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«Le garanzie costituzionali rappresentano, per il Movimento 5 Stelle, un patrimonio da difendere. Anzi da rafforzare: non a caso abbiamo deciso di inserire nella Carta una previsione chiara sul ruolo di garanzia dei diritti svolto dagli avvocati». Stefano Patuanelli, presidente dei senatori del M5S, è un moderato con un’idea fissa: spalancare ai cittadini il sistema dei diritti. Si è battuto per portare a casa la nuova class action, riforma cara al guardasigilli Bonafede. E, del ministro di Giustizia, Patuanelli diventa ora testimone in un’altra scelta significativa: il riconoscimento in Costituzione del rilievo dell’avvocato: è lui il primo firmatario del ddl depositato una settimana fa in Senato e sottoscritto anche dal capogruppo della Lega Massimiliano Romeo. «Manteniamo l’impegno assunto da Bonafede di fronte al Cnf», dice Patuanelli al Dubbio. Ma il presidente dei senatori cinquestelle non cambia la linea affermata dal Movimento sulla giustizia: «Fermezza e certezza della pena, innanzitutto sulla corruzione». L’imprescindibilità delle garanzie resta dunque intrecciata con una visione “general-preventiva” della giustizia penale. Anche a costo di far vacillare alcuni limiti imposti dalla Costituzione, come avvenuto con l’esclusione dalle misure alternative prevista, nella “spazza corrotti”, anche in forma retroattiva. Le scelte sui reati contro la Pa rappresentano «una questione di equità sociale e di pari opportunità per i cittadini», è la posizione dalla quale, risponde Patuanelli, il Movimento non intende arretrare. Tra le priorità della maggioranza emerge la difesa del ceto medio. Riconoscere il rilievo costituzionale dell’avvocato è anche un atto di giustizia per le libere professioni, colpite negli anni dai “governi tecnici”? Dev’essere considerato un riconoscimento del ruolo e della professionalità della figura dell'avvocato. C’era un impegno assunto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di fronte al Consiglio nazionale forense. Con questo testo presentato al Senato, il Movimento 5 Stelle mantiene la parola data: nei prossimi mesi procederemo con l’esame del testo su cui, lo ricordo, si sono aggiunte le firme dei colleghi della Lega, a garanzia della volontà di approvazione di questo provvedimento importante. L’intervento riguarda lo specifico rilievo costituzionale della funzione del difensore, più che il ruolo delle libere professioni, con le quali al ministero della Giustizia è in corso un confronto sulle problematiche più urgenti. Nel ddl costituzionale si afferma che l’avvocato garantisce, in generale, la “tutela dei diritti” e, nel processo, “il diritto inviolabile alla difesa”: la tutela delle garanzie è quindi una priorità assoluta? I diritti di ogni cittadino e le garanzie costituzionali per noi sono un patrimonio da difendere e rafforzare. E per questo inseriamo in Costituzione una previsione chiara sul ruolo di garanzia dei diritti svolto dagli avvocati Ma gli avvocati, soprattutto i penalisti, sono critici su diversi provvedimenti approvati di recente: dalla preclusione delle misure alternative ai rei di corruzione, all’abolizione dell’abbreviato per i reati da ergastolo e alla legittima difesa. Come si concilia l’attenzione all’effettività della tutela dei diritti con misure così estreme nel penale? La corruzione è una vera emergenza per il nostro Paese. È ormai anche superfluo snocciolare i dati sulle ripercussioni negative che provoca sull’economia, sull’equità sociale, sulla parità di opportunità per ogni cittadino. Il Movimento 5 Stelle è al governo del cambiamento per combatterla come non era mai stato fatto prima. Serve perciò anche assicurare fermezza e certezza della pena per corrotti e corruttori. Lo stesso discorso vale per il rito abbreviato. Riguardo alla legittima difesa, si ricordi che è entrata in Parlamento in una versione proposta dalla Lega decisamente più estrema: grazie al lavoro che abbiamo fatto in commissione Giustizia il testo è più equilibrato. Non si crea alcun far west, tra le altre garanzie rimane l’irrinunciabile valutazione del giudice. I principi di “libertà, autonomia e indipendenza” dell’avvocato affermati dal vostro ddl sono anche un argine di fronte alle degenerazioni delle società tra avvocati? Una norma contenuta nella Costituzione è una garanzia generale e al di sopra di ogni altra previsione. Sia per la riforma del processo civile che per il penale, il ministro Bonafede ha voluto il confronto con l’avvocatura: questo metodo sarà seguito anche per altri interventi sulla giustizia? Certo, lo dimostrano i fatti. Il metodo seguito dal ministro Bonafede è il metodo 5 Stelle: confronto con il Paese reale, con tutte le parti in causa, raccogliendo le proposte migliori e facendo una sintesi nell’interesse della collettività.