PHOTO
Pubblichiamo di seguito il testo del video-messaggio inviato da Nasrin Sotoudeh, l’avvocata iraniana premiata virtualmente dal Cnf nella prima giornata del congresso nazionale forense a Roma.
Signor Presidente e onorevoli Membri del Consiglio nazionale forense, membri del congresso,
Vogliate accettare il mio caloroso saluto dall’Iran, la terra del movimento “Donna, Vita, Libertà”. Prima di tutto, vorrei estendere la mia profonda gratitudine e il mio apprezzamento allo stimato Consiglio nazionale forense per avermi conferito questo premio. È un grande onore esserne la destinataria.
Il conferimento e l’accettazione di tali premi ci offre l’opportunità di parlare di diritti umani e di modi per migliorare la condizione umana in un momento in cui molte sono le minacce alla pace nel mondo. La guerra in Israele e a Gaza si sta traducendo in gravi violazioni dei diritti, massacri, prese di ostaggi, bombardamenti, arresti e tutti gli altri i sintomi della guerra che non si possono nemmeno descrivere.
Nonostante ciò, e tenendo conto dei diritti di tutte le persone che sono coinvolte in questo conflitto, noi, in Iran, continuiamo ad affrontare sfide fondamentali in relazione ai diritti umani nel nostro Paese. Queste sfide sono spesso dimenticate all’ombra dei negoziati nucleari, della guerra a Gaza e in Israele e dell’invasione dell’Ucraina e altri eventi. Ma è nostro dovere, considerando tutto ciò che mette in pericolo la pace nel mondo, parlare delle violazioni dei diritti umani di cui siamo testimoni oggi in Iran.
Non mi appassiona recitare il lunghissimo elenco di violazioni dei diritti umani che ci troviamo ad affrontare. Ma negli ultimi mesi si è registrata una forte impennata di aggressioni ai danni dei cittadini iraniani baha’í, concittadini che hanno scelto una fede diversa dalla religione ufficiale dello Stato. Nell’ultimo mese, ci sono state più di 30 incursioni nelle case di oltre 30 baha’í in sette città, compreso il saccheggio delle loro proprietà. Sono stati anche sequestrati documenti e titoli di proprietà e identità. A molti di coloro che sono stati arrestati è stata sistematicamente negata l’ammissione alle università istituite con le loro tasse.
Dopo aver partecipato il mese scorso al funerale di Armita Geravand, la giovane donna uccisa per non aver indossato l’hijab obbligatorio, sono stata portata in prigione e nuovamente rinchiusa nello stesso reparto di Mahvash Shahriari e Fariba Kalamabadi. Sono due dei leader della comunità baha’í iraniana che hanno svolto un lavoro encomiabile per istituire un’università speciale per i baha’í, studenti a cui è negata l'opportunità di un’istruzione superiore. Oltre 15 anni fa, quando erano nei loro 50 e 60 anni d’età, ciascuna di loro ha scontato dieci anni di carcere. Ora, che hanno più di 60 e 70 anni, sono state nuovamente condannate a dieci anni di carcere, sulla base delle stesse accuse infondate. Attualmente sono impegnate in uno sciopero della fame per protestare contro i numerosi attacchi ai baha’í, affinché, forse, i cittadini iraniani e il mondo intero possano ascoltare la loro voce.
Il silenzio di fronte a tali ingiustizie è inaccettabile. Testimoniare e parlare contro tali abusi non significa solo adempiere ai nostri obblighi di esseri umani e di cittadini, ma con il mio intervento di oggi, in mezzo a voi, desidero focalizzare l’opinione pubblica e l’attenzione degli avvocati presenti al congresso nazionale forense italiano sulla flagrante violazione dei diritti umani fondamentali dei cittadini baha’í che si sta verificando in Iran, in modo che la discriminazione nei loro confronti abbia fine.
Sperando in un mondo migliore,
Nasrin Sotoudeh,
Teheran, Iran
15 dicembre 2023
(Credits video: testo di Simona Musco, voce di Alice Ravagnani. Traduzione dall’inglese di Pierangelo Milano)