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In vista della giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, in programma il 24 gennaio, l’Oiad, organizzazione che si occupa del diritto di difesa violato, ha dedicato un ampio focus all’Afghanistan, senza tralasciare le difficili condizioni in cui operano i legali in Iran e in Ucraina. Seppur a distanza, nel corso di un webinar svoltosi venerdì scorso, avvocati di diversi paesi si sono confrontati sul ruolo degli Ordini e delle associazioni forensi per preservare la preminenza del diritto in un periodo storico caratterizzato di nuovo dalla guerra e dalla violazione dei diritti umani in più parti del mondo.
Il Consiglio nazionale forense fa parte dell’Oiad e l’avvocato Francesco Caia ricopre la carica di vicepresidente. Margaret Satterthwaite, relatrice speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, ha sottolineato il valore della solidarietà «per sostenere la battaglia degli avvocati perseguitati». «La loro – ha detto – è un’attività preziosa prima di tutto a sostegno dello Stato di diritto e per l’accesso alla difesa.
Il ruolo degli avvocati come difensori dei diritti umani non è mai stato così delicato e importante come in questo momento. Si pensi a tal riguardo agli avvocati impegnati in Ucraina a raccogliere le prove dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità. Si pensi pure alle difficili condizioni in cui sono costretti a lavorare gli avvocati in Iran, dove migliaia di persone vengono incarcerate perché criticano il regime impegnato in una dura repressione contro gli oppositori».
In riferimento a quanto sta accadendo in Iran, Hirbod Dehghani-Azar, avvocato del Foro di Parigi, ha parlato delle difficoltà che incontrano i colleghi nella repubblica islamica: «L’Ordine degli avvocati di Teheran ha sempre manifestato attenzione verso le richieste della popolazione. Attenzione e sensibilità verso il diritto di difesa, che, purtroppo, sta subendo una forte compressione. Per difendere occorre conoscere e per conoscere occorre essere in contatto con il proprio assistito».
Dehghani-Azar ha illustrato alcuni dati che dimostrano quanto sia critica la situazione in Iran. Dall’inizio delle manifestazioni di protesta sono finite in carcere circa 20mila persone. Di queste più di 15mila sono detenute in luoghi sconosciuti anche ai difensori. «Gli avvocati – ha affermato Dehghani-Azar – non possono accedere alle informazioni che riguardano i loro assistiti. Ci sono stati dei processi conclusi in un mese con la condanna a morte. Dall’inizio delle manifestazioni di protesta sono stati arrestati 45 avvocati, 27 sono stati scarcerati, mentre 18 sono tuttora dietro le sbarre».
Pure in Iran si fa molta confusione tra le accuse mosse contro il cittadino e l’avvocato che lo assiste, come se quest’ultimo fosse colpevole di qualche reato, che, comunque, deve essere sempre dimostrato.
L’aggressione militare russa del 24 febbraio 2022 ha stravolto le esistenze degli avvocati in Ucraina. Maria Potemkina, avvocata e rappresentante dell’Ukrainian National Bar Association (UNBA) ha fatto conoscere la triste realtà del paese aggredito. Sono stati distrutti 85 Tribunali, mentre 130 hanno completamente modificato le modalità di lavoro con un massiccio ricorso ai depositi telematici degli atti e alle udienze da remoto.
La tecnologia è utile, ma nulla può di fronte ai bombardamenti che fanno saltare le linee internet. «L’avvocatura ucraina – ha evidenziato Potemkina – è in prima linea per ricercare le prove dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità ».
Nella parte dedicata all’Afghanistan sono intervenuti Freshta Karimi (v. intervista) e Rohullah Qarizada, presidente dell'Afghan Independent Bar Association. «I talebani – ha commentato Qarizada – mal sopportano il ruolo degli avvocati. Hanno recuperato, quando sono ritornati al potere nel 2021, i data base con gli indirizzi dei legali non graditi e hanno iniziato a perseguitarli. Centinaia di avvocate sono state individuate e bloccate. Non possono esercitare la professione forense. L’Afghanistan è ripiombato negli anni più tristi e la comunità internazionale deve intervenire, sostenendo anche l’avvocatura. Serve un governo con base popolare ed eletti. Deve essere fatta pressione nei confronti dei talebani, perché le donne possano vivere e lavorare come avviene nel resto del mondo». In Afghanistan si contano oltre 5mila avvocati (il 30% sono donne).
L’avvocato Massimo Audisio del Foro di Milano, componente del direttivo dell’Oiad, ha incentrato il suo intervento sugli strumenti a disposizione dei legali in pericolo, costretti ad abbandonare il paese d’origine. Un ruolo prezioso lo svolgerà la “Convenzione per la difesa della professione di avvocato”. «Questo strumento – ha detto - si rende necessario per prevenire le minacce, le violazioni e gli abusi che gli avvocati subiscono quotidianamente in molte parti del mondo. È quindi necessario poter fornire a tutti gli avvocati e ai loro clienti uno strumento che consenta loro di poter intervenire con forza e prontamente a contrasto delle minacce e dei soprusi posti in essere ogni giorno da alcuni governi». Occorre, dunque, secondo Audisio, alzare il livello di protezione. «I diritti – ha aggiunto - di cui si chiede la tutela riguardano la riservatezza e il segreto professionale nei rapporti con i clienti, l’illimitato e tempestivo accesso a tutto il materiale utile per impostare la difesa, l’accesso effettivo ad ogni Corte o Tribunale competente. Si aggiunga pure la libertà di partecipare effettivamente alle udienze in modo attivo, la tutela del rapporto tra avvocato e associazione professionale di appartenenza e la libertà dell’avvocato di informare il pubblico sull’attività che sta svolgendo. Oltre a questo, però, si avverte forte la necessità di garantire che gli avvocati non siano mai identificati con i propri clienti. Per fornire una efficace tutela pensiamo che possa essere utile anzitutto raccogliere dati e informazioni circa casi di violenze e minacce nei confronti degli avvocati».