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PIETRO CAVALLOTTI* Ho letto il decreto che, dopo tantissimi anni, ha disposto la restituzione dei beni all’ingegner Lena. Il decreto merita di essere studiato perché segna una rottura netta rispetto all’orientamento seguito dalla sezione “Misure di prevenzione” del Tribunale di Palermo fino alla caduta del “regime Saguto”. Anzi, direi proprio che il decreto afferma dei principi diametralmente opposti rispetto a quelli che hanno consentito ai giudici di quella sezione di confiscare interi patrimoni negli ultimi venti anni. Due aspetti voglio sottolineare. Ho particolarmente apprezzato il rigore dei giudici nella valutazione del racconto dei collaboratori di giustizia di cui è stata vagliata - cosa inedita rispetto al recente passato - la coerenza, la logicità, e di cui è stato richiesto il riscontro obiettivo. Si tratta di un principio mutuato dalla giurisprudenza penale che potrebbe sembrare banale, ma pensate che fino ad oggi sono state usate, contro le persone accusate, le dichiarazioni contradditorie, puramente assertive dei pentiti anche se queste venivano smentite in maniera oggettiva.Anche sotto il profilo patrimoniale, il decreto coglie nel segno. La sperequazione tra redditi e investimenti, da sola considerata, non è più indice di provenienza illecita del bene. Si richiede l’indizio che l’imprenditore si sia avvalso della mafia; serve la traccia che per avviare l’impresa siano state utilizzare risorse illecite.Insomma, la coerenza rispetto a questi princìpi dovrebbe far presagire l’esitofavorevole dei più importantiprocedimenti iniziati durante la reggenza Saguto che sono ancora pendenti presso il Tribunale di Palermo e di cui ho avuto la fortuna di leggere le carte nel corso dei miei studi. Mi sembra che sia stato compiuto un ulteriore passo avanti verso il riavvicinamento del processo di prevenzione a quello penale. Mi chiedo però se, piuttosto che estendere progressivamente le garanzie del processo penale a quello di prevenzione, di volta in volta a seconda del giudice, non sia il caso di abrogare il processo di prevenzione per ricondurre il contrasto - anche patrimoniale - della criminalità organizzata entro il sistema penale tradizionale che, insieme al sequestro preventivo e alla confisca in caso di condanna, prevede adeguate garanzie per il cittadino.Faccio i miei complimenti all’avvocato Dell’Aira che si conferma tra i massimi esperti in materia di misure di prevenzione e i miei più sinceri auguri alla famiglia Lena con la quale ho condiviso e continuo a condividere una importante battaglia di civiltàgiuridica e di libertà.* IMPRENDITORE, DESTINATARIO DI SEQUESTRI NONOSTANTE L’ASSOLUZIONE