PHOTO
Elevato numero di detenuti con problemi psichiatrici e dipendenza, carenza di persona medico e infermieristico, l’immancabile sovraffollamento che acuisce i problemi. In tutto questo, l'emergenza sanitaria ha avuto un impatto significativo sulla quotidianità detentiva, in termini di possibilità di contatti con l'esterno, fruizione di spazi comuni e possibilità trattamentali. Parliamo del secondo rapporto di Antigone dal titolo” Finestre sul carcere” riguardante la regione dell’Emilia Romagna. Sono passati cinque anni dalla precedente edizione del rapporto sulle condizioni di detenzione di questa regione e, sebbene il comparto carcerario operi in condizioni di perenne emergenza, il quinquennio trascorso spicca per la sua problematicità.
La popolazione detenuta in Emilia-Romagna risulta tra le più numerose del Nord Italia, con un alto tasso di affollamento carcerario. Il rapporto di Antigone mette in evidenza nodi problematici riguardanti l'organico, l'offerta trattamentale, la salute mentale e il tasso di autolesionismo e suicidi. La presenza di oltre 3.400 detenuti, di cui il 47,30% stranieri e il 4% donne, contribuisce all'elevato tasso di affollamento carcerario pari al 105,17%. La presenza di condannati in via definitiva è inoltre elevata, ma il numero di funzionari giuridico-pedagogici è in forte sotto organico in molti istituti. Questa carenza si riflette sulla possibilità di garantire un'adeguata assistenza e trattamento ai detenuti.
La carenza di personale medico, infermieristico, psicologico e psichiatrico all'interno degli istituti è un elemento di grande criticità. Il rapporto evidenzia un tasso di sofferenza mentale in crescita, testimoniato dalle alte percentuali di diagnosi psichiatriche e di dipendenza, nonché dall'ampio utilizzo di psicofarmaci da parte dei detenuti. L'autolesionismo è un fenomeno diffuso, con tassi particolarmente elevati in alcune carceri. Non solo. Viene segnalato un alto tasso di suicidi e tentati suicidi nei primi sei mesi del 2022, con 7 persone che hanno perso la vita. La maggiore fragilità psichica della popolazione detenuta è evidente, e i protocolli di prevenzione del rischio suicidario devono essere accompagnati da interventi sulle condizioni materiali, cura delle relazioni e offerta trattamentale.
Sempre dal rapporto di Antigone si evidenzia che l'istituto penale minorile di Bologna ha subito trasformazioni significative tra il 2020 e il 2022, ma le nuove dinamiche hanno portato a diverse criticità. La carenza nell'area educativa e le preoccupazioni relative alla sicurezza dell'edificio sono alcune delle sfide affrontate. La vita detentiva è più regolamentata, rendendo difficile garantire un'adeguata assistenza ai giovani detenuti. A questo si aggiunge la detenzione femminile. L'Emilia-Romagna non ha istituti femminili, quindi le detenute sono ospitate in sezioni femminili all'interno di carceri maschili. Come rileva Antigone, la ripartizione delle risorse tra popolazione maschile e femminile influenza le opportunità riservate alle donne, sia a livello lavorativo che formativo. Le criticità riguardano anche l'offerta formativa, con alcune carceri che presentano carenze nei corsi scolastici e professionalizzanti.
Un caso particolarmente significativo riguarda il Tribunale di Sorveglianza di Bologna, dove i titoli di studio di uno studente-detenuto sembrano essere stati considerati indice di pericolosità sociale rispetto alla prognosi di recidiva. La questione è diventata un caso nazionale, che è anche approdato a Strasburgo, dove è pendente il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che vede il diretto coinvolgimento di Antigone.