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Tornano Vittore Guerrieri e una Puglia profonda ed enigmatica nel nuovo noir della giornalista e scrittrice Caterina Emili, La scimmia e il caporale ( Edizioni e/ o).
Inviata speciale di quotidiani nazionali, autrice e conduttrice di programmi radiofonici, la Emili aveva dedicato al personaggio di Vittore Guerrieri i precedenti Il volo dell'eremita ( 2017) e L'innocenza di Tommasina ( 2018), entrambi pubblicati dalle Edizioni e/ o.
Alla richiesta del protagonista del libro, Vittore Guerrieri, che vorrebbe sapere perché, pur in presenza di una legge, Giuseppe, il caporale del titolo, sia ancora a piede libero, Carmela, impiegata al patronato, si schermisce con un sorriso, “la sua maniera di affrontare le sconfitte”. Lei, invece, cosa risponderebbe?
Carmela rappresenta la tenacia di tanti operatori e sindacalisti che lottano da soli. Il sorriso di Carmela è di acciaio, è la sola speranza che abbiamo contro il caporalato: tenacia, lotta quotidiana, presenza sul territorio, pazienza e lungimiranza. Sì, anch’io se fossi al posto di Carmela, donna che ho conosciuto, indosserei ogni giorno la maschera del sorriso per non pensare allo schifo che mi passa tra le mani.
I sindacati sostengono che della Legge 199 contro il caporalato sia stata attuata solo la parte repressiva e non anche quella preventiva, che riguarda l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, trasporto e accoglienza. Concorda?
Quando ho presentato il mio libro in Puglia, a Ceglie Messapica, tra i relatori c’era il responsabile territoriale Cgil Angelo Leo, un sindacalista che ha sempre combattuto contro il caporalato, che è stato sin da giovane a fianco dei braccianti, assieme alla allora giovane collega Teresa Bellanova, nata proprio a Ceglie Messapica. Uno tra il pubblico ha posto proprio questa domanda e Leo ha risposto che per ora le soluzioni proposte sono state solo repressive, giuste ma insufficienti. Sono d’accordo con lui, a mio avviso occorre togliere ai caporali il mezzo che li rende padroni del mercato del lavoro agricolo. Il pullman, il furgone dei caporali, deve essere sostituito dal trasporto pubblico. Il caporalato è un fenomeno piuttosto recente, nasce proprio con l’uso dell’automobile, dei trasporti su gomma. Prima l’azienda ingaggiava braccianti per i suoi campi nel territorio dove si trovava, ed era un rapporto diretto tra imprenditore agricolo e lavoratore. Poi è subentrata la figura del caporale che, appunto, garantisce manodopera ovunque venga richiesta, la porta direttamente sul posto, la riporta a casa, la sposta alla bisogna, esclude da ogni responsabilità l’imprenditore e si prende soldi dall’imprenditore e dal bracciante stesso. Non a caso una delle innovazioni della legge è attribuire la stessa responsabilità penale al caporale e all’imprenditore che lo usa. In Lazio recentemente ci si è mossi in questa direzione: sei linee dedicate ai braccianti agricoli, sia immigrati che italiani, trasporto gratuito, se in possesso di regolare contratto di lavoro. E qui naturalmente subentra l’esigenza di controlli a tappeto, altrimenti tutto si vanifica.
La suddetta Legge risale al 2016, voluta dall'allora ministro dell'Agricoltura del governo di centrosinistra Maurizio Martina. Pensa che questo nuovo governo giallo- rosso adotterà nuove misure in materia?
Nel passato governo la Lega ha cercato di mettere le mani sulla legge per riportare di nuovo indietro le lancette della storia. Io mi auguro che il nuovo governo punti su una gestione pubblica del collocamento eliminando le false agenzie di somministrazione al servizio delle aziende e dei caporali.
Lo sfruttamento dei braccianti si inserisce in un discorso più ampio. Giudica i diritti dei lavoratori oggi adeguatamente rappresentati? Iniziative come il salario minimo garantito, fortemente appoggiato dal MoVimento 5 Stelle, potrebbero essere determinanti al riguardo?
A mio avviso il salario minimo toglie valore al contratto nazionale, favorisce ulteriormente le violazioni attuate dalle aziende che si servono del sistema del caporalato.
La sua produzione si divide fra narrativa e giornalismo: considera questi due ambiti nettamente separati o in relazione fra loro?
Credo che siano due ambiti abbastanza separati. Ma se hai lavorato tanti anni come me nei quotidiani, se appartieni come me alla generazione che ha indagato su Calvi, Sindona, Brigate Rosse, Tangentopoli, se hai passato la tua vita a trovare il bandolo di infinite matasse, la tua scrittura, per quanto possa essere complessa e stilisticamente ragionata, resterà sempre un meticciato tra giornalismo e narrazione pura.