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Equo compenso, passi avanti nelle tutele per gli avvocati
«L’avvocato che intenda richiedere il titolo di avvocato specialista deve presentare la domanda al Consiglio dell’Ordine degli avvocati (Coa) che tiene l’Albo cui è iscritto. Il Coa verifica la regolarità della documentazione prodotta e la trasmette al Consiglio Nazionale Forense». È quanto precisa il Cnf in una nota illustrativa inviata ai presidenti degli Ordini territoriali con riferimento alle recenti modifiche introdotte in materia di specializzazioni forensi dal decreto ministeriale numero 163 del 1 ottobre 2020. Si tratta del nuovo Regolamento per «il conseguimento e il mantenimento del titolo di avvocato specialista», pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso dicembre, che modifica il precedente testo del 2015 bocciato dal Consiglio di Stato in seguito a una tornata di impugnazioni da parte di alcuni Ordini. «La prima questione che si pone è se il Coa possa richiedere integrazioni istruttorie nel caso in cui la documentazione presentata non sia “regolare”», scrive il Cnf, ritenendo che «la risposta, per ragioni sistematiche, non possa che essere affermativa». L’istante che intenda presentare la domanda – in forma di «autocertificazione/dichiarazione di atto di notorietà di cui al Dpr numero 445 del 2000» – deve dimostrare di aver frequentato, con esito positivo, un corso di specializzazione negli ultimi cinque anni. In alternativa, ai sensi dell’articolo 8 del decreto, l’avvocato dovrà documentare una «comprovata esperienza nel settore di specializzazione». In questo secondo caso, «l’istante dovrà autocertificare di aver maturato un’anzianità di iscrizione all’albo degli avvocati – ininterrotta e senza sospensioni - di almeno otto anni», chiarisce il Cnf. Oltre a certificare «di aver esercitato negli ultimi cinque anni - si legge nella nota - in modo assiduo, prevalente e continuativo l’attività professionale in uno dei settori di specializzazione previsti nel decreto». Per quanto riguarda i giovani “aspiranti”, le cinque maggiori associazioni specialistiche - Agi, Aiaf, Uncat, Unione Camere penali, Unione Camere civili - si sono rivolte alla nuova ministra della Giustizia Marta Cartabia affinché «vengano effettuate quanto prima le nomine della Commissione», altrimenti «non sarà possibile - precisano - avviare i nostri corsi di specializzazione per il biennio 2021-2022». La «formazione specialistica - si legge nella lettera alla Guardasigilli - dopo un tormentato percorso, ha trovato una disciplina (sicuramente perfettibile, ma) compiuta, e finalmente è possibile offrire una opportunità in più ai giovani che si affacciano alla professione per affrontare le sfide del mercato nel momento in cui la crisi si fa più sentire. Questa opportunità deve ora trovare concreta attuazione».