Abolirlo no, modificarlo forse.
L’abuso d’ufficio torna a far discutere la politica, all’indomani delle dichiarazioni del ministro della Giustizia
Carlo Nordio, che
al Dubbio ha confermato la volontà di modificare o abolire l’articolo 323 del codice penale per liberare i sindaci dalla cosiddetta “paura della firma”. E a ribadire che tra le priorità del centrodestra c’è anche questa è stato l’ex sottosegretario alla Giustizia e deputato di Forza Italia
Francesco Paolo Sisto, in un faccia a faccia con il direttore del Dubbio Davide Varì al Salone della Giustizia. La sua abolizione, ha affermato, «è un pallino mio e del mio partito». Come reato «è una sublimazione patologica dell’atto amministrativo, illegittimo per vari motivi», con la conseguenza di una «burocrazia difensiva». Il reato è già stato alleggerito dalla riforma introdotta con il decreto Semplificazioni nel 2020, ma la tagliola per i sindaci scatta a causa del combinato disposto con la legge Severino, che obbliga la sospensione di sindaci e governatori in caso di condanna di primo grado. «La presunzione di non colpevolezza – ha affermato Sisto - è però fino al terzo grado di giudizio, quindi non c’è allineamento». Ad accogliere positivamente le parole di Nordio sono soprattutto i sindaci. A partire da
Antonio Decaro, sindaco dem di Bari e presidente dell’Anci. «Le parole del ministro Nordio ci fanno ben sperare rispetto alla risoluzione di un problema annoso che i sindaci denunciano da tempo e che non ha trovato la giusta attenzione del Parlamento e del governo. Oltre a ringraziare il ministro - spiega al Dubbio -, sento di poter dare da subito la disponibilità dei sindaci e dell’Anci a riprendere il dialogo sulle norme relative alla responsabilità dei sindaci che spesso si ritrovano a pagare in prima persona un prezzo troppo alto per situazioni non sempre riconducibili alle loro competenze. Mi auguro, inoltre, che il ministro sarà con noi a Bergamo per l’assemblea dell’Anci sale 22 al 25 novembre per discutere di questa e di altre questioni». Per
Dario Nardella, sindaco di Firenze (Pd), «non c’è bisogno di commentare, per quanto mi riguarda. È sempre stata la battaglia dei sindaci». Mentre a colpire
Simone Uggetti, ex primo cittadino dem di Lodi, che ha perso la fascia dopo una condanna in primo grado poi ribaltata in appello, è stato l’approccio del ministro: «Il fatto di voler convocare i sindaci mi sembra un cambiamento dal punto di vista culturale - sottolinea -. C’è piena collaborazione e non una contrapposizione di poteri. L’abuso d’ufficio è un reato dai contorni vaghi che purtroppo ha margini di interpretazione e di dubbio per i sindaci, ma anche per i dirigenti e, comunque, i decisori, al punto da portare a non decidere o a farlo in tempi lunghi. Più è chiara l’indicazione degli ambiti di responsabilità, più questo Paese ha la speranza di poter migliorare».
Ma se in casa dem la proposta di Nordio entusiasma i sindaci, tra i parlamentari c’è più cautela. Anche perché il reato, affermano i più, risulta già parecchio «svuotato» dopo l’ultima riforma e non rappresenterebbe il vero problema degli amministratori. Proprio per tale motivo, secondo il senatore del Pd
Walter Verini, «Nordio sbaglia mira». Oggi, infatti, «le fattispecie sono molto circoscritte e quindi non interverrei ulteriormente. Il problema reale è la responsabilità che viene attribuita ai sindaci in caso di eventi che non sono questione di responsabilità personale - aggiunge -, ma di responsabilità oggettiva». Gli esempi sono diversi: dal caso
della sindaca di Crema Stefania Bonaldi, indagata dopo che un bambino si è schiacciato due dita della mano nel cardine della porta mangiafuoco della scuola, a quello dell’ex sindaca di Torino
Chiara Appendino, finita a processo per la tragedia di piazza San Carlo. «Quei fatti non possono essere considerati responsabilità dei sindaci - sottolinea Verini -. Ma per tutelare chi sta più in trincea, ovvero i sindaci, allora dobbiamo cambiare - e ci sono le condizioni per farlo - il Testo unico degli enti locali, definendo meglio le norme del processo penale e le responsabilità dentro la pubblica amministrazione». Sulla possibilità di una modifica, afferma comunque il senatore dem, «non c’è chiusura totale, ma vediamo dove e come. La motivazione non può essere quella di Nordio. Se si elimina l’abuso d’ufficio l’avviso di garanzia arriva lo stesso, ma per altre ipotesi di reato. E se l’abuso d’ufficio riguarda questioni rilevanti, il reato deve esistere». A commentare le parole di Nordio è anche
Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, che ha ricordato le proposte già depositate in Parlamento sul tema. In primis quella «sulla revisione della Severino nella parte che riguarda i sindaci e in particolare la modifica sulla sospensione della carica con condanna non definitiva - spiega -, così come una ulteriore modifica del reato di abuso di ufficio e aggiungo la norma sulla responsabilità dei sindaci in merito alle condotte omissive improprie. Se questi provvedimenti non sono stati approvati già nella scorsa legislatura è perché la destra ha preferito fare propaganda sui referendum invece che trovare soluzioni per i sindaci. Se hanno cambiato idea ce lo facciano sapere». In casa 5Stelle è il deputato
Arnaldo Lomuti a garantire un “controllo” sulle possibili riforme prospettate dal centrodestra. «Siamo preoccupati in generale sull’ideale di giustizia che ha Nordio - spiega -. Riguardo all’abuso di ufficio, avevamo mostrato aperture già nella passata legislatura». Ma tali aperture riguardano solo la possibilità di modifiche, «non soppressioni - conclude -. Non abbiamo notizie su come il nuovo guardasigilli voglia mettere in pratica i suoi annunci. Vigileremo». Per la deputata grillina
Stefania Ascari, infine, «abolire il reato di abuso di ufficio è una scelta sbagliata che va contro la maggioranza dei sindaci italiani che amministrano con onestà e trasparenza - spiega -. Il vero tema da affrontare, piuttosto, è la semplificazione: amministrare una città è estremamente complesso e tanti possono essere gli ostacoli, perciò bisogna snellire la burocrazia e spendere più fondi per gli enti locali. Ma se si vuole dare battaglia alla corruzione e alle mafie, non si può pensare di abolire un reato spia quale è l'abuso di ufficio. Chi agisce in buona fede, non ha da temere».