giugno. Se questo trend dovesse continuare, si rischia di superare il tragico record negativo del 2022, quando i suicidi in carcere furono 85. Questi numeri sono un chiaro indicatore del profondo disagio che si vive nelle carceri italiane e dell'urgente necessità di interventi strutturali per migliorare le condizioni di vita dei detenuti.

Il dossier di Antigone sottolinea come un carcere sovraffollato non solo violi i diritti dei detenuti, ma finisca anche per non contribuire alla sicurezza dei cittadini. Il tasso di recidiva in Italia è estremamente elevato: dati al 31 dicembre 2021 mostravano che solo il 38% delle persone detenute era alla prima carcerazione, mentre il 62% ne aveva già subita almeno un'altra. Addirittura, il 18% dei detenuti aveva alle spalle almeno cinque carcerazioni precedenti.

Questi dati suggeriscono che il sistema carcerario attuale non riesce a svolgere efficacemente la sua funzione rieducativa e di reinserimento sociale, fallendo nel prevenire la reiterazione dei reati. Gonnella sottolinea come il sovraffollamento non sia un fenomeno naturale o inevitabile, ma il risultato diretto di scelte politiche. In particolare, viene criticata la direzione presa dal governo Meloni nei suoi primi due anni di mandato, con un aumento considerevole del numero di reati e un inasprimento delle pene per molte fattispecie.

Secondo Antigone, il sistema penale viene utilizzato più come strumento per ottenere consensi nel breve periodo che come mezzo per garantire giustizia e sicurezza nel lungo termine. L'associazione esprime preoccupazione per il ddl sicurezza attualmente in discussione alla Camera, che contiene numerose norme di carattere penale che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione.

Proposte di intervento

L'associazione Antigone ha quindi elaborato un piano di 15 proposte concrete per migliorare le condizioni di vita nelle carceri italiane e renderle più conformi ai principi costituzionali. Al centro del piano c'è il respingimento del pacchetto sicurezza, attualmente in fase di approvazione, che introduce nuove fattispecie di reato come la rivolta penitenziaria e prevede la detenzione per donne incinte o con bambini piccoli. Antigone propone invece di ampliare la liberazione anticipata a 75 giorni per semestre, di consentire telefonate quotidiane ai detenuti e di dotare tutte le celle di ventilatori o aria condizionata e frigoriferi.

Per favorire la socializzazione e il reinserimento, si propone il ripristino del sistema di celle aperte durante il giorno, la modernizzazione della vita carceraria con accesso controllato a internet e l'assunzione di 1000 giovani mediatori culturali e 1000 educatori e assistenti sociali. Viene inoltre sollecitato un maggiore impegno sul fronte sanitario con l'aumento di psichiatri, etno-psichiatri e medici, mentre per un sistema sanzionatorio più premiante si propone di ampliare i consigli di disciplina e introdurre misure alternative come premi.

Tra le altre proposte, Antigone chiede di garantire lo spazio minimo vitale come condizione per l'ingresso in carcere, di consentire ai semiliberi di trascorrere la notte fuori dal carcere, di chiudere le sezioni di isolamento e di trasformare le sezioni nuovi giunti in aree di accoglienza qualificata. Infine, si propone la creazione di team multidisciplinari di poliziotti, educatori e medici per gestire i casi più complessi. Le proposte di Antigone rappresentano un passo importante verso un sistema carcerario più umano e in linea con i principi costituzionali, che punti al recupero e al reinserimento dei detenuti nella società. L'attuazione di queste misure concrete permetterebbe di migliorare le condizioni di vita all'interno delle carceri italiane, riducendo la sofferenza dei detenuti e promuovendo la loro riabilitazione.