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Illustrissimo ministro Avvocato Alfonso Bonafede, l'Associazione Italiana Praticanti Avvocati (in seguito, per brevità, AIPAVV), rappresentata dai sottoscritti firmatari, preso altresì atto del mancato riscontro alle missive trasmesse in data 10 aprile, 16 aprile e 24 aprile 2020, Le significa quanto appresso. Con determinazione del 3 maggio u.s., l'Onorevole Manfredi - in qualità di ministro dell'Università e della Ricerca - ha statuito come ai fini dell'abilitazione all'esercizio di specifiche professioni sia sufficiente sostenere - in ottemperanza al disposto dell'art. 33, comma 5° Cost., - solamente una prova orale, secondo la modalità, comune 11te ribattezzata , “a distanza”. Come osservato dal ministro, non è revocabile in dubbio che il predetto provvedimento sia i l frutto "di una leale e imprescindibile sinergia tra fondazione superiore e mondo delle professioni" che si realizza in un contesto straordinario connotato da intensi toni di drammaticità. Il ministro, a fronte di tanto, ha inoltre ringraziato tulle le rappresentanze istituzionali "per la proficua collaborazione nell'interesse dei giovani". Alla luce della succitata decisione, per le professioni di dottore agronomo e dottore forestale, agrotecnico, architetto, assistente sociale, attuario, biologo, chimico, geologo, geometra, ingegnere, perito agrario, perito industriale, psicologo, odontoiatra, farmacista, veterinario, tecnologo alimentare, dottore commercialista, esperto contabile e revisore legale, in ordine alla prima sessione d'esame fissata nell'anno 2020 ed al fine del conseguimento del relativo titolo di abilitazione, sarà pertanto indispensabile affrontare unicamente una prova orale secondo la modalità sopra menzionata. Ebbene, ministro Bonafede, è con estremo rammarico misto a frustrazione, che AIPAVV fa notare come la categoria dei c.d. praticanti avvocati - di cui Lei stesso ha fatto parte - sia stata dimenticata, nonostante gli aspiranti avvocati siano generalmente soggetti "giovani " e, contemporaneamente, svolgano una professione di pari dignità rispetto a quelle testé richiamate, facendo dunque parte del più generale "mondo delle professioni ". Sì, ministro Bonafede, proprio quel mondo che, a dire del Suo collega Onorevole Manfredi, ha operato in sinergia con la "formazione superiore" nell'interesse dei giovani. Ad avviso di chi scrive non vi è quindi alcun plausibile motivo che possa legittimamente giustificare un evento di codesta portata. Per motivare l'abolizione dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di medico-chirurgo, sebbene fosse palese il contrasto con il dettato normativo di cui all’art. 33,comma 5°, Cost., si è deciso di chiamare in causa l 'emergenza sanitaria.Una simil disposizione, pur prestando il fianco a diverse contestazioni sul piano giuridico, è apparsa, quantomeno nelle sue radici etiche e teleologiche, apprezzabile. Per converso, AIPAVV, al pari di qualunque persona dotata di capacità critica, non comprende quale sia la ragione che induce l'attuale Esecutivo a non parificare - circa le modalità di svolgimento dell'esame di Stato - la professione forense a tutte quelle interessate dal provvedimento dell'Onorevole Manfredi, preferendo invece optare per una "correzione da remoto" di elaborati scritti, creando, a buon diritto, forti perplessità sul valore della trasparenza di un esame pubblico. I riflessi negativi non si esauriscono tuttavia nella mera modalità di esame. La disparità di trattamento prodotta da questa iniqua modalità di agire del Governo si manifesterà altresì, in modo evidente, nelle tempistiche di accesso alla professione: da un lato avremo giovani professionisti che beneficeranno di un procedimento snello per l'inserimento nel mondo del lavoro mentre, da un differente punto di osservazione, si ammireranno, al contrario, i praticanti avvocati (alcuni di loro devono ancora svolgere la prova orale relativa all'esame dell'anno 2018) che, nella migliore delle ipotesi, dovranno sopportare un'attesa di almeno un anno. Mutatis mutandis, è come se il Coronavirus designasse soggetti di "Serie A" e soggetti di"Serie B''. A scanso di equivoci si aggiunga che, a differenza dei concorsi pubblici in Magistratura e Notariato, per i praticanti avvocati si tratta di una semplice abilitazione professionale che non garantisce un reddito né un bacino di clientela. Questo atteggiamento ostile nei confronti della "categoria" - che tale non è visto il trattamento riservatole - è privo di fondatezza e anzi, secondo la scrivente, configura una lesione del principio di uguaglianza sostanziale come garantito dalla nostra tanto amata quanto disattesa Costituzione. Da ultimo, corre l'obbligo di rammentare che di recente abbiamo celebrato la Festa dei Lavoratori. Ecco, forse, è giunto il momento di chiedersi se tutti godiamo, in concreto, del diritto ad un lavoro dignitoso. Con ossequio Anan Xhepa - Presidente AIPAvv Federica Torta - Segretaria Nazionale AIPAvv Riccardo Prisciano - Vice-Presidente AIPAvv Stefano Bellodi - Rappresentante AIPAvv - sez.Milano