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Ci saranno più soldi nelle tasche degli avvocati in pensione per effetto dell’adeguamento all’inflazione, ma anche più contributi per gli avvocati in attività. E’ quanto emerge dal comunicato della Cassa Forense, diffuso l’8 febbraio, in cui si annuncia, in primo luogo, un incremento del 8,1% delle prestazioni previdenziali erogate dall’ente previdenziale degli avvocati a partire dal 1° gennaio 2023, sebbene sul conto dei pensionati questo aumento si vedrà solo tra qualche mese, ossia dopo che i Ministeri vigilanti la Cassa Forense (Lavoro, Economia, Giustizia) avranno approvato la decisione in tal senso del Cda della Cassa (ovviamente saranno pagati gli arretrati dovuti da gennaio 2023).
Vale la pena rilevare che l’indice annuo dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati elaborato dall’Istat, a cui fa riferimento la nota della Cassa, ossia quello pubblicato il 17 gennaio scorso, quantifica l’inflazione media nel 2022 (rispetto al 2021, che si ottiene sommando gli incrementi mensili registrati in un anno e dividendo per 12 e mettendo a rapporto il valore dell’ultimo anno con quello dell’anno precedente) proprio al 8,1%, mentre quella tendenziale (che somma l’inflazione mensile degli ultimi 12 mesi), registrata a dicembre 2022, è del 11,6%, per cui il tasso di incremento delle pensioni del 8,1% neutralizza solo il 70% dell’effettivo incremento del costo della vita che ha avuto luogo negli ultimi 12 mesi.
Si tratta comunque di una rivalutazione maggiore di quella prevista per le pensioni dell’Inps, che aumenteranno solo del 7,3%, come ha fatto sapere il Ministero dell’Economia con il comunicato stampa n. 184 del 9 novembre 2022.