Dopo che il 9 maggio l'ex primo ministro del Pakistan Imran Khan è stato arrestato, il paese è precipitato in una crisi che ha partorito un governo di transizione dominato dai militari. L'esercito e in particolar modo i contraddittori servizi segreti hanno sempre costituito l'elemento fondamentale senza il quale nessun governo ha potuto esercitare pienamente il suo mandato. Attualmente il governo militare sta operando una forte stretta repressiva spegnendo le voci di dissenso. Lo prova, l'incarceramento, avvenuto il 20 agosto scorso, dell'importante avvocata per i diritti umani Imaan Mazari- Hazir.

La legale ieri è stata liberata su cauzione ma l'arresto ha sollevato critiche generalizzate. Mazari- Hazir è stata prelevata direttamente dalla sua abitazione alle prime ore del mattino da agenti in borghese, l'accusa per lei è di sedizione. In realtà la colpa dell'avvocata è stata quella di aver criticato fortemente i militari definiti a loro volta come terroristi durante una manifestazione organizzata dal gruppo per i diritti del Pashtun Tahafuz Movement (PTM) a Islamabad.

Mazari- Hazir si è scagliata contro i militari accusandoli di presunti rapimenti. L'esercito ha sempre negato una tale strategia per esprimere il dissenso. Ma l'avvocata, sicura, rivolgendosi alla folla è stata netta: «Venite fermati, come se foste terroristi mentre i veri terroristi sono seduti nel GHQ ( il quartier generale militare del Pakistan ndr.)». A suscitare il maggior clamore sono state le modalità con le quali Mazari- Hazir è stata portata in cella. Pochi istanti prima di essere arrestata infatti la legale ha postato su X Twitter che «persone sconosciute» stavano abbattendo le telecamere di sicurezza della sua casa e che il cancello dell'abitazione era stato fatto saltare. La madre Shireen Mazari, ha affermato che i funzionari della sicurezza hanno ignorato sia i mandati di arresto che le elementari procedure legali. La polizia ha fatto irruzione, saccheggiato la stanza di sua figlia, confiscato il suo telefono e laptop e l'ha portata via con la forza.

L'operazione è scattata dopo che alcune installazioni militari sono state attaccate dalla folla che protestava contro l'arresto dell'ex primo ministro. La stessa Mazari- Hazir ricopriva il ruolo di ministro per i diritti umani nel governo presieduto da Khan. Secondo un analisi abbastanza condivisa, l'establishment militare non è concentrato solo contro il partito Pakistan Tehreek- e- Insaf di Khan. Così vengono presi di mira diversi segmenti della società.

Con la legale infatti è stato arrestato anche Ali Wazir, co-fondatore del gruppo per i diritti PTM ed ex parlamentare. I due, successivamente, si sono dovuti presentare davanti un tribunale antiterrorismo per rispondere delle stesse accuse Murtaza Solangi, ministro federale per l'informazione e la radiodiffusione, ha descritto il discorso della signora Mazari- Hazir come un atto condannabile: «Il Pakistan è uno stato nucleare. Come si può dire che il comandante o il capo dell'esercito, seduto nel quartier generale, è coinvolto nel terrorismo?».

Human Rights Watch, ha etichettato gli arresti come un tentativo di sopprimere il dissenso, sottolineando l'importanza di sostenere la lotta per un giusto processo. Secondo HRW «Le autorità pakistane stanno usando leggi antiterrorismo vaghe e fuori dalla legalità». Il timore e quello di un ritorno a una dittatura militare conclamata. Si pensa che le tattiche utilizzate per sopprimere il dissenso in aree come la provincia del Belucistan e le regioni tribali precedentemente amministrate a livello federale vengano ora applicate a livello centrale, segno che si sta verificando una concentrazione sempre più evidente del potere. Nuove elezioni avrebbero dovuto svolgersi il prossimo autunno ma sono state rinviate a tempo indeterminato, lasciando molti dubbi sul futuro democratico del Pakistan.