Nel recente periodo la questione relativa alla definitiva soppressione dei quattro Tribunali abruzzesi (Vasto, Lanciano, Avezzano e Sulmona), attualmente in proroga sino al 31.12.2023, sta ricevendo una particolare attenzione sul piano politico, istituzionale e forense.

Il nuovo approccio viene salutato con favore dalle Avvocature locali, intensamente impegnate negli ultimi anni proprio su questo fronte attraverso la dedizione assoluta dei rispettivi Presidenti dei Consigli degli Ordini Territoriali, per cercare di far comprendere presso le sedi opportune, le peculiarità che caratterizzano i territori e i singoli presidi giudiziari interessati, sia in termini logistici, sia in termini di edilizia giudiziaria. È bene ricordare che i Tribunali in questione caddero sotto la scure delle misure di soppressione adottate dal Governo Monti nel 2012, nell’ambito della più generale riforma della geografia giudiziaria. La Regione Abruzzo, in conseguenza dei tragici eventi tellurici del 2009, prima, e del 2016, poi, vide il riconoscimento di proroghe del termine di soppressione definitiva dei Tribunali succitati, poiché l’intera area, già martoriata da grossi problemi di gestione del territorio, non sarebbe riuscita a fronteggiarli, dovendo convogliare su piani ben più urgenti tutte le risorse strutturali dell’epoca, che ancora oggi cercano una stabile definizione.

Nessuna misura di protezione, o privilegio, dunque, come adombrata dai meno accorti, ma anzi una particolare attenzione ai drammi che la popolazione stava attraversando in quei momenti indimenticabili e che la vicinanza dello Stato intendeva manifestare anche attraverso un accesso immediato e agevole al sistema Giustizia. Di qui un’inesorabile e complessa conduzione nel tempo dell’attività giurisdizionale nei citati Tribunali mediante proroghe.

Queste ultime hanno certamente stimolato una costante riflessione ad ampio raggio, sia in ambito locale, sia sull’intero territorio nazionale, circa le scelte fatte con la citata riforma del 2012, evidenziando le criticità di una Giustizia che non fosse ( più) prossima al cittadino (si pensi al rischio di infiltrazioni criminali su territori in larga parte ancora franchi da fenomeni di una certa rilevanza e impatto socio- economico).

Le medesime proroghe hanno tuttavia anche messo in luce un limite intrinseco, poiché, senza essere accompagnate da una contestuale apertura delle piante organiche della Magistratura e del personale amministrativo, mal si conciliano con un’attività di programmazione, tesa a garantire nel tempo efficacia ed efficienza del sistema Giustizia e della giurisdizione, vieppiù in un momento di transizione come quello attuale, denso di riforme significative.

In questo senso, non a caso, l’Abruzzo è stato finalmente riconosciuto come la Regione più flagellata nella nuova geografia giudiziaria. Il 50% del territorio, corrispondente all’area più meridionale della Regione, verrebbe privato di qualunque presidio di legalità. Ed è proprio per questo che si propone un “modello Abruzzo”, un vero e proprio laboratorio in cui studiare ed elaborare più soluzioni volte a superare lo “scempio” della geografia giudiziaria delineata nel 2012 non solo in Abruzzo, ma esteso all’intero Paese: una riforma che all’epoca si arrogava il merito di una razionalizzazione delle risorse del sistema Giustizia, poi rivelatasi in realtà miope sia nel sottostimare la crescente pressione che il carico di lavoro traslato sugli uffici mantenuti avrebbe determinato, sia nell’ignorare il forte richiamo dell’Unione Europea alla Giustizia di prossimità.

Il percorso intrapreso non sarà certamente privo di ostacoli, soprattutto ove si considerino le criticità che l’entrata in vigore delle riforme processuali stanno già comportando e, quindi, non potendosi definire in tempi brevi, negli ultimi giorni, è arrivata la proposta di emendamento al decreto Milleproroghe a firma Sigismondi- Liris che posticipa di almeno tre anni il termine di chiusura definitiva dei Tribunali abruzzesi.

Non parrebbe, tuttavia, una proroga sic et simpliciter, in quanto vengono riaperte anche le c. d. piante organiche nel settore amministrativo e ciò in linea con quanto condiviso e discusso nel corso del recente incontro avuto presso il Ministero della Giustizia.

In attesa che l’iter legislativo dell’emendamento faccia il suo corso si auspica, quindi, un intervento decisivo volto a predisporre anche il già annunciato tavolo tecnico che permetta di creare i presupposti per una stabilizzazione della Giustizia nel medio e nel lungo termine sul territorio abruzzese, prossima al cittadino e celere nella sua operatività.

I tempi sono, quindi, maturi per una condivisione delle strategie, dei piani di sviluppo e dei piani operativi, a cui tutti i protagonisti del settore Giustizia saranno chiamati a partecipare e far sì che si pongano le basi per un cambiamento di visione, in cui la Politica, l’Avvocatura e la Magistratura si troveranno in prima linea a dover affrontare scelte e ad assumere insieme le decisioni per una Giustizia più efficiente che sia davvero in grado di guardare con fiducia al futuro, ponendo al centro della propria azione il cittadino. È il prologo di una riflessione approfondita, di consapevolezza e di responsabilità: di tutti e per tutti, nessuno escluso.