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Sigfrido Ranucci, direttore di Report
I diritti umani, quelli riconosciuti a qualsiasi appartenente al genere umano nell’occidente civilizzato, parafrasando Calamandrei, sono come l’aria: ti accorgi che esistono quando vengono a mancare. E quando si avverte un opprimente senso di asfissia, riguardando la registrazione dell’ultima puntata di Report ed osservando Sigfrido Ranucci, i suoi inviati, lo stuolo di comparse intervistate, tutti assistenti al parto mostruoso del pensiero paranoide, si comprende che le conquiste della civiltà non sono mai definitive. Il Direttore del circo Report si fa beffe dei diritti elementari dei reclusi, che sono gli ultimi perché hanno i loro corpi in ostaggio di un sistema di afflizione che per non trasformarsi in tortura deve rispettare limiti, quelli che Ranucci aspirerebbero a cancellare. Nello spettacolo allestito stanno insieme diverse specie pericolose, tutte rinchiuse nello stesso recinto per il divertimento delle tricoteuses da divano che seguono col fiato sospeso le evoluzioni dei circensi.
Ci sono, immancabili, gli avvocati di imputati o condannati per mafia, che il Direttore del circo presenta come personaggi loschi con congenite tendenze devianti, immersi fino al collo negli interessi criminali dei loro clienti imprigionati. Ma ci sono, è questa la novità, anche altre figure che partecipano a vario titolo a tenere viva la luce della speranza del prigioniero, garantendo percorsi di crescita ovvero opportunità di riscatto: i docenti universitari che svolgono attività didattiche in carcere, le cooperative sociali che offrono opportunità di lavoro ai detenuti. C’è da scommettere che altre categorie di frequentatori delle prigioni potranno finire nel recinto delle bestie da fustigare. Suggeriamo per le prossime puntate quelli tra i cappellani che ancora non hanno rinunciato al ministero pastorale e tra i sanitari quelli che ancora non hanno rinunciato al giuramento di Ippocrate…
Ciò nonostante noi siamo incorreggibili ottimisti e, anche dal recinto in cui vorrebbero rinchiuderci, pensiamo in positivo. E allora immaginiamo che nonostante l’aria ammorbata dai miasmi dell’autoritarismo paranoide propagandato da Report, e grazie al Dio dei derelitti, ancora resista quel quadro di Principi vilipesi da Ranucci.
Il rispetto della dignità dell’uomo prigioniero, il diritto elementare di difendersi, il diritto di coltivare in carcere un’opportunità di riscatto, sono scolpiti nella nostra Costituzione e danno lezioni, che non disperiamo, possano essere comprese anche da Ranucci. Ma il punto è, e qui interviene una nota di pessimismo, la larga diffusione anche tra gli uomini delle istituzioni della cultura del supplizio da tricoteuses da divano, che il circo Report alimenta e che è anche chiave del suo successo. Cerchiamo di consolarci pensando invero che lo spazio nella TV di Stato allo spettacolo del circo sia giustificato da logiche commerciali. Il vile denaro, quello sa mettere d’accordo tutti.
È bene infine ricordare che nella cornice dei diritti costituzionali rientra anche quello alla libera espressione del pensiero che garantisce a Ranucci di propagandare teorie paranoidi e ad eleggere a bersaglio intere categorie professionali; ma che al tempo stesso garantisce a noi di poter criticare l’esecrabile e diffamatoria opera di disinformazione di Report.