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La sezione gip- gup del tribunale di Cosenza detta le linee guida sulle richieste di patteggiamento, scatenando la reazione della Camera penale. Che, dal canto suo, bolla come «inverosimile» l’iniziativa, denunciando un pregiudizio dal quale potrebbe scaturire anche la «richiesta di ricusazione di tutti i giudici che hanno partecipato all’elaborazione del documento». La polemica, scoperchiata dal Quotidiano del Sud, ha a che fare con la nota inviata dall’ufficio gip- gup cosentino al procuratore Mario Spagnuolo, che ha poi inoltrato tale comunicazione ai sostituti procuratori del suo ufficio, precisandone la natura «riservata». Una nota con la quale venivano indicate delle linee guida redatte dai magistrati della sezione sulle richieste di patteggiamento in materia di reati di bancarotta e di stupefacenti e che «saranno d’ora in poi seguite». Nel primo caso, il documento annuncia che «saranno tendenzialmente rigettate» le richieste di patteggiamento con pene pari o inferiori a due anni per le distrazioni superiori a 100mila euro e «sempre che il valore del distratto sia irrisorio o comunque percentualmente minimo rispetto alla massa» quando la richiesta di patteggiamento non preveda anche la restituzione del profitto illecito. Per quanto riguarda i reati di droga, invece, «la riqualificazione delle condotte illecite, ai sensi del comma 5 dell’articolo 73 del dpr 309/ 90 sarà valutata con rigore allorquando si sia in presenza di plurime condotte di spaccio, anche se la quantità di sostanza stupefacente spacciata sia, singolarmente considerata, di modesta entità» e analogamente «con maggiore rigore sarà valutata la concessione delle circostanze attenuanti generiche nell’ipotesi di condotte reiterate nel tempo e di precedenti specifici».
Indicazioni che per gli avvocati della Camera penale “Fausto Gullo” rappresentano un precedente grave.
Secondo i penalisti cosentini, infatti, la redazione di linee guida che incidono sull’interpretazione normativa procedurale «si appalesa come una evidente violazione del principio di autonomia e di indipendenza dei giudici, soggetti soltanto alla legge». Tale documento è apparso, insomma, come una sorta di indicazione «preventiva» e, dunque, un pregiudizio, che spinge gli avvocati a minacciare la possibilità di richiedere la ricusazione di tutti i giudici coinvolti. Ma non solo: a infastidire i legali è anche il fatto che tale nota, bypassando l’avvocatura, sia stata inoltrata al procuratore Spagnuolo, «parte pubblica del processo, deputata ad esprimere il consenso sulle richieste di patteggiamento proposte dalla difesa», che confermerebbe, secondo la Camera penale, «il sempre vivo tema della separazione delle carriere dei giudici e dei pm».
Nel merito, secondo gli avvocati, il documento evidenzierebbe «un aprioristico rigore che, prescindendo dal caso concreto, dissuade la difesa dalla scelta dei riti alternativi ( patteggiamento e giudizio abbreviato) con un macroscopico e patologico intasamento del dibattito».
Ma per il presidente di sezione, Piero Santese, si tratterebbe soltanto di un malinteso: lungi dal voler anticipare le decisioni o abbassare le soglie di ammissibilità dei patteggiamenti, l’intento era quello di «rispecchiare le comuni e concordi riflessioni dei giudici della sezione sin punto di adeguamento della pena alla diversa gravità dei reati contestati», in ossequio «a un’esigenza di trasparenza». Nessuna invasione di campo, dunque, e nessuna volontà di escludere dalla discussione gli avvocati, fermo restando che «la decisione nel caso concreto sarà sempre connessa alle specifiche peculiarità dello stesso, sulla base di autonome valutazioni del giudice titolare del procedimento». La Camera penale, intanto, ha convocato un’assemblea per martedì prossimo, anche al fine di assumere «tutte le iniziative e le determinazioni più opportune» .