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Mahdi Zagrouba
Porte di vetro in frantumi, sedie e scrivanie rovesciate a terra, urla e spintoni: è la seconda brutale irruzione in due giorni nella Maison de l’avocat di Tunisi, gli stessi metodi da Stato di polizia, gli stessi bersagli da colpire. Anche stavolta la scena è stata ripresa dalle telecamere, segno che il regime del presidente Saied non prova alcuna vergogna spingendosi laddove nemmeno la dittatura di Ben Alì aveva mai osato.
Dopo l’avvocata e giornalista Sonia Dahmani, le forze dell’ordine hanno arrestato Mahdi Zaghrouba, noto legale e commentatore tunisino: è accusato di «aggressione fisica e verbale» nei confronti di due poliziotti mentre manifestava con i colleghi davanti un’aula di giustizia della capitale per chiedere proprio la liberazione di Dahmani. Il filmato in cui Zaghrouba ha un alterco con i due agenti sarebbe stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza installate nel tribunale, ha precisato il ministero dell’Interno. «Sulla base della flagranza di reato, la seconda squadra centrale è stata incaricata di avviare un’indagine, i due agenti di sicurezza coinvolti sono stati ascoltati e sono state prese le disposizioni necessarie», si legge in un comunicato.
Non è la prima volta che Zagrouba finisce nel mirino del regime. Nel gennaio 2023 era stato condannato dalla Corte d’appello militare di Tunisi a 11 mesi di reclusione e cinque anni di divieto di esercizio della libera professione di avvocato, nell’ambito del cosiddetto “affaire dell’aeroporto”. Il caso faceva riferimento a quando, nel 2021, nello scalo di Tunisi-Cartagine, Zaghrouba, insieme all’ex deputato Seiffeddine Makhlouf e altri parlamentari del partito islamista El Karama, ebbe una discussione accesa con alcuni agenti della polizia di frontiera che avevano impedito a una donna (classificata dal ministero dell’Interno come «terrorista») di espatriare.
La decisione fu osteggiata dall’Ordine degli avvocati che denunciò una minaccia alla professione, ribadendo che la comparizione di civili davanti ai tribunali militari è «un ostacolo ai principi di un giusto processo e un attacco ai diritti e alle libertà». Per contestare l’accanimento giudiziario e la campagna d’odio del governo che tenta di farlo passare come un fiancheggiatore del terrorismo lo scorso anno Zaghrouba era entrato in sciopero della fame. Ora è di nuovo nelle mani della magistratura. L’Ordine degli avvocati ieri ha indetto una storica giornata di sciopero generale e ora in molti temono pesanti ripercussioni e “punizioni” esemplari da parte delle autorità. Il presidente dell’Ordine Hatem Mziou ha denunciato pubblicamente l’escalation di atti intimidatori nei confronti dell’avvocatura tunisina: «Quello che è successo nella nostra sede è inaccettabile. Non abbiamo mai detto di essere contro lo Stato. Al contrario, sosteniamo uno Stato che rispetti la legge e le sue istituzioni e chiediamo una giustizia equa e indipendente. Nessuno è al di sopra della legge, naturalmente, ma nessuno è nemmeno al di sotto della legge. Difenderemo i nostri colleghi che hanno diritto a un processo equo». Allo stesso tempo Mziou non cade nella trappola della provocazione e si rivolge in modo diretto, ma non polemico, al presidente Saied: «Ci appelliamo alla ragionevolezza del Capo dello Stato».
Sonia Dahmadi, ancora in custodia dell’autorità giudiziaria, è accusata di aver diffuso «false informazioni per attentare alla pubblica sicurezza» e di «incitamento all’odio», reati previsti dal decreto di legge 54 imposto da Saied nel settembre 2022. Un crimine d’opinione, quello contestato all’avvocata. Durante una trasmissione televisiva sulla rete Carthage plus Dahmadi aveva infatti denunciato in modo sarcastico il trattamento riservato ai migranti che arrivano in Tunisia dal Sahel polemizzando con il conduttore che invece elogiava l’operato del governo.
L’arresto di Dahmadi, avvenuto sabato notte era stato ripreso dalle telecamere di France 24, nonostante la polizia avesse sequestrato il materiale tecnico le immagini hanno rimbalzato in tutti i telegiornali francesi tanto da destare l’attenzione del mondo politico. Sulla vicenda è intervenuto il Quai D’Orsay: «Gli arresti degli avvocati suscitano grande preoccupazione, la libertà d’espressione e la libertà di associazione, come l’indipendenza della giustizia e i diritti della difesa, sono dei principi garantiti dalla Costituzione tunisina e dalle convenzioni delle Nazioni Uniti che la Tunisia e la Francia hanno sottoscritto», ha tuonato Christophe Lemoine, portavoce del ministero degli Esteri.
Anche l’Unione europea prova a far sentire la sua voce, mettendo in evidenza i ripetuti attacchi a figure della società civile tunisina e la repressione del dissenso politico: «Le associazioni e i media svolgono un ruolo fondamentale in tutte le democrazie partecipando direttamente allo sviluppo economico e sociale del Paese Le libertà di espressione e di associazione, nonché l’indipendenza della magistratura, sono previste dalla Costituzione tunisina e costituiscono la base del nostro partenariato»