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«Beppe Grillo non è un politico, parla sempre per conto d’altri». Marco Canestrari, ex dipendente della Casaleggio Associati e autore, insieme a Nicola Biondo di Supernova ( Ponte alle Grazie, 2018) e Il sistema Casaleggio ( Ponte alle Grazie, 2019), conosce molto bene il mondo pentastellato ed è convinto che il fondatore del Movimento 5 Stelle non sia stato ricevuto “casualmente” da Li Junhua.
Dunque, perché Grillo avrebbe incontrato l'ambasciatore cinese secondo lei?
Non è un fatto nuovo. Il primo incontro risale al 2013, quando Grillo e Gianroberto Casaleggio, si recarono per la prima volta all'ambasciata cinese a Roma.
E di cosa parlarono in quell’occasione?
Non si dissero nulla di particolare ma è interessante ricordare che Grillo e Casaleggio non raccontarono nulla di quell'incontro. Lo rivelò l'ambasciata cinese via Twitter che poco dopo rimosse la fotografia dai social. Ma sappiamo di quell'incontro perché ce l'hanno detto i cinesi, non gli invitati. E non era la prima volta di Grillo davanti a un ambasciatore. Già nel 2007 fu convocato da un diplomatico tedesco incuriosito dal fenomeno del V- Day e io c'ero. In quell'occasione si limitò a offrire una sorta di spettacolo privato all'ambasciatore.
Il garante del Movimento era da solo?
In quell’occasione sì. Ma pochi mesi dopo, quando a convocarlo furono gli americani, si presentò anche Gianroberto e parlò solo lui. Si confrontarono su temi economici e di politica interna, perché gli americani avevano già visto potenzialità in quel movimento nascente. L'incontro finì anche tra cabli di Wikileaks.
Crede che Grillo adesso sia stato ricevuto per parlare di «pesto», come ha ironizzato lui stesso?
Il problema non è perché venga ricevuto ma per conto di chi. Perché il fondatore del movimento non è un politico, sulla sua carta d'identità c'è scritto attore, è abituato a recitare un copione scritto da altri.
E chi avrebbe scritto questo copione secondo lei?
Credo Davide Casaleggio, che oltre a essere presidente dell'associazione Rousseau è anche proprietario della sua azienda, la Casaleggio associati, che giusto pochi giorni fa ha invitato il ceo di Huawei ad aprire un convegno per la presentazione del report “Smart Company”. Ma perché mai l'amministratore delegato di un consorzio cinese deve andare a presenziare al convegno di una piccola srl che fattura meno di due milioni di euro l'anno?
Già, perché?
Probabilmente perché il proprietario di quest'azienda è anche proprietario del maggior partito di governo.
E che vantaggi potrebbe ottenere Casaleggio dal rapporto con i cinesi?
Possiamo solo fare delle supposizioni. Ma se qualcuno volesse sponsorizzare, in maniera pubblica ma riservata, un partito come il Movimento 5 Stelle potrebbe usare una società privata come la Casaleggio associati ed entrare in contatto con una forza di governo.
Assodato che si tratta di supposizioni, ma perché mandare Grillo a parlare con l'ambasciatore?
Infatti il vero problema riguarda Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri, scavalcato dal “garante” del suo partito che parla con l'ambasciatore e dal proprietario del suo partito che parla con Huawei.