Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Trapani conferma lo stato di agitazione già proclamato nell’aprile 2024. La protesta prosegue perché la voce dell’avvocatura non è stata fino ad oggi ascoltata. Il motivo si riferisce alla mancanza di magistrati sia nel Tribunale che nella procura.

I dati evidenziati dal Coa trapanese, contenuti in una delibera inviata anche al presidente della Repubblica, al ministro della Giustizia e al Csm, parlano chiaro. Nel Tribunale di Trapani si registra una scopertura del 24%, dovuta a due carenze in organico e a tre applicazioni di giudici ad altri uffici. A breve, inoltre, verranno trasferiti ben cinque magistrati con un solo nuovo ingresso. E ancora: per «l’ordinaria progressione in carriera, due posti di presidente di sezione rimarranno vacanti».

È definita “gravissima” la carenza di organico negli uffici della procura della Repubblica. In questo caso manca il 65% delle unità. «Una scopertura – afferma Salvatore Longo, presidente del Coa di Trapani - che non verrà supplita dagli imminenti arrivi di altri magistrati, in quanto nel giro di due mesi andranno via altri due pubblici ministeri. Un depauperamento di risorse umane che non può essere tollerato».

L’avvocatura trapanese pretende maggiore attenzione. «Il Tribunale di Trapani – aggiunge il presidente Longo -, che peraltro annovera una storia tragica in tema di contrasto alla criminalità mafiosa e non solo, ha sempre rappresentato un presidio di legalità in un territorio assai difficile ed economicamente depresso. A nulla sono valse le nostre precedenti sollecitazioni rivolte al ministero della Giustizia e al Consiglio superiore della magistratura. Nonostante la particolarità e molteplicità delle funzioni che vengono svolte presso il Tribunale, specie nel settore penale, continuano ad essere autorizzate applicazioni di magistrati ad altri uffici giudiziari».

Capitolo a parte è quello riguardante la giustizia tributaria. Pure in questo caso il Coa lancia un allarme. «La giustizia tributaria – spiega Salvatore Longo -, fondamentale punto di riferimento per la tutela dei cittadini e dei contribuenti nei confronti del fisco, rischia di scomparire da Trapani per via del progetto di accorpamento della Corte territoriale di prime cure a quella di Palermo e per via dell’ulteriore programma di istituire un’unica Corte di secondo grado a Catania per tutta la Sicilia. Il ministero delle Finanze, sotto il cui dicastero ricadono gli organi di giustizia tributaria, non può non tenere conto delle necessità della cittadinanza di tutta della provincia di Trapani e dell’avvocatura locale».

Secondo il Coa di Trapani, come si legge nella delibera di qualche giorno fa, «il mantenimento della Corte territoriale è un baluardo ineludibile di tutela dei diritti del cittadino, che non può tornare ad essere suddito, ma che deve mantenere le medesime prerogative sulle quali oggi può contare grazie alla prossimità territoriale delle corti tributarie».

Gli interventi paventati preoccupano gli avvocati. «L’eventuale radicamento delle competenze di giustizia tributaria su Palermo e Catania – aggiunge Longo - vale quasi a denegare giustizia, specie per i contribuenti già fiaccati da debiti erariali ingenti, i quali non possono certamente affrontare ulteriori spese per consentirsi la difesa tecnica fuori sede».

L’Ordine degli avvocati di Trapani è intenzionato ad andare fino in fondo, sperando che a breve la situazione possa migliorare. «Ci riserviamo – conclude il presidente del Coa - di proclamare l’astensione dalle udienze civili, penali e tributarie nel caso in cui non venga adottato, da parte delle autorità preposte, alcun concreto provvedimento volto ad assicurare alla giustizia trapanese adeguate risorse umane e materiali».