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Sono un vostro appassionato lettore e, nel mio piccolo mondo privato, attento osservatore e critico di ciò che non funziona nel mondo della Giustizia, sia lato Avvocatura, sia lato Magistratura. Ho il dubbio che nel caso Tartara la Magistratura abbia ragione.
La chiave di lettura sta in un solo passaggio fondamentale del Vostro articolo, da leggersi alla luce di un senso di responsabilità, forse non codificato espressamente, ma che dovrebbe ispirare il nostro agire, laddove possibile.
Ecco il passaggio, e sottolineo i fatti chiave: “L’8 novembre, a pochi giorni dalla discussione fissata per il 12 novembre, è stata dunque nominata l’avvocata Tartara, che il giorno dell’udienza, tramite un sostituto, ha chiesto il rinvio per lo stato di gravidanza, con data per il parto prevista per il 10 dicembre. Richiesta alla quale si sono opposti sia il pm sia il difensore della parte civile“.
La Collega ha accettato l’incarico a un mese e due giorni dalla data prevista per il parto mentre beneficiava, se iscritta alla Cassa forense, del contributo di maternità riconosciuto per i due mesi di gravidanza antecedenti la data del parto e per i primi tre mesi di puerperio successivi alla data effettiva del parto: c’era bisogno di accettare l’incarico in questo periodo? Al dipendente è fatto divieto di lavorare, per i professionisti ovviamente il divieto non c’è, ma l’istituto della previdenza forense esiste per un motivo ben preciso.
La Collega ha accettato l’incarico a 4 giorni dalla udienza di discussione: personalmente mi sarei sentito in difficoltà ad accettare l’incarico, anche se non fossi stato impedito, perché non saprei se in così poco tempo è possibile prepararsi per una discussione. Forse sì, ma anche con un una trasferta di mezzo? Non sarebbe stato meglio chiedere subito il rinvio, allora, piuttosto che il giorno dell’udienza?
Per senso di responsabilità collettiva, è veramente opportuno accettare un incarico a quattro giorni dalla udienza in periodo coperto da indennità di maternità, sapendo che non lo si potrà assolvere e “mandare all’aria” un processo che vede comunque attivata una macchina complessa fatta da Tribunale, Procura, Avvocato di parte civile e Avvocato/i dell’imputato e Cancelleria?
Anche a voler superare queste piccole “obiezioni”, non era proprio possibile “fare rete” tra Colleghi e trovare un Avvocato sul posto con cui condividere la nomina o l’incarico (visto che si trattava di imputato) e, dunque, assicurare la giusta rappresentanza in due senza chiedere ennesimo rinvio di un processo già oggetto di numerosi rinvii? Tale alternativa, che esalta la Colleganza, avrebbe tolto d’imbarazzo la scelta tra accettazione e non accettazione dell’incarico. Avrebbe richiesto un po’ di impegno in più, ma avrebbe funzionato in maniera eccellente, come mi è capitato proprio sul Foro di Pordenone con una giovane Collega penalista interpellata solo per telefono anni addietro.
“In cauda venenum”: il passo successivo, dopo l’esposto in danno del Magistrato, sarà un esposto al Consiglio di Disciplina contro l’Avvocato di parte civile che si è opposto al rinvio, per avere violato i doveri di Colleganza verso una Collega in gravidanza che beneficia della indennità?
Sto forse esagerando con i miei dubbi? Chissà che cosa ne pensano i Vostri affezionati Lettori…
Con stima e ringraziamento per la Vostra opera di cronaca e divulgazione.
Daniele Cericola
Avvocato del Foro di Torino
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Gentile Avvocato,
abbiamo ritenuto giusto dare spazio al Suo punto di vista anche se non coincide con quello che abbiamo fin qui sostenuto. Il caso ci lascia comunque perplessi per la particolare valenza che, in un Paese come il nostro, rivestono gli incroci fra diritto al lavoro e diritto alla maternità. È vero che l’avvocata è tutelata, grazie a Cassa forense, per i periodi a ridosso del parto, ma è pur vero che un incarico difensivo può durare anni. L’avvocata Tartara ha ritenuto, legittimamente, troppo gravoso rinunciare a quel processo. E il fatto che lo stesso Csm equipari la maternità ad altri impedimenti che, per le Sezioni Unite, precluderebbero al difensore il diritto al rinvio dell’udienza a me, personalmente, pare una forzatura. Non dimentichiamo che le tutele in gravidanza, per le dipendenti pubbliche, magistratura inclusa, sono giustamente amplissime. Ancora grazie e un saluto.
Errico Novi, vicedirettore de Il Dubbio