Con tutta probabilità le condizioni in cui versa l’avvocatura bielorussa sono le peggiori in Europa.

La professione forense è assoggettata al potere statale e gli avvocati degli oppositori politici sono sistematicamente equiparati ai loro assistiti. Lo sa bene Maria Kolesava- Hudzilina che con altri colleghi è impegnata a far conoscere le attività della Belarusian Association of Human Rights Lawyers (Bahrl), fondata nel 2023.

«Attualmente – dice al Dubbio Kolesava- Hudzilina - sono sotto processo in contumacia per terrorismo, estremismo, tentata presa del potere e altri articoli del codice penale bielorusso. Il motivo? Ho semplicemente fatto il mio dovere, difendendo i miei clienti che sono oppositori politici del presidente Lukashenko. Io e i miei connazionali desideriamo tornare nel nostro Paese e vivere nella Bielorussia democratica. Non vogliamo essere riportati a casa come cenere». Attualmente 6 avvocati sono in carcere, un centinaio sono stati radiati dall'albo e oltre 250 legali hanno deciso di non esercitare più la professione. È troppo pericoloso.

Avvocata Kolesava- Hudzilina, la Bielorussia versa in una condizione peggiore della Russia per quanto riguarda i diritti umani?

La situazione è catastrofica. Basta fare alcuni esempi a seguito degli ultimi interventi legislativi. Le Ong sono state vietate, le condizioni in carcere dei prigionieri politici sono indescrivibili; assistiamo ad una repressione dei media, alla revoca delle licenze degli avvocati. Le perquisizioni, gli arresti, le torture sono all’ordine del giorno. Tante persone muoiono durante le proteste di piazza o in caso di arresto. L’emigrazione forzata è diventata, quindi, inevitabile. Queste cose non le affermo solo io, ma sono contenute nei documenti ufficiali del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, secondo il quale ci sono “fondati motivi per ritenere che siano stati commessi crimini contro l'umanità”. In merito alla sua domanda, è difficile dire se la situazione che viviamo sia peggiore o migliore di quella russa. La Bielorussia ha una storia di persecuzioni, va detto che la repressione da noi è iniziata prima contro gli avvocati. Una pratica che è stata poi introdotta in Russia.

Gli avvocati che si occupano di diritti umani e che difendono i dissidenti sono in pericolo?

Nell'agosto 2020 sono iniziate le proteste pacifiche con centinaia di migliaia di persone che si sono radunate nelle strade di Minsk e nelle altre città in seguito alla contestata vittoria elettorale di Alexander Lukashenko, presidente da più di 26 anni. Le autorità hanno risposto con una brutalità senza precedenti, arrestando migliaia di manifestanti. Da allora, è stata attuata una repressione diffusa e sistematica di ogni forma di dissenso. Secondo il Centro per i diritti umani “Viasna”, il numero dei prigionieri politici è aumentato, supera i 1.300. Alcuni avvocati si sono fatti avanti per assistere i cittadini accusati di essere degli oppositori. Grazie al loro lavoro, è stato possibile far luce sugli abusi commessi durante la detenzione, sulle torture e sulla negazione di ogni forma di assistenza sanitaria, senza dimenticare le gravi violazioni del diritto a un giusto processo. Gli avvocati sono l’unico collegamento con i prigionieri politici, le loro famiglie e i loro sostenitori. Per questo motivo le autorità hanno deciso di colpire la professione forense, prendendo di mira quei colleghi che si rifiutavano di rispettare certe regole sempre più draconiane. Sono sei gli avvocati, Maksim Znak, Aliaksandr Danilevich, Vital Brahinets, Anastasiya Lazarenka, Yuliya Yurhilevich e Aliaksei Barodka, tuttora in prigione. Devono scontare pene tra i sei e i dieci anni di carcere per accuse di matrice politica. Maksim Znak è in isolamento. Né il suo avvocato né i suoi familiari possono comunicare con lui. Non sappiamo neppure se sia vivo. Diversi avvocati vengono processati in contumacia, come nel mio caso.

Quali sono le accuse mosse nei confronti degli avvocati?

Sono diverse. Tra queste l’assistenza legale ad attivisti dell’opposizione politica o il rilascio di interviste per far conoscere i casi di persecuzione politica o ancora la condivisione di informazioni con media indipendenti bollati come “estremisti” dalla censura. Ma oltre ai procedimenti giudiziari motivati politicamente, gli avvocati hanno subito anche la radiazione dall’albo per motivi politici. Dal 2020 più di 140 avvocati sono stati radiati o hanno subito la revoca arbitraria dell’abilitazione da parte del ministero della Giustizia. Tutto pretestuoso. Sono stati colpiti colleghi con molti anni di esperienza o conosciuti dagli Ordini di appartenenza per la loro preparazione. È facile immaginare le conseguenze sull’accesso alla giustizia per i cittadini. Il governo bielorusso ha un controllo totale sulla professione forense, regola l’ammissione alla professione, senza dimenticare che ha privato l’avvocatura degli organi di autogoverno, minando di fatto l'indipendenza.

L’Europa dovrebbe occuparsi di più della Bielorussia?

È importante segnalare che pochi giorni fa, il 20 giugno, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha adottato una risoluzione sulle “sfide dei bielorussi in esilio”. Nel documento l'Assemblea parlamentare, al paragrafo 34, chiede il riconoscimento della “Belarusian Association of Human Rights Lawyers” come «organizzazione incaricata della promozione e della tutela dei diritti umani, degli avvocati privati del diritto di esercitare la propria professione in Bielorussia e del miglioramento della fornitura di assistenza legale». Si tratta di un segnale molto importante per noi.