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La sessione ulteriore del XXXV Congresso nazionale forense si è aperta nel segno dei diritti umani con il videomessaggio di Nasrin Sotoudeh, l’avvocata iraniana incarcerata ad ottobre dopo aver partecipato al funerale della sedicenne Armita Garavand, pestata a morte dalla polizia morale perché non indossava il velo. Ora Sotoudeh è agli arresti domiciliari e ha voluto omaggiare l’avvocatura italiana con un messaggio di saluto. Dal canto suo il presidente del Cnf, Francesco Greco, ha annunciato che le farà pervenire una toga come simbolo dell’amicizia dei colleghi italiani.
A fare gli onori casa nella giornata inaugurale del Congresso il presidente del Coa di Roma, Paolo Nesta, che ha sottolineato il “momento storico” che sta affrontando la giustizia con le recenti riforme e le ricadute sui cittadini. In platea, tra i duemila congressisti e delegati, anche Maria Masi (prima donna a guidare il Cnf) e il professor Guido Alpa, anch’egli negli anni scorsi presidente dell’avvocatura istituzionale.
È partito da una analisi dei numeri Francesco Greco. «Il Congresso – ha detto il presidente del Consiglio nazionale forense - è per l’avvocatura un appuntamento molto importante considerata la fase storica che stiamo attraversando: 240mila avvocati che devono confrontarsi con una società che evolve velocemente, mutando anche quelli che, da sempre, costituiscono i capisaldi della professione. L’idea è valorizzare e rafforzare ruolo e funzione dell’avvocatura, istituendo, all’indomani del Congresso nazionale, un tavolo unitario dell’avvocatura per sviluppare i temi oggetto delle mozioni approvate, da tradurre in una proposta organica di riforma, da presentare a Governo e Parlamento, della nostra legge professionale che dia risposte puntuali agli avvocati e agli aspiranti tali e che riguardi tutti gli ambiti di attività dei prossimi decenni».
Studi giuridici nelle facoltà di giurisprudenza e accesso alla professione sono due temi che ricorrono in continuazione nei ragionamenti di Greco. «La fotografia della professione - ha commentato - con i dati di Cassa Forense e Censis, mostra una flessione marcata anche nelle iscrizioni alla facoltà di giurisprudenza e di conseguenza all’esame di abilitazione professionale. Sono meno di 10mila i candidati che il 12 dicembre hanno affrontato la prova scritta della sessione di esami 2023 per l’accesso alla professione di avvocato, a fronte dei circa 15mila dello scorso anno e dei circa 26 mila aspiranti avvocati del 2021. Un crollo, in appena due anni, del 60%. Il 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, pubblicato qualche giorno fa, illustra una diminuzione delle iscrizioni al gruppo delle facoltà giuridiche: a partire dall'anno accademico 2000-2001 il numero degli iscritti cala drasticamente di oltre 120 mila unità. Un delta percentuale che, al di là dei numeri, indica una disaffezione crescente dei giovani verso le professioni giuridiche di avvocato, magistrato e notaio, un segnale che non possiamo e non vogliamo ignorare e che pone tra le priorità una seria e profonda riforma dell’accesso alla professione. Il rischio è formare nuove generazioni e una società in cui le discipline umanistiche e giuridiche cedono il passo alla tecnocrazia che avrebbe più peso delle libertà e dei diritti fondamentali».
Il presidente del Cnf ha riflettuto anche sulle recenti riforme. «La crisi dell’avvocatura – ha aggiunto - nasce dalla crisi della giustizia che trova il suo punto nodale nel fatto che non funziona perché non c’è un numero adeguato di giudici negli uffici giudiziari. La legge delega per la riforma dell'ordinamento giudiziario prevedeva una stretta sui magistrati fuori ruolo, ma sembrerebbe che il numero dei magistrati fuori ruolo sarà ridotto di sole 20 unità, da 200 a 180, senza considerare i tanti altri magistrati esonerati dall’attività giudiziaria e che non rientrano nel numero dei fuori ruolo. Chiaramente non è questa la direzione giusta per risolvere i problemi della giustizia. E poi c’è il tema dell’intreccio tra politica e correnti che indebolisce la magistratura. Il Csm, per incidere effettivamente sull’organizzazione giudiziaria, deve essere liberato dalle influenze della politica, occorre una riforma che non consenta più alle correnti e quindi ai partiti politici di governare il Consiglio. Sia il Presidente della Repubblica e non più il Parlamento a nominare i componenti non togati del Csm scelti tra avvocati insigni, professori universitari, giuristi».
Il futuro non deve creare inquietudine, secondo Mario Scialla, coordinatore di Ocf. «Ai giovani che soffrono questi momenti – ha affermato - chiedo di resistere nell’interesse della professione. Ci saranno ancora dei sacrifici da fare, ma la salita terminerà presto. L’Intelligenza Artificiale non è più un’ipotesi, ma è già realtà. Non è un fenomeno che controlliamo noi e dobbiamo dunque essere attrezzati. Tutti i congressi che abbiamo tenuto fino a oggi sono stati un laboratorio straordinario di idee su questo campo. L’approccio deve essere senza pregiudizi. Noi abbiamo alle spalle i diritti dei cittadini. Per questo non dobbiamo essere precipitosi. Se rivoluzione deve essere, che sia una rivoluzione veramente democratica».
Organizzazione, sinergie, percorsi professionali qualificanti sono, a detta di Valter Militi, presidente di Cassa Forense, alcune delle parole chiave per declinare una figura di avvocato al passo dei tempi. «Il percorso – ha evidenziato - parte dalla nostra capacità di riscrivere l’ordinamento professionale, tema centrale del Congresso: nuove regole da condividere per rilanciare, con determinazione, il fondamentale ruolo dell’avvocato nella società. Alla nostra Cassa spetta il compito di contribuire al dibattito e sostenere, con politiche attive, i colleghi, in particolare nelle situazioni di fragilità, sì da favorirne la crescita. La costruzione di un nuovo modello di avvocatura, accompagnato da un adeguato welfare, è l’obiettivo congressuale che vorremmo raggiungere».
Il presidente del Coa di Roma, Paolo Nesta, ha invitato a valorizzare al massimo le giornate congressuali: «Vogliamo e dobbiamo rendere l’avvocatura nuovamente protagonista sulla scena politica, sociale e vorrei dire anche culturale di questo Paese, perché tutelare e rappresentare i diritti dei cittadini non può essere considerato solo un vezzo da cultori della materia questo può e deve essere il vero obiettivo del Congresso ulteriore dell’avvocatura italiana, un risultato che possiamo raggiungere innanzitutto scrivendo tutti insieme, come recita il titolo stesso dell’evento, il nuovo ordinamento della nostra professione in questo tempo di cambiamenti globali».