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Sono un avvocato penalista del foro di Reggio Calabria, nonché Vs. abbonato e affezionato lettore. Desidero sottoporre alla vostra attenzione due vicende per le quali sono stato denunciato e sottoposto a processo nonché a procedimento disciplinare.
Nel mese di maggio 2018 sono stato dapprima aggredito verbalmente in udienza dal pm ( più volte richiamato dal Presidente del Collegio) e poi denunciato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria per avere “osato” confutare, nel corso della discussione conclusiva davanti al Collegio del Tribunale di Palmi, la tesi accusatoria nell’ambito delle mie prerogative di difensore di un imputato.
Avrei gradito una maggiore attenzione e sostegno da parte degli Organi dell’Avvocatura locale così come avvenuto da parte di quella di Colleghi ed Ordini di altri fori, ma a distanza di oltre 3 anni anni, nonostante la richiesta di archiviazione formulata dal pm della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, competente per i procedimenti che riguardano i magistrati del distretto di Reggio Calabria, non è ancora stato emesso il decreto di archiviazione da parte del gip e sono ancora sottoposto a procedimento disciplinare che è stato sospeso in attesa dell’esito della richiesta di archiviazione.
In assenza di una tutela, che si ritiene doverosa nei confronti di tutti gli avvocati impegnati nella difesa dei diritti dei propri assistiti, quanto mi è accaduto si potrà verificare ogni qualvolta un pm decida di intraprendere un’iniziativa del genere per ragioni completamente estranee a quelle delle ordinarie logiche del processo penale che non hanno, peraltro, incontrato, almeno nel mio caso, la benché minima adesione del Collegio giudicante che ben sarebbe potuto e dovuto intervenire laddove avesse riscontrato la presunta lesione all’onore del magistrato che ha sollecitato la denuncia dandone ampio risalto sui quotidiani locali, attraverso la presenza “anomala” di un giornalista della Gazzetta del Sud all’udienza in cui si sono verificati i fatti.
Sempre nell’esercizio della mia funzione di avvocato sono stato indagato dapprima per violazione dell’art. 392 C. p. poi addirittura riqualificato nell’art. 610 C. p. da un altro pm della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria poiché “nella qualità di difensore” ho incaricato un fabbro per cambiare una serratura danneggiata di una cabina elettrica nella completa disponibilità della società mia mandante. In questo secondo caso, nonostante l’assurda richiesta di condanna ad anni 3 di reclusione avanzata dal vpo d’udienza, senza nemmeno avermi fatto una domanda, sono stato assolto con formula piena dal Giudice del Tribunale di Reggio Calabria all’udienza dello scorso 19 maggio.
Lascio a Voi ogni valutazione sulle vicende ritenendo che, almeno in Italia ed in ogni altra nazione a democrazia avanzata, ogni difensore debba essere libero di svolgere il proprio mandato, seppur nei limiti delle prerogative stabilite dalle legge e dalle norme che regolano il processo penale, senza il timore di essere in continuazione denunciato dal pm di turno e su questo aspetto si auspica un intervento legislativo che sottragga l’esercizio dell’azione penale alle Procure dei distretti in cui gli avvocati svolgono le attività demandando tali compiti ad altro distretto così come del resto avviene per i procedimenti che riguardano i magistrati.
Vogliate gradire i migliori saluti e le mie più sincere congratulazioni per l’eccellente attività giornalistica svolta in difesa dei diritti di tutti i cittadini.