PHOTO
Sono quasi due anni che sentiamo insistentemente parlare di crisi della magistratura, di perdita di credibilità del CSM, di caduta dei consensi relativi all’amministrazione della giustizia, etc…. Dal mio angolo visuale, quale componente laico del CSM, ritengo di avere una visione concreta e adeguata di quanto accade e di quanto è accaduto. Indubbiamente la situazione è, e continua ad essere, di “emergenza”.
L’analisi e l’utilizzo di tutte le intercettazioni ( chat comprese) di Palamara, sta determinando un’alluvione di indicazioni che riguardano moltissimi magistrati e, conseguentemente, un gran numero di procedimenti per “incompatibilità ambientale”, relativamente ai quali si discute animatamente se si sia effettivamente realizzato – per i magistrati coinvolti – il risultato di una perdita di indipendenza e imparzialità nell’esercizio delle loro funzioni. Ma, a parte i procedimenti in corso, il punto centrale è, e deve essere, quello di cercare i rimedi per uscire dalle aberrazioni che si sono realizzate.
SUPERARE IL CORRENTISMO
In tale prospettiva il tema più caldo è quello delle correnti, delle quali si continua a dire che se ne debba fare a meno; cercando di superarle e addossando così loro tutto il male e la responsabilità di ciò che sta accadendo. A questo punto bisogna dunque, realisticamente, fare un discorso concreto. E’ umano, è assolutamente non superabile, il dato che vi siano delle affinità culturali e ideologiche delle persone.
Se mettiamo in un ambiente ristretto anche solo venti persone, dopo un'ora esse si aggregheranno secondo dei comuni sentimenti che hanno e che sono in contrasto con quelli degli altri.
E’ pertanto ovvio che esista un'aggregazione di individui, nel caso i magistrati, che si realizza sulla base di opinioni culturali e di derivazioni ideologiche comuni. Una tale realtà si misura, poi, col tema delle elezioni, che hanno luogo a seguito di vere e proprie campagne elettorali e che vedono come protagonisti quelle aggregazioni.
In tal modo si crea un senso di rappresentatività del gruppo. Ciò è ineliminabile, è assolutamente fisiologico al sistema elettorale. Quindi, i togati che vanno al CSM si sentono, giustamente, i rappresentanti di quella aggregazione culturale che li ha fatti votare e che ha consentito loro di sedere al CSM con tutti i benefici che ne derivano. Questa è la realtà.
Di fronte ad essa è poi “naturale” che quando si vanno a prendere delle decisioni si fa riferimento a tale dato di partenza. Io credo che non sia possibile pretendere che il tema sia superato, se, alla base c'è questa situazione di fatto e di diritto: gli eletti si sentono i rappresentanti di una corrente, il che genera le storture che abbiamo visto, nate proprio in un terreno fertile per realizzare le aberrazioni cui abbiamo assistito.
A questo punto cosa fare? I tentativi sul tappeto e la riforma in cantiere sarebbero nel senso di eliminare le correnti; ma questo è impossibile, finché vi saranno delle aggregazioni culturali costituite in correnti e delle elezioni da queste gestite.
Pertanto i casi sono due: o si istituzionalizza senza infingimenti, senza ipocrisie, il sistema delle correnti, e allora, come spesso si dice, il CSM diviene a tutti gli effetti una sorta di “parlamentino”; ma questo probabilmente è contro il sistema e l’assetto costituzionale vigente. Oppure si supera realmente il problema delle correnti. Io ritengo che a tal fine una possibile soluzione potrebbe essere quella di inserire in qualche modo - per i magistrati designati- l'istituto del sorteggio, perché a questo punto la corrente può essere superata; viene superata dall'alea, dalla sorte e si può così assistere a dei risultati elettorali assolutamente diversi da quelli che erano i desiderata delle stesse correnti. Se c'è il sorteggio, viene meno anche il cordone ombelicale della necessaria rappresentatività; perché, in fin dei conti, la corrente mi ha fatto votare ma poi, dopo, è stata l’alea che mi ha consentito di entrare al CSM. Infatti, non a caso, molti magistrati sarebbero favorevoli al sorteggio.
Un’altra possibile, quanto drastica, soluzione, dovrebbe essere quella di prevedere ( per regolamento interno) che la votazione per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi sia segreta e non palese, così come oggi invece avviene. In tal modo, nel segreto dell’urna, il singolo magistrato si sentirebbe libero di operare una propria scelta, autonoma da quella della corrente di appartenenza ( oggi, infatti, praticamente sempre, fatta salva l’indipendenza di taluno, gli eletti di una stessa corrente votano sempre allo stesso modo).
