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Il primo gennaio rientreranno in carcere 700 persone, formalmente detenute, ma che per due anni hanno usufruito della semilibertà grazie alla misura anti covid che ha consentito di alleggerire i penitenziari. In questi due anni si sono comportati bene, hanno dimostrato responsabilità. Ma nulla. Ora vengono “premiati” con il rientro in carcere. Perché? Lunedì, al Senato, la maggioranza che sostiene il governo Meloni ha bocciato gli emendamenti al decreto anti- rave, con i quali si chiedeva la proroga della misura a firma dei senatori del Pd Walter Verini, Anna Rossomando, Alfredo Bazoli e Franco Mirabelli.
«Il Senato perde l’occasione di fare una cosa giusta: bocciati emendamenti al decreto rave per proroga licenze straordinarie semiliberi. In 700 rientreranno a dormire in carcere a fine anno dopo più di due anni di ottima prova in libertà. Poi dicono che c’è il sovraffollamento», tuona Stefano Anastasìa, il portavoce dei garanti territoriali, che tanto si è speso per chiedere la proroga.
Anche Mauro Palma, in qualità di garante nazionale delle persone private della libertà, ha fin da subito osservato che tali premessi straordinari sono un esempio virtuoso che non va cancellato. Dopo oltre due anni, i semiliberi hanno fatto dei progressi, hanno dimostrato di essere, di fatto, reinseriti gradualmente alla società. Ed ora, con la mancata proroga, retrocedono al punto di partenza, ritornando a varcare le soglie delle patrie galere. La tragedia della pandemia ha, di fatto, come in altri ambiti, trovato impreparate le carceri. Ma dalle emergenze, possono nascere anche azioni positive.
Il sistema penitenziario, per far fronte all’emergenza, ha messo in campo misure previste dalla mancata riforma dell’ordinamento penitenziario. Dall’aumento delle telefonate alle licenze straordinarie. Poteva, appunto, essere l’occasione di creare le condizioni adatte per il rinnovamento. Ma la bocciatura degli emendamenti da parte della maggioranza, sono i primissimi segnali di passi indietro, con il rischio concreto di ritornare al punto di partenza. La speranza è che il ministro della Giustizia Nordio possa rimediare dopo una attenta riflessione, convincendo la maggioranza.
Nel contempo, sul fronte della legge di bilancio, si gioca un’altra partita sul carcere. Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa, ha presentato un emendamento che dispone un ulteriore incremento di spesa di 6 milioni di euro a decorrere dall’anno 2023 per favorire l’attività lavorativa dei detenuti. Nel concreto si tratta di finanziare il beneficio contribuito previsto dalla cosiddetta Legge Smuraglia, quella che prevede la concessione di agevolazioni fiscali e gravi contributivi in favore delle aziende pubbliche e private e delle cooperative sociali che forniscono ai detenuti e agli ex detenuti opportunità di lavoro non inferiori ai trenta giorni, o che svolgono attività formative finalizzate all’assunzione nei confronti dei detenuti, e in particolare dei giovani detenuti, con le quali le amministrazioni penitenziarie stipulano convenzioni.
Il lavoro può essere svolto sia all’interno che all’esterno degli stabilimenti penitenziari. In particolare si definisce lavoro all’esterno quello che, svolgendosi fuori dalla cinta muraria anche presso imprese pubbliche o private, comporta l’uscita del detenuto dal complesso penitenziario.
La distinzione assume rilievo ai fini della concessione delle agevolazioni previste dalla legge. Mentre, infatti, per le Cooperative sociali i benefici trovano applicazione a prescindere dal luogo nel quale le persone detenute o internate svolgono l’attività lavorativa, le aziende pubbliche e private sono ammesse alle agevolazioni limitatamente alle persone impegnate nelle attività lavorative che si svolgono all’interno degli istituti penitenziari.
In particolare, agevolazione è costituita da una riduzione delle aliquote contributive dovute dalle cooperative e/o dalle aziende pubbliche o private, relativamente alle retribuzioni corrisposte ai lavoratori. Lo sgravio è stabilito nella misura dell’ 80% della contribuzione complessivamente dovuta. Per il finanziamento del beneficio contributivo in origine erano destinati complessivamente 5 miliardi di lire (€ 2.582.284,50 Euro) annui. In seguito il Decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76 ha disposto l’incremento dell’autorizzazione ditale spesa di 5,5 milioni di euro annui. L’emendamento del deputato Riccardo Magi, riferito alla Legge di Bilancio, come è detto, dispone un ulteriore incremento di spesa di 6 milioni di euro a decorrere dall’anno prossimo. In settimana, probabilmente da domani giovedì 15 dicembre, dovrebbero iniziare i voti agli emendamenti. Ci si augura che non sia l’ennesima occasione persa sul carcere.