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L’avvocata Ilaria Salamandra è ancora molto amareggiata per la vicenda umana e professionale che l’ha riguardata. «Nonostante tutto – racconta al Dubbio –, ho potuto sentire la grande vicinanza del Cnf, dell’Ordine degli avvocati di Roma e delle altre istituzioni forensi. Una cosa che mi rende orgogliosa di far parte dell’avvocatura e del Foro di Roma».
La discussione su quanto denunciato in un video dalla professionista, mentre si trovava in ospedale per assistere il figlio di due anni, si è fatta sempre più accesa negli ultimi giorni. La deputata Stefania Ascari del M5S ha anche depositato un’interrogazione. «Non avrei mai immaginato – dice l’avvocata Salamandra - di trovarmi in una situazione del genere. Il video l’ho registrato in un momento di sconforto. Ho capito di aver subito una cattiveria gratuita, una cattiveria nei confronti innanzitutto del mio assistito, il quale mi ha nominato difensore di fiducia ed è giusto che proprio il difensore sia presente durante il processo».
A questo punto Ilaria Salamandra evidenzia alcuni aspetti del caso che ha avuto un grande risalto mediatico. «Il 12 aprile - spiega - ho chiesto ad alcuni colleghi se qualcuno di loro si sarebbe recato in udienza, in piazzale Clodio. La delega alla mia collega è stata fatta oralmente. Si riferiva chiaramente al solo accoglimento dell’istanza per far rilevare il mio legittimo impedimento. La mia collega non era al corrente del processo, tra l’altro tutto documentale». La mancata concessione del rinvio dell’udienza è definita una vera e propria “cattiveria”. «Nei confronti – commenta Salamandra - di una mamma in quanto tale e di un bambino. Mio figlio involontariamente è diventato parte del processo. Comunque, io non provo rancore o sentimenti negativi verso nessuno. Al tempo stesso, non mi aspetto neanche delle scuse. L’unica cosa che mi aspetto è che il clamore sollevato possa indurre tutte le parti del processo penale, magistrati e difensori, a riflettere. Una riflessione se vi è ancora umanità all’interno delle aule dei Tribunali e una riflessione, soprattutto, sul tema del legittimo impedimento. Domandiamoci se l’articolo 420-ter del Codice di procedura penale è sufficientemente delineato o se invece ci potrà essere una disquisizione e una possibilità del giudicante di ampliare o restringere il campo della legittimità dell’impedimento».
Un altro aspetto viene affrontato dall’avvocata del Foro di Roma. Riguarda alcuni momenti in cui ha deciso di fare le comunicazioni formali al Tribunale, snodo significativo dell’intera vicenda. «Va fatta – aggiunge Ilaria Salamandra - una riflessione sul codice di rito e sul novero delle casistiche che possono presentarsi e anche sulla tempestività delle comunicazioni. Checché che ne dica qualcuno, nessun magistrato, nella mia esperienza professionale, ha mai valutato una istanza di rinvio per legittimo impedimento se non il giorno dell’udienza. Anche sulla tempestività è utile aggiungere una cosa. Mi è stata mossa una critica riguardante le date: l’attesa dal 28 di marzo, giorno in cui mi veniva comunicato il ricovero di mio figlio per il controllo medico del 14 aprile, e il 12 aprile, giorno del deposito della mia istanza. Ho ampiamente spiegato già nell’istanza perché avevo atteso il 12 aprile. Aspettavo che qualcuno mi chiamasse per modificare il ricovero di mio figlio. Se si fosse trovato un altro slot, lo avrei preferito dato che volevo essere presente in udienza. Si celebrava un processo per me importante. Fino al 12 aprile nessuna comunicazione e a quel punto ho depositato la mia istanza. Tutto scritto e spiegato nel mio atto. Qualora lo avessi fatto lo stesso 28 marzo, so benissimo che non sarebbe stato mai contro-citato il teste del pm. Ma anche qualora fosse stato contro-citato, in ogni caso c’era da sentire un altro testimone del pm, che, però, il 14 aprile non si è presentato. Rinviare l’udienza un’altra volta per finire tutta l’istruttoria non avrebbe quindi cambiato nulla. Le scelte fatte, pure per ragioni di economia processuale, sono incomprensibili. Questo, purtroppo, rimarca il fatto che si sia trattato di una cattiveria gratuita nei confronti degli avvocati, che, forse, per troppo tempo non hanno mai alzato la testa».
Le parlamentari Erika Stefani ed Ingrid Bisa, capogruppo della Lega in commissione Giustizia al Senato e alla Camera, richiamando l’interesse sulla vicenda di Cnf e Ocf, rilevano che «è urgente e doveroso rivedere le norme in materia di legittimo impedimento». Di qui l’intenzione di presentare un disegno di legge. Le esponenti del Carroccio riflettono «sulla necessità di una revisione delle norme codicistiche sia per il processo civile che penale in materia di impedimento del difensore». «Non può essere concepibile – sostengono - che il diritto di difesa possa essere compresso in ragione di eventi di forza maggiore o riguardanti l’assistenza necessaria e non procrastinabile verso i figli o i familiari che possano comportare assenze giustificabili e motivate».
Infine l’Unione degli Ordini Forensi del Lazio, presieduta da David Bacecci, in una nota «si unisce al Cnf, all’Ocf e al Coa di Roma nel manifestare la solidarietà alla avvocata Ilaria Salamandra».