Il Veneto ha bisogno di un nuovo tribunale? Il governo, come ricordato questa settimana dal sottosegretario Andrea Delmastro, rispondendo ad una interrogazione del senatore Pierantonio Zanettin ( FI), si appresta a rivedere la geografia giudiziaria, riaprendo ad esempio i tribunali che erano stati chiusi nel 2012 durante i tagli del governo di Mario Monti. L’iniziativa è stata accolta con favore dall’Avvocatura. C’è un caso, però che sta facendo molto discutere ed è quello del Tribunale della “Pedemontana veneta” che troverebbe ospitalità dove un tempo vi era la sede del soppresso Tribunale di Bassano. La proposta ha trovato la contrarierà degli Ordini del Triveneto, dell’Anm, dei capi degli uffici giudiziari di Padova, Vicenza e Treviso, del presidente della Corte d’Appello e del procuratore generale di Venezia. «Le risorse sono limitate e bisogna decidere come e dove impiegarle. È necessario effettuare una scelta, operando un bilanciamento fra i valori legati alla prossimità e a valori legati alla qualità dell’amministrazione della giustizia», hanno fatto sapere gli avvocati Francesco Rossi, Alessandro Moscatelli e Diego Casonato, rispettivamente presidenti dei Coa di Padova, Vicenza e Treviso.

La riapertura dei Tribunali soppressi dovrebbe avvenire a “risorse invariate”. Ciò significa una redistribuzione delle risorse che operano presso altre sedi e che vedrebbero così accentuate le difficoltà in cui versano per essere private di risorse indispensabili e già insufficienti ad assicurare un servizio dignitoso. Nel Veneto, in particolare, a parte una fisiologica carenza di magistrati pari a circa il 10 percento, a essere deficitari, causa l’elevato costo della vita, sono gli amministrativi. All’Unep di Padova, ad esempio, manca quasi l’ 80 percento del personale. «Se si vuole rispondere alla domanda di giustizia di prossimità che proviene dai cittadini, sarà sufficiente istituire dei presidi relativi alla volontaria giurisdizione, perché è questo il servizio cui i cittadini accedono direttamente», fanno sapere i tre presidenti. Va poi ricordato che il Veneto, rispetto ad altre zone del territorio nazionale, ha una efficiente rete stradale e ferroviaria, ad iniziare proprio dalla nuova superstrada della Pedemontana. «Il Tribunale, anche se dislocato nel capoluogo, è comunque, per moltissimi utenti, più vicino oggi di quanto non fosse la vecchia sede poi soppressa», aggiungono i tre presidenti. E poi c’è il tema della trattazione delle udienze da remoto. «Oggi moltissime udienze civili vengono trattate in via cartolare o in videoconferenza e le sedi di Tribunale sono spesso deserte, tanto da porre seri interrogativi nell’immediato futuro in ordine al loro utilizzo e alla necessità che conservino le dimensioni attuali: anche solo pensare, quindi, di aprire una nuova sede appare francamente fuori dal tempo in cui viviamo», fanno sapere gli avvocati.

Un tribunale di piccole dimensioni, infine, avrebbe problemi in termini di qualità del servizio giustizia, legata anche alla specializzazione degli operatori, siano essi magistrati o avvocati. «Lo scibile giuridico – puntualizzano Rossi, Moscatelli e Casonato – è ormai di tale ampiezza che non è più ipotizzabile che vi siano soggetti capaci di occuparsi di tutto: le diverse materie ed i riti applicabili presuppongono una inevitabile specializzazione e solo dei magistrati ( e degli avvocati) specializzati potranno garantire la qualità della giurisdizione e nel contempo la sua celerità». E questo non potrà essere assicurato nel nuovo Tribunale della Pedemontana, dove nel migliore dei casi «saranno addetti una decina di magistrati, che faticheranno a comporre i collegi in ragione delle incompatibilità e ai quali non sarà, nella sostanza, possibile assegnare la trattazione solo di alcune tipologie di controversie».

I tre presidenti hanno infine fatto una considerazione che meriterebbe un approfondimento anche al Csm. «I Tribunali di dimensioni estremamente ridotte, come sarebbe quello di Bassano, sono i luoghi in cui più frequentemente si manifesta l’autoreferenzialità e il protagonismo, per assenza di controllo sociale. Il magistrato solo, che non può confrontarsi con colleghi che trattano le sue stesse questioni, può finire per assumere contegni e orientamenti legittimati solo dalla circostanza che in quel luogo è solo lui a decidere. E ciò può portare con sé rapporti connotati da opacità, generati dalla necessità di ingraziarsi la benevolenza di chi è arbitro unico dell’amministrazione della giustizia». Fenomeni di cui, ovviamente, non si sente il bisogno e che non rispondono né agli interessi delle imprese né a quelli dei cittadini. «Il governo è stato molto vago su queste riaperture», ha commentato invece Zanettin, secondo cui il Tribunale della Pedemontana, per i motivi già esposti, oltre a nascere morto «ammazzerebbe anche contemporaneamente il Tribunale di Vicenza»