PHOTO
«È un onore per noi porgerLe le più vive congratulazioni per il prestigioso incarico conferitoLe dal presidente del Consiglio Prof. Mario Draghi». Inizia così la lunga lettera trasmessa a Marta Cartabia, che ha appena giurato da ministra del nuovo governo, dal presidente della Camera penale di Bari Guglielmo Starace. «La Giustizia sta vivendo un periodo di difficoltà sempre crescente e la crisi pandemica sta mettendo a nudo le gravissime criticità del sistema e delle strutture del settore penale. L’anno trascorso ha messo a dura prova l’intero Paese e ovviamente, di riflesso, anche il sistema giudiziario», ricordano innanzitutto i penalisti di Bari. «Noi operatori ci siamo trovati ad affrontare delle emergenze inimmaginabili e ci siamo impegnati con tutte le forze possibili per cercare di farvi fronte al meglio. E dobbiamo ringraziare tanto tutte le donne e tutti gli uomini che hanno contribuito alla prosecuzione dell’attività giudiziaria. Capi degli uffici, magistrati, dirigenti, funzionari, cancellieri, ausiliari, avvocati, appartenenti alla polizia giudiziaria, appartenenti alla polizia penitenziaria, dirigenti delle strutture penitenziarie, Forze dell’Ordine hanno offerto tutto il loro impegno per non fermare le diverse fasi dei procedimenti e dei processi penali», si legge ancora nella lettera firmata dal presidente Starace. «Si è lavorato insieme con l’unico obiettivo di offrire il servizio giustizia ai cittadini, dovendo perennemente lottare con la mancanza delle persone e dei mezzi e con l’inadeguatezza delle strutture che ospitano la giustizia penale. La sede provvisoria del Tribunale penale di Bari, la cui gravissima inidoneità rispetto alla funzione giudiziaria era stata già confermata sin dalle primissime battute, ha costretto», ricordano in particolare gli avvocati, «l’attività giudiziaria ad un cammino con il freno a mano perennemente innestato. Chiediamo ormai da più di venti anni di restituire dignità alla Giustizia penale a Bari. Ci permettiamo di ripercorrere le tappe salienti». Così la nota ripercorre la tormentata odissea: «A Bari nel 1998, per incapienza del Palazzo di Giustizia di Piazza De Nicola, gli uffici delle sezioni penali del Tribunale e della Procura della Repubblica vennero trasferiti in un immobile di proprietà dell’INAIL, sito alla via Nazariantz n. 1, non realizzato per la funzione giudiziaria, bensì destinato ad altri scopi. Gli Avvocati hanno comunque continuato a svolgere la loro professione con lealtà ed impegno e sin da allora fu loro promessa l’edificazione di una “Cittadella della Giustizia”». «Nel 2004 l’immobile venne sottoposto a sequestro dalla stessa Procura (“inquilina” del palazzo), con facoltà d’uso per evitare che la funzione giudiziaria fosse improvvisamente interrotta. E gli Avvocati hanno continuato a svolgere la loro professione con lealtà ed impegno in un immobile inadeguato e pure sottoposto a sequestro giudiziario. Dal 2010 in poi in quell’immobile furono ripetutamente segnalate carenze igieniche strutturali, ragioni per cui nell’anno 2016 vennero effettuate opere urgenti “a causa di consistenti infiltrazioni di acqua piovana e rischio imminente per l’incolumità dei fruitori dell’edificio”. E gli Avvocati, nonostante quelle condizioni, hanno continuato a svolgere la loro professione con impegno e lealtà». «All’inizio dell’anno 2018», prosegue l’excursus, «in quell’edificio fu scoperta una considerevole presenza di “ratti” che stavano distruggendo l’archivio della Procura e infestando altri uffici: l’archivio, necessario anche per noi Avvocati, venne chiuso e fu disposta la derattizzazione dell’intero edificio. E gli Avvocati di Bari hanno continuato a lavorare tenendo fede all’impegno solennemente assunto». «Dal 24 maggio 2018 fu improvvisamente disposta la chiusura del Tribunale a seguito della revoca dell’agibilità per rischio di crollo: le udienze furono sospese e fu disposto il trasloco con urgenza. E gli Avvocati penalisti, a fronte del disastro annunciato, si sono rimboccati le maniche e hanno continuato ad offrire il loro contributo alla Giustizia». Nel giugno 2018 la Protezione Civile», ricorda il presidente Starace a proposito di una vicenda divenuta emblematica, «allestì delle “tende” da campo sul piazzale del Tribunale al fine di celebrare le udienze già fissate rinviandole a data fissa ed evitando migliaia di notifiche a carico degli uffici». «Il Suo predecessore venne a fare visita nelle tende baresi. E gli Avvocati penalisti di Bari erano lì sotto le tende, al caldo torrido, per aiutare la Giustizia a superare le difficoltà, confidando nella nomina di un Commissario ad acta mai arrivata e in una Cittadella della Giustizia mai realizzata».X «Da allora e fino a settembre 2019 le sedi ove amministrare la Giustizia a Bari si