DISTINGUERE TRA ANM E CSM
Inoltre, e questo è un altro tema interessante, bisogna distinguere fra ANM e CSM, perché il rischio è quello che si abbia l'idea che il CSM non sia altro che una emanazione dell'ANM.
Ma non deve essere così, perché l'organo di autogoverno è istituito soprattutto a beneficio della collettività e della società civile. Questo è un altro aspetto che va considerato: le regole dell’autonomia, dell’autogoverno, dell’indipendenza, sono dei benefici che riguardano il singolo magistrato, ma solo contingentemente; essi sono, in realtà, tutti beni strumentali al fine ultimo, che è quello della corretta amministrazione della giustizia. E’ la società civile che deve concretamente beneficiare di queste prerogative di autonomia della magistratura, e allora bisogna chiaramente uscire dall’interferenza e coincidenza fra l'organo sindacale e corporativo, rappresentativo della magistratura, e l’organo che viceversa assicura l'indipendenza e l'autonomia della stessa nella prospettiva del bene della società.
Ancora una volta, dunque, va sottolineato che il tema delle elezioni e delle correnti non esaurisce la questione, perché è fondamentale il ruolo della componente laica eletta dal Parlamento; in quanto la differenza sostanziale fra l'ANM e il CSM è rappresentata proprio dalla componente laica.
Si tratta di due grandezze che se si sovrappongono individuano fra loro un “elemento specializzante” ( per usare un linguaggio tecnico- giuridico), costituito proprio dalla componente laica.
Questo fa in modo che il CSM non sia la fotocopia dell’ANM. E qui si inserisce il tema della politicizzazione dei rappresentanti laici, in quanto li elegge il Parlamento.
Ma va considerato che ci troviamo in una società diversificata e complessa, in cui il Parlamento, nel bene e nel male, rappresenta la società civile. In tale prospettiva, se la componente laica è quella che deve dare il corretto assetto al CSM, è indispensabile che essa venga eletta dalla società civile. Ma non si può pretendere di realizzare delle elezioni nazionali anche per i componenti laici del Consiglio.
Nell’attuale sistema dunque la componente laica – attraverso il Parlamento - è indirettamente nominata dalla società civile; questa è la garanzia che la collettività ha: avere una magistratura che non coincide con l'esercizio di un potere corporativo. A questo punto il problema è sulle persone scelte ed elette. Il Parlamento, come risulta anche dai lavori preparatori della Costituente, dovrebbe guardare alle personalità che vengono nominate; i laici sono scelti fra professori ordinari di materie giuridiche e avvocati di esperienza, perché è fondamentale avere una competenza e conoscenza delle questioni dell' amministrazione della giustizia; ma al tempo stesso è fondamentale che siano professori e avvocati ( è difficile dire indipendenti, perché poi nessuno è indipendente fino in fondo, perchè culturalmente tutti abbiamo dei condizionamenti) che abbiano una personalità di studioso e di professionista che consenta loro una autonomia intellettuale nei confronti di chi li ha scelti.
Ma il problema torna, ed è quello dei politici, che sono magari anche professori universitari o, il più delle volte, avvocati, ma che, per militanza politica di provenienza, di regola ( salvo lodevoli eccezioni) non hanno e non possono avere una tale autonomia.
LE PORTE GIREVOLI
Questo è il punto, il famoso fenomeno delle “porte girevoli” che la riforma in cantiere sembrava volesse impedire e che adesso, invece, sembra essersi limitata a disciplinare in modo molto più modesto e parziale.
Un'ultima considerazione: io credo che sarebbe opportuno allargare i numeri dei componenti del CSM; se non altro per assicurare un buon funzionamento della sezione disciplinare che è appunto composta, allo stato, da quasi tutti i consiglieri. Attualmente, nell’“emergenza”, essa assorbe talmente tanto le attività del Consiglio, che condiziona negativamente il corretto esercizio dell'amministrazione ordinaria.
Nell'ultimo periodo molte riunioni di commissione spesso saltano perché si dovrebbero svolgere in concomitanza con la sezione disciplinare che assorbe il lavoro di molti dei consiglieri.
A questo punto è evidente la necessità che la sezione disciplinare sia del tutto sganciata dalle commissioni e con un numero di consiglieri tale da non condizionare l'attività ordinaria del Consiglio; evitandosi anche, così, che si creino incompatibilità più o meno manifeste.