PHOTO
CORTE D'APPELLO TOGHE TRIBUNALE AULA
Fin dai tempi dell'antica Roma era in auge la “'toga”, di colore bianco per simboleggiare la purezza della funzione esercitata da chi la indossava. Nel Medioevo il colore della toga si muta in nero, tipico del periodo storico, ove l'oscurantismo e l'inquisizione regnavano sovrani. Chi non ricorderà il dottor Balanzone in toga nera? La tipica maschera che rappresenta (va) in chiave satirica il “giurista”, figura legata alla tradizione della scuola forense dell'antica Università di Bologna. Naturalmente per sdrammatizzare il periodo storico in cui essa si inseriva, appunto il medioevo, il dottor Balanzone veniva raffigurato come simbolo della persona dotta, ma bonaria e saccente, di nero vestito.
Colore, il nero, giunto sino a noi. Ma cosa rappresenta oggi la toga per oltre 240.000 avvocati? E che significato attribuire, oggi, a un indumento antico, nell'era dei social network, dei blog, della Pec negli uffici giudiziari, dell'IA? Non sarà diventato un simbolo oggi anacronistico di cui poter far senza?
Il Covid ha provato a eliminare la toga. E in parte c'è riuscito. Certo, fa sorridere vederci mentre corriamo fra un tribunale e l'altro, perennemente in ritardo sugli orari delle udienze, con la toga sotto il braccio scivolare da ogni parte, lambire pozzanghere, farci inciampare, rimanere chiusa nelle serrature dell'auto o impigliarsi nelle ruote dello scooter.
Come dicevo, la toga è sempre stata un indumento maschile, tipico dell'antica Roma, indossato dalla nobiltà, dalle cariche pubbliche e dai politici, qualità soggettive che spesso coincidevano e la cui differenziazione era visiva, in quanto diversamente orlata, rosso, oro. Si pensi alle molteplici ' toghe' esistenti all'epoca romana: la toga virilis, indossata dai giovani alla maggiore età, la toga purpurea, indossata dal solo Imperatore, e la toga praetexta, abito di uso comune fra gli uomini nelle classi di censo elevato. Le donne non avevano toghe, semmai vesti.
Nel Medioevo, invece, la toga costituiva l'indumento caratteristico della magistratura e di determinate professioni ( i c. d. ' parrucconi'...), fra cui naturalmente quella forense, assumendo l'odierno colore nero, quasi a dimostrare la solennità della funzione ricoperta da chi l'indossava, inquisitoria, in contrasto con la purezza che voleva simboleggiare nell'antica Roma.
Non solo il colore si modificò nel corso dei secoli, ma anche il modello: molto semplici in epoca romana, molto più elaborati e accessoriati nel corso dei secoli: da semplice sopraveste annodata su una spalla, ad abito vero e proprio, con maniche, abbellimenti, cordoni dorati o argentati o rossi, parrucche e colletti, poiché oltre al colore, si erano venuti sostituendo gli accessori, quale segno tangibile e visivo del grado soggettivo. Ciò che non si era mai modificato era la “specie” che la indossava: la toga, singolare femminile, veniva utilizzata solo dagli uomini, plurale maschile. Ma anche questo trend ha subito mutazioni, tanto che ora la toga veste intere generazioni di donne, sia del foro che della curia.
E difatti, dopo il rapido tuffo compiuto nel passato, giungiamo ai giorni nostri. La toga è usata da...” tutti”, donne e uomini, ma “solo” in pochi ambienti: nel mondo “legale” ( magistrati, avvocati e cancellieri) e nel mondo accademico. Giuristi e professori, gli unici ad avere l'esclusiva della solennità.
La descrizione della toga ci viene dettagliata da un regio decreto del 1927 ( il n. 3, all'art. 104), nel cui testo si apprendono i particolari, i colori, i casi di utilizzo e pure le sanzioni. Sì, anche le sanzioni. Dal testo dell'art. 104, infatti, si apprende che “si procede in via disciplinare contro coloro che contravvengono alla (...) disposizione”, in materia di obbligatorietà di legge di indossare la toga ove sia richiesto. Peccato. A me sarebbe molto piaciuta con i cordoni azzurro cielo, si sarebbe intonata alla perfezione col colore degli occhi. Mi consolo, poiché in ogni caso il nero sta bene col colore dei capelli, slancia e va sempre di moda.
A parte la femminilità con cui poche donne, purtroppo, decidono di esercitare una professione tipicamente e storicamente maschile la sensazione è che molti colleghi/ e (soprattutto giovani colleghi/ e), non conoscano l'esistenza di un precetto vincolante e sanzionante su questo capo d'abbigliamento. E allora? Che facciamo? Ci pieghiamo alla toga solo perché è un obbligo di legge, pure sanzionato?
No. Facciamolo per scelta, consapevole, e non delle sanzioni! Pretendiamo che la toga torni a essere utilizzata sempre in tribunale. È finita l'emergenza epidemiologica. Vista la “crisi di valori” che la nostra società sta attraversando, visti gli attacchi concentrici che gli avvocati stanno subendo alla loro professione e a loro stessi, riscopriamo “l'orgoglio di vestire la toga”, come nell'antica Roma, non l'“obbligo di vestire la toga” come nel Medioevo; riscopriamo la “liturgia di vestirla” e non la “spavalderia di possederla”.
Mi piace l'invocazione di quel grande giurista che è stato Pietro Calamandrei, che dobbiamo fare nostra, tutti insieme: “... e che tutti vedano nella toga il simbolo di questa speranza”.
Da qui la consapevolezza di godere di un grande “onore e privilegio” a cui corrispondono altrettante grandi responsabilità professionali, morali ed intellettuali. La toga deve essere il nostro “nuovo abito mentale”, prima ancora che un capo d'abbigliamento, fashion o no. Almeno finché non ci obbligheranno a mettere anche il parruccone.