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Sulla sospensione di 6 mesi delle udienze collegiali penali a Roma, decisa dal presidente del Tribunale Roberto Reali, continuano ad arrivare reazioni dell’avvocatura. Reazioni che, pur con sfumature diverse, segnalano le carenze di organico prima della «gravità» del provvedimento. Che l’Organismo congressuale forense considera «fonte di grave preoccupazione per tutta l’avvocatura, sgomenta» davanti a una decisione «senza precedenti». Ma «riforme procedurali e ufficio del processo non bastano a risolvere i problemi, se non si mette mano», innanzitutto, alle «carenze di organico dei togati». E il presidente Sergio Paparo, «consapevole del ritardo con cui la politica a fino ad ora affrontato le questioni », assicura che Ocf è «pronto a farsene carico e a elaborare proposte concrete da sottoporre ai nuovi Parlamento e governo».
Il presidente dell’Aiga Francesco Paolo Perchinunno, seppure riconosca «il grave problema della inadeguatezza degli organici della magistratura, in particolare di quella togata», ricorda che «la soluzione non può venire dalla sospensione dei diritti degli imputati e delle persone offese così come sta accadendo a Roma».
Aggiunge Gianluca Nardulli: «In assenza di maggiori risorse umane ed economiche», i magistrati «rischiano di adottare provvedimenti a tutela esclusiva degli interessi di categoria piuttosto che di una efficiente ed efficace gestione del sistema giustizia», ed è per questo che sarebbe necessario introdurre nei Tribunali «figure manageriali».
Movimento Forense, con la presidente della sezione Roma Maria Chiara Ruzza, ha una linea più dialogante: intanto ricorda che «mentre, nel penale, si adotta una sospensione (“dei diritti”) di sei mesi, nei Tribunali civili spesso non è ancora permesso il libero accesso agli uffici». Chiede «un intervento del ministero della Giustizia» e «un tavolo di confronto». E auspica il passaggio a una «dialettica costruttiva tra istituzioni e associazioni», alla «collaborazione tra tutti gli operatori del diritto, nessuno escluso».