Una notizia che potremmo definire storica: il Consiglio d’Europa ha adottato il primo trattato internazionale che ha come obiettivo la protezione della professione di avvocato. Il percorso che ha portato a questo risultato ha tenuto conto della rilevanza sociale dell’avvocatura, considerato che le segnalazioni di attacchi all’esercizio della professione, come molestie, minacce, aggressioni e interferenze nell’esercizio delle attività professionali sono state sempre più numerose negli ultimi anni. 
«Gli avvocati – si legge in una nota del Consiglio d’Europa - svolgono un ruolo fondamentale nella difesa dello Stato di diritto e nella garanzia di accesso alla giustizia per tutti, comprese le persone che si dichiarano vittime di violazioni dei diritti umani. Pertanto, la fiducia del pubblico nei sistemi giudiziari dipende anche dal ruolo svolto dagli avvocati». Questo ragionamento ha tenuto conto anche di alcune aberrazioni giuridiche che si sono consolidate nel tempo in alcuni Paesi – si pensi, per esempio, alla Russia e alla Turchia -, dove l’assimilazione tra avvocato e assistito è ricorrente con inevitabili rischi per chi rappresenta il diritto di difesa.
La Convenzione del Consiglio d’Europa riguarda sia gli avvocati che le associazioni professionali, il cui ruolo è fondamentale nella difesa dei diritti e degli interessi della professione forense. Il trattato evidenzia l’importanza dei diritti professionali, la libertà di espressione, la disciplina e le misure specifiche per proteggere gli avvocati e le associazioni alle quali appartengono. Gli Stati, dal canto loro, devono impegnarsi concretamente per assicurare agli avvocati lo svolgimento sereno della loro attività professionale, impedendo che siano bersaglio di aggressioni fisiche, minacce, molestie, intimidazioni o qualsiasi ostruzione o interferenza indebita. «Laddove tali circostanze costituiscano un reato penale – spiega il Consiglio d’Europa -, devono essere condotte indagini efficaci. Deve inoltre essere assicurata alle associazioni professionali la possibilità di operare in qualità di organismi indipendenti e autonomi».
Nella relazione illustrativa del trattato un passaggio è particolarmente significativo. Viene infatti sottolineato il ruolo sociale delle toghe: «Gli avvocati sono attori chiave del sistema legale e della corretta amministrazione della giustizia. Contribuiscono al mantenimento dello Stato di diritto e agiscono per garantire l’applicazione delle leggi in modo equo e coerente. Rappresentano persone fisiche o giuridiche in questioni legali, difendendo i loro diritti e interessi, nel quadro dei sistemi giudiziari; agiscono inoltre come intermediari tra i tribunali e il pubblico. La possibilità di essere rappresentati da un avvocato è quindi parte integrante degli elementi che costituiscono il diritto a un giusto processo».
La data dell’approvazione definitiva della Convenzione è quella del 13 maggio. La firma del trattato avverrà in occasione della riunione dei ministri degli Esteri del Consiglio d’Europa, in programma a Lussemburgo. Per entrare in vigore, la Convenzione deve essere ratificata da almeno 8 Paesi, di cui 6 Stati membri del Consiglio d’Europa. La conformità alla Convenzione sarà monitorata da un gruppo di esperti e da un comitato delle parti.
Leonardo Arnau, coordinatore della Commissione Diritti umani e protezione internazionale del Consiglio nazionale forense, esprime soddisfazione per la recente adozione del trattato. «Quanto stabilito dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa – dice Arnau -, con l’adozione del testo della Convenzione sulla professione di avvocato, segna un traguardo molto importante, che, senza cedere all’enfasi, può definirsi storico per l’avvocatura. Si è concluso un lungo percorso al quale il Consiglio nazionale forense ha attivamente partecipato anche attraverso le proprie rappresentanze in seno agli ordini forensi europei. Mi riferisco al Ccbe e all’Oiad, l’Osservatorio degli avvocati in pericolo. La Convenzione riconosce il ruolo determinante degli avvocati per la salvaguardia ed il rafforzamento dello Stato di diritto e, pertanto, obbliga gli Stati a proteggerli e, significativamente, lo fa in un periodo storico che vede un preoccupante aumento dei casi di minacce e intimidazioni a loro rivolte».
Arnau si sofferma sulle prossime tappe. «A seguito dell’adozione della Convenzione – aggiunge -, in particolare gli Stati dovranno adottare misure tese a garantire il libero esercizio della professione forense, garantendo indagini efficaci con riferimento alle condotte poste in essere contro gli avvocati con l’obiettivo di ostacolarne la professione. Vi è una crescente insofferenza per il ruolo dei difensori, soprattutto quando questi ultimi si impegnano a garantire l’effettività del diritto di difesa a coloro che sono accusati di crimini particolarmente efferati, che suscitano l’indignazione dell’opinione pubblica. Vi sono anche in Italia, purtroppo, episodi di minacce, intimidazioni e aggressioni agli avvocati, spesso identificati con i loro clienti e ci si dimentica che le regole del giusto processo e la presunzione di innocenza, costituzionalmente garantite, caratterizzano lo Stato di diritto, distinguendolo dalle dittature e dagli Stati autoritari. Auspico che l’Italia possa essere il primo Paese a ratificare la Convenzione».