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Uomini, “maturi” e settentrionali. Ecco le toghe che guadagnano di più
L'ultimo rapporto del Censis sulla situazione reddituale e numerica degli avvocati, pubblicato a febbraio 2021, non lascia molto spazio alle interpretazioni: la professione dell’avvocato è redditualmente sempre meno redditizia, e permangono grandi differenze in termini di guadagni tra professionisti di varie aree del paese, tra uomini e donne, e tra classi di età diverse. Cominciamo ad analizzare il trend del reddito medio dei professionisti del settore legale negli ultimi 10. Rispetto al biennio 2011-2012, dove il reddito era pari o superiore a 47.000 euro, gli anni successivi hanno registrato un calo improvviso e intenso dei compensi, dell’ordine di quasi 10.000 euro l’anno, tanto che nel 2013 il reddito era già sceso abbondantemente sotto la soglia dei 40.000, per toccare il minimo di 37.500 nel 2014. Negli anni successivi, fino al 2017, il reddito medio si era stabilizzato intorno ai 38.000 euro, per risalire a quota 40.000 nei 2 anni successivi (2018-2019). Mancano i dati del 2020, che saranno disponibili presumibilmente verso la fine di questo anno, ma tutto lascia immaginare che si registrerà un calo, presumibilmente rilevante, del reddito medio, sia perché il blocco dell’attività dei Tribunali, e il loro successivo lento riavvio, non può non aver pesato sulla quantità e qualità dell’attività professionale degli avvocati, e sia perché il generalizzato calo del reddito di buona parte della popolazione non rappresenta certo una premessa per il mantenimento dei precedenti livelli di tariffe.Il dato medio del 2019 sopra richiamato nasconde in realtà una situazione molto composita, che vale la pena analizzare. E’ interessante innanzitutto capire la numerosità delle varie classi di reddito, ossia quanti dei 245.000 avvocati che risultano iscritti alla Cassa Forense si collocano sul piano dei guadagni lordi annuali.Per avere un’idea complessiva di questo aspetto, occorre osservare la tabella, riferita ai redditi del 2019, elaborata dal Censis, e pubblicata nel suo rapporto del febbraio 2021. Come si piò vedere la classe più numerosa (anche se di poco rispetto alla seconda) è quella degli avvocati “poveri”, ossia che hanno un reddito annuo lordo derivante dalla professione non superiore a 10.300 euro. Essi sono quasi 70.000, poco meno di un terzo di tutti gli avvocati, se si considera che 23.000 dei 245.000 non avevano dichiarato reddito. Altrettanti (circa 70.000) sono quelli che ottengono dalla professione un reddito compreso tra 20.000 e 50.000 euro l’anno. La terza classe per numerosità è quella che ottiene un reddito compreso tra10.300 e 20.000 euro, contando quasi 44.000 unità. La quarta classe per numerosità, con ben 22.000 unità, è quella che si situa in una fascia reddituale interessante, ossia quella compresa tra 50.000 e 100.000 euro l’anno. Sono invece meno di 10.000 i professionisti del settore legale che guadagnano più di 150.000 euro l’anno, di cui sono solo 1.359 quelli che dichiarano più di 500.000 euro l’anno.Come anticipato, elementi che influenzano il livello reddituale sono la localizzazione geografica, il genere e l’età del professionista. Il rapporto del Censis riporta infatti il reddito medio degli avvocati a seconda della loro collocazione geografica, di genere e anagrafica, che sono riportati in un’apposita tabella (qui riportata).Cominciando con il dato geografico, si scopre che il reddito lordo medio annuo degli avvocati che operano nelle regioni del Nord è in media di 57.600 euro, sensibilmente superiore a quello dei loro colleghi collocati nelle regioni del Centro Italia, che raggiungono un livello di reddito medio di 44.245 euro, e di gran lunga superiore a quello dei professionisti residenti nelle regioni del Sud (incluse le Isole), che si fermano ad un reddito medio annuale di 24.125 euro. La tabella evidenzia anche la differenza reddituale tra la regione “più ricca”, ossia la Lombardia, dove i professionisti forensi vantano un reddito medio annuo di 70.000 euro, e quella meno redditizia per la professione dell’avvocato, la Calabria, dove chi si dedica all’erogazione di servizi legali ottiene, in media, quasi 4 volte meno dei propri colleghi lombardi, non arrivando neppure ad un reddito medio di 20.000 euro l’anno.Anche se non così abnorme, la differenza di reddito a seconda del genere è notevole, e lascia perplessi; in effetti, in media gli avvocati uomini guadagnano più del doppio delle loro omologhe donne: i primi producono in media quasi 54.500 euro di reddito l’anno, mentre le donne impegnate nella professione forense superano appena la soglia di 25.000 euro. E’ invece comprensibile la crescita del reddito con l’età, come mostra sempre la tabella qui pubblicata. In effetti, chi ha sotto i 30 anni si ferma in media ad un reddito di poco superiore a 1.000 euro lordi al mese, che diventano quasi 1.500 nella fascia di età 30-34, per poi crescere a 2.000 euro al mese lordi quando si ha 35-39 anni. Il reddito medio mensile lordo raggiunge i 2.500 euro quando si ha tra i 40 e i 44 anni, per superare la soglia dei 3.000 nella fascia tra 45 e 49 anni. Si va oltre i 4.000 euro lordi mensili tra i 50 e i 54 anni, per arrivare ai 5.000 mensili nella fascia 55-59 anni. Tra i 60 e i 74 anni la media del reddito lordo rimane sopra i 5.000 euro mensili. Insomma, i dati reddituali mostrano che, in media, la professione forense consente di ottenere redditi interessanti solo dopo i 50 anni. I giovani sono avvisati.