moltiplicarono: Piazza De Nicola, Via Brigata Regina, la sede dell’ex Tribunale di Modugno, la sede dell’ex Tribunale di Bitonto, l’aula delle convalide della locale Casa circondariale, oltre alle già dislocate sedi del Tribunale per i Minorenni e del Giudice di Pace. E gli Avvocati penalisti di Bari hanno peregrinato in lungo e in largo, con grande affanno, al fine di garantire che il sevizio Giustizia potesse proseguire pur tra mille difficoltà». «A settembre 2019 le sezioni penali del Tribunale e buona parte degli uffici della Procura della Repubblica furono trasferiti nella sede del Palazzo cosiddetta “ex Telecom”, sito in via Dioguardi, e lì, da quel momento si sono celebrate, sempre con estremo disagio per struttura e dimensioni di un immobile ancora una volta costruito per altre funzioni e poi “adattato” alle esigenze della Giustizia, le udienze. La sede apparve dal primo momento gravemente inadeguata allo svolgimento della funzione giudiziaria, ma gli Avvocati di Bari, pur non mancando mai di segnalare l’insicurezza dei luoghi di lavoro, l’insufficienza degli spazi interni ed esterni all’immobile, e di rammentare quelle promesse ormai ultraventennali di costruzione della “Cittadella della Giustizia”, hanno continuato a frequentarla con abnegazione per tenere fede all’impegno solenne prestato e nel rispetto della funzione sociale che è propria della professione forense». «Poi è arrivato il miraggio del “Parco della Giustizia”, per la realizzazione del quale non abbiamo mai ricevuto risposte concrete su progetti, costi e cronoprogramma. A marzo 2020», ricorda la Camera penale di Bari, «è deflagrato il problema pandemico e le sedi sono state chiuse, tranne che per i processi urgenti ed indifferibili. E gli Avvocati baresi sono andati in ogni dove, in caserme, carcere, uffici giudiziari e studio per svolgere il loro compito al fianco dell’assistito, spesso detenuto, e sempre per esercitate la professione nell’interesse della Giustizia e per tenere fede all’impegno solenne». «Nel maggio 2020 abbiamo appreso che, in virtù di uno studio del Responsabile della Prevenzione, la maggior parte degli ambienti adattati ad aule destinate alle udienze (otto su quattordici) del Palazzo di via Dioguardi non potevano (per rispetto delle regole del distanziamento sociale e di tutela della salute) contenere più di 6 persone, e che la più grande non poteva contenerne più di 18. Poi quei limiti sono stati rivisti, ma la macchina non poteva che riprendere a percorrere la strada a passo d’uomo». «Gli Avvocati di Bari, quindi, esercitano la loro professione da oltre venti anni in condizioni di estrema precarietà», è l’inevitabile punto d’arrivo dell’impressionante resoconto offerta dal presidente dei penalisti, «ma non indietreggiano tenendo fede a quell’impegno solenne che li vincola a difendere i diritti dei cittadini». «Eccellentissima Signora Ministra, il Suo altissimo profilo fa entrare nella nostra stanza buia un rassicurante raggio di luce e ci consente di ricominciare a sperare. La S.V. Ecc.ma ci insegna che l’art. 111 della nostra Costituzione sancisce che la Giurisdizione, funzione fondamentale dello Stato, si attua a mezzo del “giusto processo”.E il giusto processo presuppone il rispetto di tutte le regole e, non da ultimo, il rispetto della dignità del luogo in cui si esercita la funzione giudiziaria».X «Tale luogo deve essere consono all’importanza e alla delicatezza di una funzione che incide come nessun’altra sui diritti dei cittadini, primo tra tutti quello alla libertà. A Bari non è così». «La S.V. Ecc.ma ci insegna che la Giustizia deve essere volta a riconoscere, riparare, ricostruire, ristabilire, riconciliare, restaurare, ricominciare, ricomporre il tessuto sociale, tutte espressioni caratterizzate dal prefisso “ri-“, che guarda in avanti e allude alla possibilità di una rinascita. Bisogna riaprire una prospettiva nuova per l’intera comunità giudiziaria barese: a quasi tre anni di distanza dallo sgombero del Palazzo di via Nazariantz, Le chiediamo accoratamente di intervenire per ripristinare efficienza e decoro per la Giustizia barese». «Quando siederà alla prestigiosa scrivania di Via Arenula, troverà in qualche cassetto un fascicolo dedicato all’edilizia giudiziaria barese. La preghiamo fervidamente di dare priorità, anche (se lo riterrà opportuno) nominando un Commissario ad acta per l’evidente stato di emergenza e di urgente e grave necessità, alla risoluzione di un problema che offusca la dignità dello Stato. «Certi della Sua massima attenzione, Le auguriamo buon lavoro, rimanendo a Sua completa disposizione in ogni forma che Ella riterrà utile e adeguata», conclude Starace in una lettera che dirà alla guardasigilli più cose di tante generiche esortazioni che le sono arrivate in queste ore.