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di Vincenzo Comi* Caro Direttore, ripartono le crociere ma non riparte la giustizia penale, almeno a Roma. È del 4 agosto l’ultimo provvedimento del presidente del Tribunale di Roma che ratifica anche dal primo settembre una partenza a marce ridotte dei processi penali e di tutta l’organizzazione giudiziaria. Le udienze riprenderanno a singhiozzo, le cancellerie riceveranno gli avvocati solo su appuntamento, il deposito degli atti per tutti gli uffici avverrà presso un presidio, così detto punto unico. E intanto arrivano i rinvii delle udienze alla primavera 2021. È fondamentale garantire la sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro ma è altrettanto necessario attivare tutti gli strumenti disponibili per far funzionare la giustizia penale, che rappresenta una funzione prioritaria per uno stato di diritto. Il processo penale involge diritti fondamentali dei cittadini. E questi diritti sono assicurati dalla presenza e dalla prestazione professionale degli avvocati. Solo un’idea populista di giustizia può identificare l’avvocato come un estraneo al sistema, come un ostacolo al funzionamento della macchina. C’è un cartello affisso nei pressi di una scala del tribunale di Roma che ne riserva l’uso al personale interno, escludendo gli avvocati. Ed è capitato a qualcuno di essere ripreso da un solerte dipendente, salvo poi affiancarsi disinvoltamente al bar. L’accesso alle cancellerie per appuntamento fissato a discrezione del personale amministrativo senza limiti di tempo dalla richiesta costituisce una modalità di lavoro che condiziona – se non pregiudica – l’esercizio del diritto di difesa. Le informazioni sui procedimenti penali, il deposito delle istanze, la consultazione dei fascicoli non può essere rimessa alla discrezionalità delle cancellerie. Va dato atto di tante ottime individualità, ma gli uffici devono essere a disposizione dei difensori come dei giudici e dei magistrati del pubblico ministero. È una deriva pericolosa che si nasconde dietro provvedimenti che, nel nome di un’emergenza sanitaria, finiscono per tenere il difensore fuori dal tribunale e quindi dal processo. Perché il processo è anche preparazione della difesa. La tecnologia è preziosa se efficace e risolutiva, se il difensore può consultare da studio i fascicoli, se può avere copia immediata degli atti o delle sentenze, se può avere informazioni in tempo reale sullo stato del procedimento. Oggi siamo ben lontani da questa realtà, purtroppo. Serve coraggio, e un intervento che organizzi il funzionamento della giustizia penale in maniera efficace e con il riconoscimento di tutti i ruoli. Avviso ai naviganti: il difensore è una parte essenziale del processo che garantisce i diritti dei cittadini, per chi si fosse distratto durante il lockdown. *Vice presidente della Camera Penale di Roma