L’intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente il settore legale (e non solo), semplificando la redazione di documenti e la gestione dei casi. Tuttavia, questa rivoluzione tecnologica porta con sé rischi significativi, che sollevano preoccupazioni tra i professionisti del settore. Molti avvocati temono che l’adozione massiccia dell’IA possa abbassare gli standard professionali e aprire la strada a potenziali abusi. La storia che segue è un esempio emblematico di come queste paure possano materializzarsi, mostrando come l’IA possa essere usata in modo improprio per frodi e inganni.

Nathan Chambers, un abitante della South Carolina, è al centro di una controversia legale dopo aver impersonato un avvocato e utilizzato l’intelligenza artificiale per redigere documenti legali. Operando sotto il nome del padre, un vero avvocato, Chambers ha rappresentato clienti reali in vari tribunali. La sua truffa è stata svelata dal giudice Danny Singleton, che ha individuato formulazioni sospette nei documenti presentati, indicative dell’uso di strumenti di intelligenza artificiale.

Durante un’udienza per oltraggio alla corte, Chambers ha evitato di rispondere direttamente alle accuse riguardanti l’uso dell'IA, limitandosi a scusarsi: «Non ho mai voluto causare problemi al tribunale. Ho visto mio padre e mia sorella praticare la legge per tutta la vita mentre la mia andava a rotoli, e ho un po’ perso la testa».

Lo studio legale Truluck Thomason, dove lavorava il padre di Chambers, ha immediatamente preso le distanze da entrambi, sospettando un possibile coinvolgimento del genitore nella frode. Devon Puriefoy, socio dello studio, ha dichiarato che Chambers aveva tentato di accedere al laptop del padre per utilizzare Lexis+ AI, un assistente legale basato sull’intelligenza artificiale sviluppato da LexisNexis. Tuttavia, secondo Puriefoy, il tentativo sarebbe fallito: «Abbiamo confermato con il nostro rappresentante Lexis che non ha utilizzato il nostro account».

Il giudice Singleton ha espresso una forte disapprovazione per le azioni di Chambers, definendole «disoneste nei confronti degli avvocati che hanno dedicato tempo a studiare legge, superare l'esame di abilitazione e lavorare onestamente».