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Un episodio molto spiacevole ha interessato qualche giorno fa gli avvocati Cecilia Turco, Andrea Mitresi, Michele Passione e Gabriele Bordoni. Il fatto, come ha rilevato la Camera penale di Pistoia, ha rappresentato uno «scempio della funzione difensiva».
I quattro penalisti, dopo un’udienza davanti alla Corte d’appello di Firenze, sono stati aggrediti verbalmente. Un’inaudita esplosione di urla, offese e minacce dirette agli avvocati, che sono stati costretti, per il clima pesante venutosi a creare, ad uscire da una porta laterale del palazzo di Giustizia scortati dalle forze dell’ordine.
Il motivo di tanta acrimonia? L’aver esercitato la funzione difensiva in favore di due imputati accusati di violenza sessuale ai danni una minorenne. Un’attività che, secondo qualcuno, è a dir poco intollerabile; inammissibile in riferimento all’avvocata Cecilia Turco (presidente dell’Ordine degli avvocati di Pistoia e presidente della Unione distrettuale degli Ordini forensi Toscani). Nei suoi confronti l’"accusa” è stata quella di difendere, da donna, i presunti aggressori di un’altra donna. «Come se - si legge in una nota della Camera penale pistoiese - la difesa avesse o dovesse avere un genere o un’età o una morfologia prestabilita, di lombrosiana memoria. Come se la difesa fosse un qualcosa di secondario o addirittura di fastidioso all’interno del processo, è stato anche metaforicamente tolto ai nostri colleghi, da coloro che protestavano non pacificamente, il diritto di uscire dal Palazzo di giustizia in sicurezza, con dignità e a testa alta, diritto che dovrebbe essere riconosciuto a qualunque parte processuale. E ciò nonostante, pur avendo gli avvocati difensori degli imputati cercato di mantenere un profilo basso, anche per motivi di ordine pubblico, usciti quindi da una porta laterale, come accade solo alle tifoserie al termine di un derby acceso, come se i processi fossero poco più che una partita di campionato, i nostri colleghi sono stati aggrediti verbalmente da parenti ed amici della parte civile, accusati addirittura, ma come sempre più spesso accade, di incarnare loro stessi il fatto di reato che difendevano».
Sulla vicenda l’Unione distrettuale degli Ordini Forensi della Toscana ha espresso solidarietà agli avvocati aggrediti verbalmente in un lungo documento il cui contenuto è stato fatto proprio anche dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Firenze, presieduto da Sergio Paparo. L’Unione distrettuale degli Ordini forensi si sofferma pure su un episodio verificatosi in occasione della pronuncia della sentenza di primo grado quando si verificò «una rivendicata “sollecitazione” della parte civile all’ufficio della Pubblico Ministero ad impugnare, in modo inammissibile stante il rito abbreviato che ha caratterizzato il processo, la decisione di condanna con il beneficio della pena sospesa emessa nei confronti di un coimputato, sostenendosi e urlandosi il principio secondo cui la pena, qualsiasi pena, deve avere carattere afflittivo».
«Cosa ancora più grave è stata - aggiungono gli Ordini della Toscana -, alla luce di tutto ciò, la preordinata offesa che si è voluto proferire così alla giurisdizione tutta, trasformando una aula di giustizia e il palazzo ove essa è celebrata in una cassa di risonanza del risentimento e di forme di vendetta privata, disconoscendo la sacralità per la Repubblica della funzione giurisdizionale». Gli Ordini toscani non nascondono preoccupazione per l’accaduto e ritengono “eversivo” ogni contegno «diretto a privare la giurisdizione del monopolio dell’alta funzione che viene ad essa assegnata dalla Costituzione, oltre che dalle Convenzioni Internazionale cui, da sempre, la Repubblica aderisce».
Il documento dell’Unione si chiude con un invito rivolto agli avvocati, «in particolare quelli onerati dal munus di assistere le persone offese e i loro familiari a voler intervenire immediatamente in caso di intemperanze dei propri assistiti, oltre che ad astenersi dall’assumere iniziative processuali evidentemente contrarie alle leggi e alla medesima lealtà e dignità che la professione impone a tutti noi di ossequiare». Solidarietà agli avvocati del Foro di Pistoia (Turco e Mitresi) è stata espressa anche dalla sezione locale dell’Aiga.