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Più patrimonio e più iscritti. È questo in sintesi il quadro tracciato dal rapporto annuale di Adepp, intitolato “Previdenza, investimenti e welfare”, presentato ieri al Museo Ninfeo di Roma, relativamente alla situazione delle 20 Casse previdenziali di altrettante categorie di professionisti associate, appunto, ad Adepp. Insomma, al contrario della previdenza pubblica, il cui patrimonio netto è negativo (-14 mld nel 2022, come risulta dal bilancio dell’Inps), quello delle Casse dei professionisti continua a crescere, tanto da arrivare nel complesso a 108 miliardi di euro a fine 2021, segnando quindi un aumento di 8 mld rispetto all’anno precedente, e un +60% rispetto al 2013. Patrimonio che ha anche una funzione di volano per l’economia italiana, visto che circa il 50% resta in Italia (il 34% investito, la restante parte in liquidità, altre attività e polizze assicurative), così come di sostegno per i conti dello Stato, considerato che nel 2021 sono stati versati all’erario 765 milioni dall’insieme delle 20 Casse riunite in Adepp. Non solo, ma nel 2021 le 600mila prestazioni, sia previdenziali sia assistenziali, erogate dagli enti dei professionisti, valevano 7,7 mld euro, di cui 530 milioni per finalità di welfare. Si tratta di un importo superiore del 10% rispetto a quello erogato nel 2020, e addirittura del 120% in più, se si confronta con quello del 2005. Le prestazioni rimangono comunque inferiori alle entrate contributive, che nel 2021 ammontavano a 11,4 miliardi di euro, la cui differenza contribuisce così alla crescita del patrimonio per 3,7 mld. Stesso trend di crescita si registra per il numero di iscritti, ossia di contribuenti delle Casse previdenziali dei professionisti, che ormai ha raggiunto la quota di 1,7 milioni, di cui 1,59 milioni di attivi, e 0,1 milioni di pensionati che continuano la loro attività.Si tratta di una crescita del 1,14% rispetto al 2020, e del 30% rispetto al 2005. Il trend di quasi costante crescita degli iscritti, spiegano dall’Adepp, è dovuto solo in parte ai nuovi ingressi, pesando anche l’aumento dell’età di pensionamento, e la prosecuzione dell’attività professionale da parte di un numero sempre maggiore di pensionati. Vale la pena sottolineare come i professionisti iscritti alle 20 Casse dell’Adepp rappresentano una componente importante dell’occupazione nel nostro paese, pari oggi a circa il 7,3% degli occupati in Italia (23,2 milioni a ottobre 2022).Insomma non deve sorprendere quindi il commento soddisfatto del presidente di Adepp, Alberto Oliveti, secondo il quale «abbiamo portato avanti con successo il ruolo che ci fu assegnato dal decreto legislativo di privatizzazione, rispettandone le regole e costruendo valore. Quest'esperienza di mutualità intercategoriale, come la definisce la Corte costituzionale, ha dimostrato nei suoi atti di aver prodotto risultati positivi nel mondo delle professioni». Al tempo stesso però Oliveti, alla luce del contributo delle Casse alle entrate dello Stato, fa una esplicita richiesta al governo, quella di «rivalutare i criteri di sostenibilità in coerenza con i tempi che corrono, insieme ad una fiscalità che rispetti la finalità originaria del nostro mandato. Inoltre ci aspettiamo che la dovuta attività di vigilanza e controllo si svolga in coerenza al ruolo che ci fu assegnato con la privatizzazione, nell’auspicio di una riduzione dell’incertezza legislativa e giurisprudenziale che oggi caratterizza questa materia». Il rapporto mette inoltre in luce un gap reddituale esistente tra gli iscritti, dovuti al genere, alla generazione, e alla collocazione geografica dei professionisti. Per esempio, il 50% delle professioniste (che sono oggi il 42% del totale degli iscritti agli enti previdenziali che fanno capo a Adepp) ha un reddito inferiore ai 16.500 euro lordi l’anno, mentre la metà degli uomini ha un reddito inferiore ai 26.000 euro. Ugualmente gli under 40 guadagnano meno della metà dei colleghi over 50, così come i professionisti del Sud Italia percepiscono il 47% in meno dei loro colleghi che lavorano al Nord. Ad ogni conto, gli iscritti alle 20 Casse di Adepp hanno avuto nel 2021 un reddito medio di 36.000 euro, una cifra inferiore di circa 1.000 euro rispetto a quella ottenuta nel 2020. Un altro dato che emerge dal rapporto, e che dovrebbe suscitare una opportuna preoccupazione, è la riduzione della quota di iscritti agli enti previdenziali dei professionisti che hanno un’età inferiore a 40 anni, quota passata dal 41% del 2005 all’attuale 28%, mentre, di converso, è raddoppiata la quota degli over 60, passata dal 10% al 20%. Il risultato è che l’età media degli iscritti alle Casse dell’Adepp è oggi di 48 anni. Insomma, se finora tutto sta andando bene per la previdenza dei professionisti, in un futuro più o meno lontano potrebbero addensarsi non poche nuvole.