Gentile direttore, finalmente anche da parte di almeno qualcuno dell’Avvocatura si leva una voce sulla ipertrofia della nostra professione. Io personalmente, dopo trenta anni circa di professione, la penso come il Collega D’Amico: in Italia siamo troppi. E molti avvocati non vuol dire molta tutela dei diritti. Questo in sintesi determina almeno tre problemi: un mercato (e mi spiace parlare di mercato) con troppi attori quindi con la corsa al ribasso nei corrispettivi, e ciò non si risolve con l’obbligatorietà delle tariffe minime legali perché la concorrenza sleale è comunque dietro l’angolo come la pressione dei soggetti forti; uno svilimento del valore della professione, perché per molti uomini e donne diviene la scappatoia alla disoccupazione intellettuale; infine, e questo è l’effetto peggiore, un decadimento complessivo della qualità e competenza nell’esercizio della professione forense a discapito della difesa dei diritti di chi si rivolge alle toghe. Aggiungo, e sfido chiunque abbia qualche decennio di esperienza alle spalle a smentirmi, che anche grazie alla ipertrofia professionale appare decaduta la stessa qualità complessiva dell’Avvocatura: dal rispetto della deontologia, alla correttezza tra Colleghi, alla dialettica con i Magistrati, sino alla qualità delle stesse difese messe in campo. A volte, purtroppo, con buona pace anche dell’italiano scritto. E nulla hanno da tenere i giovani Colleghi da una seria riflessione sul punto: chi è bravo, competente, all’altezza della professione e dell’innovazione, avrebbe tutto da guadagnare e non da perderci. Concludo con una proposta, o provocazione, se ritenete: sono talmente convinto di ciò che prevederei un esame di riabilitazione straordinario a cui sottoporci tutti, a prescindere dall’anzianità. Con l’obiettivo di almeno dimezzare il numero degli iscritti agli Ordini territoriali. Io mi misurerei volentieri, sarebbe giusto, e non temo una verifica dopo trent’anni dal mio esame di Stato. Con viva cordialità. Corrado Carrubba, Ordine degli Avvocati di Roma. Lettera Firmata Corrado Carrubba, Ordine degli Avvocati di Roma. +++++++
Gentile avvocato Carrubba, intanto grazie per la chiarezza e la civiltà con la quale ha espresso il suo punto di vista, del resto la qualità dei nostri lettori è uno degli elementi che ci rende più fieri. Detto questo mi pare che il giudizio complessivo sia decisamente troppo duro nei confronti della nostra avvocatura che, in anni di populismo feroce e di spregio di ogni forma di garanzia, ha rappresentato un faro per il rispetto dei diritti e del diritto, e un appiglio saldo per le migliaia di cittadini che in questi ultimi due decenni hanno avuto a che fare col nostro sistema giudiziario.
Per quel che mi riguarda finisco qui (ma io e i commentatori del Dubbio torneremo a dire la nostra sulla questione) perché sono più interessato a dare la parola ai lettori che in questi giorni stanno inviando riflessioni su questo stesso argomento che noi, naturalmente, pubblicheremo molto volentieri. La ringrazio per il contributo che dà a noi tutti l'occasione per riflettere sul ruolo dell'avvocatura nei prossimi anni.
Davide Varì Direttore del Dubbio