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Equo compenso, altra vittoria del Coa presieduto da Antonino Galletti
La Cassazione è intervenuta sulla delicata questione dei compensi per l’attività professionale degli avvocati. Lo ha fatto con la sentenza delle Sezioni unite civili numero 19427/2021, depositata ieri, 8 luglio, nella quale, accogliendo la tesi sostenuta dal Coa di Roma, rileva che è consentito seguire la via del procedimento monitorio per veder riconosciuto il diritto dell’avvocato a ottenere i compensi. Una decisione innovativa che evita, in questo modo, le strade fino ad oggi percorse: quelle lunghe e onerose del giudizio ordinario o del rito sommario di cognizione. Un risultato storico per il Consiglio dell’Ordine capitolino e per l’avvocatura in generale, che premia la tenacia dell’istituzione presieduta da Antonino Galletti. Un risultato non casuale, frutto di una costruttiva interlocuzione con la magistratura. In modo particolare con il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, che ha consentito di giungere a una soluzione definitiva. La Procura generale, infatti, è divenuta portavoce dell’istanza formulata dal presidente Galletti. Di qui la pronuncia delle Sezioni unite, che hanno evidenziato il principio di diritto secondo il quale è riconosciuta all’avvocato la tutela del proprio credito, tramite decreto ingiuntivo, per le parcelle accompagnate dal parere di congruità dell’Ordine. Presidente Galletti, la Cassazione si è espressa sulla questione dei compensi per l’attività professionale degli avvocati, dando ragione al Coa di Roma. Un successo che sottolinea l’impegno a beneficio dell’intera avvocatura. Certamente si tratta di una soddisfazione enorme, che risolve un problema annoso e che premia il nostro Coa sia nel merito della decisione assunta in punto di diritto, col riconoscimento pieno delle nostre ragioni, e sia per la scelta del procedimento seguito mediante l’invito alla Procura generale, che ho formulato nel dicembre del 2019. In quella occasione chiesi di avviare il procedimento speciale previsto dall’articolo 363 del Codice di procedura civile, volto ad enunciare i principi di diritto nell’interesse della legge. Quali sono gli elementi principali su cui verte la sentenza delle Sezioni unite? La sentenza chiarisce in modo analitico il sistema, ricostruisce il quadro normativo relativo al tema delicato della liquidazione dei compensi agli avvocati e ribadisce con forza la spettanza in capo all’Ordine del potere-dovere di intervenire in sede di procedimento di opinamento, mediante l'emissione di pareri di congruità, che poi sono utili all’avvocato per avviare in sede giudiziale il procedimento monitorio finalizzato all’ottenimento del decreto ingiuntivo. Un risultato storico. Lo possiamo definire così? È un risultato che premia la costante interlocuzione inter-istituzionale e con la magistratura anche laddove le posizioni, come in questo caso, erano distanti e addirittura contrastanti. Soltanto una avvocatura autorevole e apprezzata può ambire ad ottenere risultanti importanti sia nel merito e sia nel metodo. In questa battaglia giudiziaria non è mancata la proficua interlocuzione con la Procura generale presso la Cassazione... La Procura generale ha aderito alle nostre istanze, le ha perfettamente fatte proprie e rappresentate dinanzi alle Sezioni unite civili, con ciò premiando la costante interlocuzione e le ragioni che abbiamo espresso in tutte le sedi. Anche mediante l’ausilio di autorevoli pareri acquisiti da insigni colleghi, che hanno generosamente collaborato per l’ottenimento del risultato. Ci sono altre battaglie che il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma sta portando avanti? Dopo la pandemia, occorrerà sostenere i colleghi nella cosiddetta ripartenza, sollecitando il governo e il Parlamento ad intervenire in modo immediato sui tre crinali: personale amministrativo e della magistratura, infrastrutture telematiche e infrastrutture edilizie. Senza personale amministrativo, magistrati e con infrastrutture telematiche ed edilizie fatiscenti non è possibile ipotizzare una vera riforma di sistema. Occorrerà investire al meglio le risorse a disposizione. Noi, come sempre, siamo a pronti a ogni collaborazione e leale cooperazione. Come valuta le riforme sul processo civile e penale in cantiere? Vedremo i testi finali, ma l’idea che la riforma della giustizia possa avvenire tramite interventi sui riti o sui diritti non ha mai portato lontano. Occorrono pochi e mirati interventi, ma si deve spendere molto di più e con rapidità sulle vere e proprie emergenze che esistevano prima della pandemia, e che restano le stesse anche dopo: deficit di magistrati, di personale amministrativo, infrastrutture telematiche ed edilizie obsolete e fatiscenti.